Soul Asylum: l’anima sferragliante dell’alternative rock

I Soul Asylum mancavano dall’Italia da tanto tempo, addirittura dal 1994 (quando si erano esibiti al Rolling Stone di Milano …, storico locale cittadino che ora non c’è più!!!). È dunque un piacere ritrovarli nel nostro paese e risentire la loro musica la cui produzione, tra cambi di formazione, lutti, pause del gruppo e rivoluzioni artistiche/discografiche/commerciali, è continuata, mantenendo il proprio stile e la propria forza sonora.
Certo a livello commerciale e di visibilità i fasti del passato sono lontani ma resta la musica fatta nel tempo a testimoniare l’integrità della band, la loro storia e la bontà della loro musica.Quella di Milano è l’unica tappa in Italia ma è anche l’ultima del tour europeo che ha visto il quartetto impegnato dal 25 gennaio nel Vecchio Continente. L’occasione era quella per presentare l’ultimo disco “Slowly but Shirley”, pubblicato il 27 settembre 2024.
Il concerto è diretto
Sotto la guida del fondatore (nel 1981) e unico elemento originario David Pirner (voce, chitarra), la band ha messo in scena un concerto essenziale quanto viscerale, con una scaletta che ha presentato il presente ma ha anche inevitabilmente guardato al passato, ripercorrendo i tanti anni di carriera e riportando per una sera le lancette del tempo indietro per arrivare sino alla fine degli anni ’80, immergendosi soprattutto nel mondo musicale dei ’90. Una realtà artistica che oggi fatica ma che ha segnato la storia del rock.
Ma oltre che nel tempo i Soul Asylum portano in giro gli spettatori anche nello stile. Le 21 canzoni in scaletta non sono infatti stilisticamente monolitiche ma spaziano tra generi diversi, dal più tradizionale rock al grunge, per toccare il noise e arrivare anche fino a momenti di country rock. Il collante di tutto è la passione, l’energia, la potenza esecutiva e il suono/volume delle chitarre.
Successi e novità
L’inizio del concerto è affidato al nuovo album, per poi andare subito a ritroso nel tempo toccando il successo “Misery” del 1995 e tornare all’oggi con “Trial By Fire” e poco dopo con la sassata di ”Freeloder”, con in mezzo “Little Too Clean”, quasi noise con un lungo assolo e il teatrino sul palco tra i due chitarristi.
Il trittico che segue (“Never Really Been”, “Without a Trace” e “New World”, roba a cavallo tra l’85 e il ’92) è un tuffo a piè pari nel country rock, con un impasto tra chitarra elettrica e acustica che ricorda un John Mellencamp, ma più incazzato.
Torna poi la potenza sonora con “New World” che lascia spazio al presente dell’ultimo disco con una potente “High Road” a cui fa seguito una manciata di altri brani dall’album dello scorso anno: ”Sucker Maker” - interessante, molto spigolosa con stop’n’go , “Freak Accident” e la corta e dura “If You Want It Back”.
Per accompagnare verso la fine si va sul passato ed è il momento della ballata hit della band, il grande successo del 1993 “Runaway Train”, accolta dal pubblico con grande affetto. È sempre un piacere sentirla.
Ma le ballate lasciano ancora spazio alle ruggenti e rumorose chitarre con le ultime tre tracce che si muovono tra i primi ‘90 e i primi ’00, con le versioni di “Bittersweetheart” (il punto più alto del concerto) e “Just Like Anyone” che lasciano spettinati i presenti.
C’è spazio per due bis con la conclusiva “April Fool” che da la buonanotte al pubblico e lascia le orecchie fischianti.
Per gli amanti dell'alternative rock
I Soul Asylum non saranno più al top della creatività ma sono convincenti a livello performativo e storico. Da gustare per tutti gli amanti del buon sano alternative rock, un pezzo di storia che continua ad avere un presente.
In conclusione riprendiamo e confermiamo ciò che ha detto in un’intervista rilasciata a Rockol da David Pirner
Stiamo lavorando con un sacco di materiale entusiasmante. È divertente da suonare, è potente, rumoroso, veloce ed è un set davvero variegato. Stiamo ingranando: all’inizio di un tour ci vogliono sempre alcuni giorni per entrare nel ritmo giusto, quindi penso che quando arriveremo in Italia saremo ben rodati. È una rock band di quattro elementi e spero solo che tutti si divertano.
Colpisce sul palco la presenza del chitarrista Ryan Smith, biondo, capelli lunghi che ricadono sugli occhi, chitarra d’oro e maglietta a righe orizzontali bianche e nere.... un colpo d’occhio impressionante che ricorda Kurt Cobain!!! Anche per il modo di muoversi sul palcoscenico.
la scaletta
The Only Thing I'm Missing
Somebody to Shove
Made to Be Broken
Misery
Trial by Fire
Little Too Clean
Freeloader
Never Really Been
Without a Trace
New World
High Road
Sucker Maker
Freak Accident
If You Want It Back
Black Gold
Runaway Train
Bus Named Desire
Bittersweetheart
Just Like Anyone
Encore:
String of Pearls
April Fool