La maxi storia di come la vita di Will Smith sia cambiata

L’ultima volta che Will Smith ha pubblicato un album, era il 2005, in testa alle classifiche c’erano Mariah Carey con “We belong together”, Gwen Stefani con “Hollaback girl”, Kelly Clarkson con “Since u been gone” e i Green Day con “Boulevard of broken dreams”. Negli Stati Uniti 50 Cent era all’apice del successo, Kanye West con “The college dropout” aveva da poco piazzato il primo tassello della sua triste parabola artistica e umana, Rihanna non aveva ancora pubblicato il suo album d’esordio “Music of the sun”. Taylor Swift avrebbe esordito l’anno successivo con l’eponimo disco di debutto e quella Doechii di cui sui social balla sulle note di “Anxiety” aveva solo sette anni. Spotify, invece, era solo una geniale idea che frullava a Stoccolma nella mente di Daniel Ek. “Lost and found”, il suo quarto - ed ultimo, prima di una lunga pausa - album, permise all’ex Principe di Bel-Air di vendere solo negli Stati Uniti mezzo milione di copie, quando i dischi si vendevano ancora: e pensare che all’epoca l’album non fu neanche un successo così eclatante, considerando che negli Usa si fermò alla sesta posizione della Billboard 200 e nel Regno Unito non riuscì a spingersi oltre la quindicesima. Un altro segnale di quanto il mondo sia cambiato, mentre il 56enne attore si prepara a spiazzare tutti tornando a sfoggiare le sue radici rap. “Based on a true story” uscirà domani. Lo dice il titolo stesso: è un album dalla forte impronta autobiografica. Dopo lo schiaffo a Chris Rock sul palco dei Premi Oscar di tre anni fa, la separazione dalla moglie Jada Pinkett e vari inciampi che hanno ammaccato la sua carriera cinematografica e la sua reputazione, Smith ha riscoperto nella musica uno sbocco creativo che aveva a lungo trascurato.
La redenzione dopo lo schiaffo
«Ho impiegato gli ultimi due anni a fare un’immersione profonda dentro di me e per farmi delle domande interiori», dice lui, che come rapper tra gli Anni ’90 e i primi Anni Duemila si guadagnò anche una certa credibilità, conquistando otto nomination ai Grammy Awards - gli “Oscar della musica” - e vincendone quattro, due condivisi con DJ Jazzy Jeff e due da solista con “Men in black” e “Gettin’ Jiggy wit it”. E proprio sul palco dei Grammy Awards, lo scorso febbraio, Will Smith è riapparso: è stata la sua prima apparizione pubblica dopo l’incidente agli Oscar con Chris Rock. Ad anticipare l’album ci ha pensato il singolo “Beautiful scars”, in duetto con Big Sean, accompagnato da un video ispirato a “Matrix”, con Smith nei panni di Neo e Big Sean in quelli di Morpheus. Quella con Big Sean non è l’unica collaborazione presente nel disco: tra gli ospiti ci sono l’amico di sempre Dj Jazzy Jeff (con il quale componeva negli Anni ’90 il duo DJ Jazzy Jeff & the Fresh Prince - è una reunion, dopo trent’anni), Teyana Taylor e pure il figlio Jaden, anche lui rapper (recuperate l’album d’esordio del 2017, “Syre”: non era affatto male). C’è pure il Sunday Service Choir che accompagna Kanye West nelle sue bizzarre messe cantate: compare in “You can make it”, un self-empowerment che invita ad affrontare con coraggio e determinazione le grandi sfide.
Il coro gospel e la religione
La presenza del coro gospel non è casuale. In questi anni, racconta, Smith si è avvicinato molto a Dio, sviluppando una fede tutta sua: «C’è una certa forza psicologica ed emotiva che coltivi, appoggiandoti alle difficoltà senza cercare di scappare. Si tratta essenzialmente di imparare ad accettare e celebrare le mie sfide, riconoscendo che le mie sfide, i miei ostacoli e le mie difficoltà sono in realtà un curriculum divino». Aggiunge: «Questo disco è davvero il risultato di quell’autoanalisi. Ogni canzone parla di una parte di me che ho scoperto o che volevo esplorare, qualcosa che volevo condividere. È l’offerta musicale più completa che abbia mai creato», spiega. Ispiratisssimo, fa sapere di aver abbastanza materiale per altri due album dopo “Based on a true story”. I tre progetti comporranno una trilogia che ha provvisoriamente intitolato “Rave in the wasteland”. La maxi storia di come la sua vita sia cambiata, ancora una volta.
Da 1.100 a 2.500 euro per i biglietti dello show in Italia
Ci sarà un tour (cit.). Partirà il 25 giugno dal festival Mawazine, in Marocco, e passerà anche in Italia. La data da cerchiare in rosso sul calendario è quella del 25 luglio, giorno in cui Will Smith si esibirà al Big Art Festival di Massa. Una scelta non casuale: lo show sarà ospitato da Villa Alpebella, residenza privata di Andrea Bocelli, suo grande amico (Smith era stato ospite, la scorsa estate, dei concerti del tenore al Teatro del Silenzio di Lajatico, per festeggiare i trent’anni di carriera di quest’ultimo). L’appuntamento, però, ha già suscitato polemiche. Colpa dei biglietti, in vendita a prezzi esclusivi e tutt’altro che popolari: i più economici costano “appena” 1.100 euro, quelli più costosi 2.500. I biglietti includono l’accesso al programma del gala, una cena con menu dedicato e «bevande premium» servite al tavolo.