Sanremo 2025: una seconda serata senza lampi (tranne Damiano)

Secondo giro di boa all'Ariston, senza particolari lampi o colpi di scena, tranne la performance di Damiano David. Le canzoni sono oggettivamente protagoniste, ma poche lasciano il segno. Nella seconda e terza serata del Festival di Sanremo si ascolta in ciascuna la metà dei cantanti in gara, valutati in questo caso dal televoto e dalla giuria delle radio (50% ciascuno): in ogni sera vengono svelati sempre i primi cinque classificati. Tra il secondo e il terzo giro di boa ci sarà un primo vincitore: all'inizio della seconda serata, infatti, si esibiscono anche i quattro artisti della sezione Nuove Proposte in due sfide dirette composte da due artisti ciascuna. Il cantante più votato di ciascuna sfida avrà accesso alla finale della terza serata. Le esibizioni sono votate dalla giuria della sala stampa, tv e web (33%), dalla giuria delle radio (33%) e dal pubblico a casa tramite televoto (34%).
A passare, in questa seconda serata, sono Alex Wyse e Settembre. All'inizio della terza serata si esibiranno questi due artisti, finalisti della sezione Nuove Proposte. In questa seconda serata sono ospiti Damiano David, che in apertura canta in modo maestoso "Felicità" di Lucio Dalla con guest gli attori Alessandro Borghi e il piccolo Vittorio Bonvicini, e Vittoria Puccini. Sul palco anche gli attori Edoardo Leo, Pilar Fogliati, Emanuela Fanelli, Maria Chiara Giannetta, Claudia Pandolfi, Marco Giallini, Maurizio Lastrico, Rocco Papaleo, Claudio Santamaria del cast del film “FolleMente”. A co-condurre Bianca Balti, Cristiano Malgioglio e Nino Frassica. Qui sotto i nostri voti e le nostre pagelle alle canzoni e performance dei big:
Willie Peyote - "Grazie ma no grazie": 7
Ritmo e ironia per un pezzo che ha un corista d'eccezione: Luca Ravenna. La canzone è perfettamente in linea con il mondo tracciato in questi anni dall'artista torinese, che all'Ariston non si snatura.
Rose Villain - "Fuorilegge": 7
Talmente immersa nella canzone da sembrare, a livello di performance, dentro un videoclip. Ogni movimento regala forza e immaginario al pezzo, che cambia diverse volte forma. Partita in sordina, sta arrivando come un'onda.
Rkomi - "Il ritmo delle cose": 5
Una canzone che non buca, nonostante i tanti autori coinvolti. L'inserimento della performance di due anziani che ballano non salva un'esibizione troppo lineare.
Giorgia - "La cura per me": 8
Esibizione dopo esibizione, è sempre più sciolta, convinta e in confidenza con il brano. Mette le ali.
Achille Lauro: "Incoscienti giovani": 7
Un Lauro sempre stilosissimo presenta un pezzo sospeso nel tempo. Si cala nella parte del "cantautore" e lo fa in modo sporco, a suo modo: in un Sanremo musicalmente mediocre come questo, si esalta.
Bresh - "La tana del granchio": 7
Una ballata che profuma di mare, di luoghi da scoprire, con un ritornello che rimane con leggerezza in testa. Un pezzo da cantare ad alta voce.
Marcella Bella - "Pelle diamante": 5
In un mondo fantastico sarebbe bello un feat tra Anna Pepe e Marcella Bella, una "baddie" ante litteram che rivendica da sempre la sua indipendenza. Il brano è mediocre, ma la carica di Marcella è indiscutibile.
Simone Cristicchi - "Quando sarai piccola": 7
Commuove la platea, che gli dedica una standing ovation, con un brano molto sentimentale che colpisce al cuore con facilità, forse troppa. Ma gli va riconosciuta una forza comunicativa e di racconto mai banale.
Francesca Michielin - "Fango in paradiso": 6
La revenge song della cantautrice veneta cresce e, nonostante l'infortunio, l'esibizione è lucida e sentita come dimostra la commozione finale.
Fedez - "Battito": 5
Innegabile che il pezzo, serata dopo serata, cresca, trascinato da una performance strana e storta, con tanto di lenti a contatto "aliene". Quanto c'è di vero in quel disagio? Forse questo aspetto conta, forse no perché Sanremo, in larga parte, è show. Vale tutto. Ma è lecito porsi delle domande e non lasciarsi imbambolare solo dallo spettacolo.
Serena Brancale - "Anema e core": 5
Un pezzo che appare fuori contesto dove a distinguersi è senz'altro la sua performance, ma non basta.
The Kolors - "Tu con chi fai l'amore": 5
Tormentificio in azione. Un pezzo da ballare e senza troppe pretese, ma un pizzico più di orginalità sarebbe doveroso. Il fatto che tra gli autori ci sia Calcutta fa sgranare gli occhi.
Lucio Corsi - "Volevo essere un duro": 8
Arriva all'Ariston a piedi, come una "persona normale". Il suo pezzo è un inno alla normalità, lui che nel mondo della musica è un alieno. Porta a Sanremo un mondo, un immaginario e vince per la sua originalità, delicatezza e poesia.
Elodie - "Dimenticarsi alle 7": 6
Sul palco, insieme al suo corpo di ballo, è una leonessa: interpreta il pezzo con grande convinzione ed energia. L'elettronica, dopo la parte più "aperta", avvolge l'ascoltatore, ma non lo trascina davvero da un'altra parte. Manca il "colpo".
Rocco Hunt - "Mille volte ancora": 6
Canzone che, in qualche modo, racchiude tutte le anime della voce campana: quella pop e quella rap. Il testo parla di esistenze al bivio e per questo si distingue. Musicalmente, ha un ritornello accattivante, ma non ha tratti davvero unici o particolari.