Tyler, The Creator al Forum: un folletto del caos in cerca di sé

Tyler, The Creator è sempre stato in viaggio. Dagli inizi furiosi con gli Odd Future, in cui vestiva i panni di un agente del caos, un “Goblin”, come il titolo del suo primo album solista del 2011, terribile e disturbante, l’artista californiano non ha mai smesso di scavare dentro sé, come dimostra anche il suo ultimo album “Chromakopia”, uscito nel 2024, in cui il disordine che si porta dietro si è trasformato ancora una volta in un mix di rap alternativo con influenze soul, jazz, r&b e noise rock.
Un crooner naif


Il suo concerto-evento in programma al Forum di Assago, aperto da Paris Texas e Lil Yachty, che mette ancora una volta l’Italia sulla mappa dei live hip hop più importanti al mondo, è la fotografia della sua trasformazione: oggi Tyler è un crooner naif, che alla fisicità rabbiosa degli esordi preferisce un movimento fluido ed elegante quasi alla Michael Jackson, a volte ancora improvvisamente rotto e disturbato, ma sempre calibrato, mai fuori luogo. Al Forum propone un live sontuoso e scenograficamente grandioso, tra container, ponti rialzati, fari, lingue di fuoco e palchi secondari più intimi, confermandosi un performer eccezionale che, però, non ha vere hit generazionali conosciute oltre la cerchia del suo fedelissimo pubblico.
Le maschere
Attraverso diversi alter-ego e travestimenti, da oltre quindici anni, Tyler si guarda allo specchio: la prima maschera indossata è l’ultima in ordine di tempo, è quella reale di “Chromakopia”, presente anche nella cover del concept album, con cui l’artista, vestito con un'uniforme e con un taglio tipico africano, affronta il tema della crescita. La grande scritta “Chromakopia”, avvolta da luci verdi, si apre: Tyler spunta sul palco, è sopra dei cassoni da area portuale. Si muove in modo sinuoso, sembra fatto di acqua, in cortocircuito con la rigidità del vestito militare. C’è solo lui sotto i riflettori. Nessun dj, nessuna band. È magnetico. Ogni movimento taglia l’aria. È questa teatralità il vero punto di forza del live, oltre a un lato interpretativo ed energetico straripante.
La scena di “Drive”


In “Rah Tah Tah”, “modestamente”, si dichiara il secondo miglior rapper di Los Angeles dopo Kendrick Lamar, nella distorta e tribale “Noid” esplora paranoie e ansie, “In Darling, I”, parla di ambizioni. Con la calda e ammaccata “Sticky”, proposta da una passerella rialzata sopra il parterre e capace di accendere balli scomposti e poghi, con un linguaggio volutamente di strada, Tyler stila un manuale per fare quello che si vuole. È così: può passare da frasi furiose e volgari a tuffi profondissimi e commoventi dentro i sentimenti. E viceversa. È un artista da barre sputate e ganci melodici. Le sue canzoni, di cui rivendica di aver scritto i testi e curato le produzioni, sono pianeti in costante collisione. Questo folletto di Los Angeles è come la mitica scena dell’ascensore in “Drive” di Refn: in pochi minuti Ryan Gosling passa con naturalezza dal baciare con passione Carey Mulligan al massacrare con violenza dei tirapiedi. Non tutto quello che ha realizzato è a fuoco e davvero originale, ma gli va riconosciuto, con il suo rap contaminato e bastardo, il merito di aver trasformato la sua carriera in un’opera d’arte pensata per esprimersi, per sgattaiolare sempre, anche furbescamente e con tattica, perché no, in direzioni diverse da quelle immaginate dal pubblico e dal mercato. Inoltre è un’icona di stile, avendo influenzato anche il settore della moda, e di libertà, perché percepito come un nome sì mainstream, ma indipendente nelle scelte.
Il giradischi
Il set dedicato a “Igor” del 2019, album capolavoro con cui Tyler vinse un Grammy, è uno dei momenti più luminosi del live. Con questo disco, dopo essere stato accusato per anni di omofobia per i suoi testi provocatori, lasciò tutti senza parole: l’intero album, infatti, mette al centro una storia d’amore omosessuale, sofferta e con un finale da film pulp, tra pistole e vendette. A questo punto dello show l’artista si libera di tutto, si mostra per quello che è, vestito semplicemente. Si trova al centro di un palco b, un salotto in cui c’è un giradischi che usa, con un bell’effetto scenico, per lanciare le varie tracce. Tra queste la ballatona pop "Earfquake", che viene cantata a squarciagola dai fan. C’è anche un momento di tensione a causa di un ragazzo che utilizza lo spray al peperoncino: è lo stesso Tyler, prima che venga allontanato, che stoppa tutto e gli chiede: “Ma che cazzo stai facendo?”. Si riparte: i suoi mondi sonori sono sempre irrequieti, in costante incontro-scontro tra loro. “Lumberjack” e “I thought you wanted to dance”, che spuntano fuori da “Call Me If You Get Lost” del 2021, testimoniano ancora una volta il passaggio, quasi con un testa-coda improvviso, da rappate serrate a suoni caldi e in questo caso reggae.
La strada di casa
Dopo un altro momento spettacolare sulla passerella sospesa, il concerto riporta Tyler sul main stage dove scorre un’ulteriore parte dedicata a “Chromakopia” e non solo. "See You Again", tratta da “Flower Boy” del 2017, è una delle sue tracce più famose e descrive un amore onirico, una metà del cuore inafferrabile. Dopo la folgorante “New Magic Wand” e "Balloon", che nella versione studio vede la collaborazione della stella Doechii, il concerto si chiude con “I hope you find your way home”. Tyler si interroga se riusciremo mai a trovare la strada di casa, per poi sparire come un fantasma. E continuare a viaggiare, cercando faticosamente tra le pieghe di quel caos, dentro e fuori di sé, qualche cosa che gli assomigli per davvero.
Scaletta:
St. Chroma
Rah Tah Tah
Noid
Darling, I
I Killed You
Judge Judy
Sticky
Take Your Mask Off
Tomorrow
IGOR'S THEME
EARFQUAKE
A BOY IS A GUN*
THANK YOU
I THINK
Yonkers
Tron Cat
She
Tamale
Rusty
IFHY
LUMBERJACK
I THOUGHT YOU WANTED TO DANCE
DOGTOOTH
SORRY NOT SORRY
Who Dat Boy
WUSYANAME
Thought I Was Dead
Like Him
See You Again
NEW MAGIC WAND
Balloon
I Hope You Find Your Way Home