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Papa V, Nerissima Serpe e Fritu sono il "Trainspotting" del rap

L'intervista ai tre su "Mafia Slime 2": "Le canzoni non salvano e neppure uccidono".
Papa V, Nerissima Serpe e Fritu sono il "Trainspotting" del rap

"Mafia Slime 2" di Papa V e Nerissima Serpe, sulle produzioni di Fritu, abile scultore del suono dei due rapper, è un disco allucinato, crudo, ironico, surreale, cinematografico, sboccato, in cui una musica elettronica martellante, a volte oscura, altre più calda, trascina dentro un mondo in cui sentimenti contrastanti e visioni turbanti sono colla che si attacca addosso all’ascoltatore. È un disco dal sapore underground, ma che farà numeri mainstream perché offre un tuffo senza paracadute dentro un oblio. Droga, sesso, strada, amore, commedia, battute politicamente scorrettissime, nichilismo, fame di vita: tutto viene frullato in una bevanda gelatinosa, come uno slime, per molti comprensibilmente non digeribile. La sua forza generazionale è proprio lì: è un album divisivo dove i “quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo” di Gino Paoli diventano “quattro amici al bar cinese” che prendono a pugni la vita. Dentro “Mafia Slime 2” potrebbero vivere tranquillamente i protagonisti acidi di “Trainspotting”.

Come vi siete conosciuti?
Papa V: Nerissima Serpe e Fritu già lavoravano insieme su pezzi rap. Vengono dallo stesso paesino. Io ho riscritto a Fritu dopo un po’ di tempo perché siamo cugini. Ho iniziato a gravitare attorno al suo studio e lì, a un certo punto, ho conosciuto Neri. L’aspetto bello tra di noi è che abbiamo delle cose in comune, ma siamo anche molto diversi.
Nerissima Serpe: Io non mi ricordo esattamente quando tutto è iniziato, ma senz’altro le differenze tra di noi sono un valore aggiunto perché abbiamo sì una visione che ci lega, ma è giusto che ognuno porti il flow e le sue idee all’interno di un pezzo.

Quali sono le differenze tra il primo e il secondo capitolo di “Mafia Slime”?
Fritu: Il primo (uscito nel 2021, ndr) è stato molto più di getto. Eravamo tutti in quarantena per il Covid, non si poteva uscire di casa. Ci vedevamo in studio, lavoravamo sui brani. Ne abbiamo lavorati dieci e dieci ne abbiamo pubblicati. Questo secondo capitolo è più definito, è un prodotto migliore. Se fosse simile al primo sarebbe un problema.
Nerissima Serpe: Sì, mi ricordo i tempi in cui abbiamo lavorato sul primo. Eravamo dei ragazzini senza aspettative. Io avevo fatto uscire il primo progetto solista “Denti da latte”, Papa aveva fuori solo un paio di singoli. Ora siamo tutti allo stesso livello, c’è attenzione su tutti e tre. Questo secondo capitolo arriva in un periodo radicalmente diverso.
Papa V: Ai tempi del primo capitolo non avevamo fan, quel disco lo abbiamo fatto spendendo trenta euro a testa (sorridono, ndr). Ora invece sì, c’è gente che ci ascolta, che viene ai nostri live.

Come lavorate? Arrivate in studio con già qualche cosa di scritto o vi fate guidare dal puro istinto?
Papa V: Non c’è un modo, lo facciamo e basta. Io vado libero.
Nerissima Serpe: Non ho mai scritto niente a casa o fuori dallo studio. Certo, tra di noi parliamo, ci scambiamo delle idee, ma il resto è spontaneità totale.
Papa V: La verità è che basta che stiamo insieme e succede qualche cosa. Una volta a Tenerife, un’altra in Emilia Romagna: dove siamo scriviamo e registriamo. E poi tra me e Neri c’è una competizione sana. Se sento che lui ha fatto una strofa che spacca, anche io voglio spaccare e superarlo.

Perché “Mafia Slime”? Che cosa significa?
Nerissima Serpe: Venendo dalla provincia, da un contesto piccolo, a maggior ragione per me contano tanto gli amici veri, quelli più stretti. Quindi per me “Mafia Slime” significa “famiglia”. Poi è incredibile il fatto che Papa e Fritu siano cugini. Siamo tutti unitissimi e per tentare di definire questa unione, a nostro modo, con il nostro linguaggio, usiamo i termini “Mafia slime”. Sono parole che scrissi per la prima volta io in cameretta, poi piano piano l’immaginario è cresciuto.

Il vostro è un universo acido e allucinato, popolato in larga parte da “ragazzi senza piani, vivono la vita senza gloria né legami", citando la vostra “In hotel”. È un mondo crudo, ma anche ironico. A volte reale, altre palesemente esagerato e non riconducibile a voi come individui. Come lo raccontereste?
Papa V: È tutta vita. Le barre che definiscono questo mondo devono essere mie, devo sentirle mie. Hai ragione quando dici che certamente non tutto quello che raccontiamo ci rappresenta o siamo noi, ma “se non esageri, alla gente perché dovrebbe interessare?”. È una frase che disse Fibra in un’intervista e che io in questo momento della mia vita condivido in pieno. Se uno mi racconta una vita normale con protagonista un tipo che bacia la mamma e va a comprare il latte o il pane, la mia reazione è: ma che cazzo me ne frega? Però, attenzione: per parlare di argomenti più oscuri bisogna sapere come si fa, ci deve essere un pizzico di verità, personale o non, o la gente capisce subito che quella raccontata è una commedia.
Nerissima Serpe: Il segreto è che non c’è un segreto. Siamo ragazzi semplicissimi in realtà.
Papa V: Non c’è costruzione. Non scriviamo per andare in radio. Se poi ci andiamo bene così, ma non è quello l’obiettivo.
Nerissima Serpe: Inoltre il nostro immaginario è molto filmico. Non è che se racconto che mi trovo sulla luna con trenta chili di cocaina, allora è vero. Io non sono di quella scuola di pensiero per cui bisogna raccontare la verità a tutti i costi.

Anche perché se fosse così, se tutto quello che raccontate nelle canzoni fosse vero, questa intervista voi potreste farla solo dalla galera.
(Risate, ndr).
Papa V: Prendi la traccia “Vito Corleone”, è puro cinema. Ma mica siamo dei mafiosi, non scherziamo.
Nerissima Serpe: A volte veniamo fraintesi, raccontati come fossimo dei meme o dei fattoni. Ma non siamo così. Sappiamo perfettamente quello che stiamo facendo e perché lo facciamo.
Fritu: “Mafia slime” alla fine è un viaggio.  

Riparto da questa frase di Fibra che ha citato Papa V: “se non esageri, alla gente perché dovrebbe interessare?”. Perché esagerare?
Papa V: È un modo per farsi notare, per essere dirompenti. Molta roba l’ho scritta da ubriaco ed è nella traccia esattamente come l’ho pensata in quel momento. Poi io ti dico: a me adesso interessa fare musica per i ragazzi di strada, non voglio frenarmi nel linguaggio.

Però non giriamoci intorno: alcuni dei vostri brani possono evidentemente dare fastidio o essere etichettati come di cattivo gusto. Vi ascoltano anche ragazzi giovanissimi, voi sentite delle responsabilità quando scrivete o no?
Nerissima Serpe: Da una parte mi viene da dire “fanculo, no, non mi interessa”. Dall’altra capisco che le parole di una canzone possano anche avere il potere di aiutare delle persone in difficoltà. Ma io non sono un educatore, non sono un politico, il mio compito non è educare.
Papa V: Io ho sempre ascoltato i Dogo e non sono finito a farmi le botte di coca in bagno perché loro raccontavano quel mondo. La musica è una cosa, la realtà e la vita sono un’altra. Sono i genitori e la scuola che devono educare, non i rapper. Sono i genitori e la scuola che dovrebbero fornire i filtri per capire un film o una canzone.

La musica, in tutto questo, ha un peso?
Papa V: Per me gliene si dà troppo quando si parla di queste questioni. La musica non salva le vite e neppure uccide. La musica è musica. Sono i dottori che salvano la vita della gente, non i cantanti. Anche quando becco un ragazzino fan che trema e mi guarda dicendo: “La tua musica mi ha salvato”. Lo guardo e gli dico: “Zio, dai non esageriamo”. E questo vale anche per l’altra faccia della medaglia: la musica non distrugge, non uccide.

In “Mafia Slime 2” ci sono anche delle tracce diverse e inaspettate: “A lei” è un brano d’amore, poi ci sono “Bugie”, “Dritto al cuore” e “In hotel”. Cosa rappresentano per voi?
Papa V: Sono le nostre tracce preferite.
Nerissima Serpe: Sai perché funzionano? Proprio perché nelle altre tracce siamo crudi. E quindi quando nell’ascolto arrivano queste, più conscious, si rimane sorpresi.
Papa V: Io spero che la gente colga e apprezzi queste canzoni e ci sproni, anche a livello di feedback, a seguire sempre di più questa strada.

Quanto conta l’ironia nei vostri pezzi?
Nerissima Serpe: Tantissimo. Tra noi scherziamo, ci prendiamo in giro in modo pesante, anche con frasi scorrette che a volte ritornano nelle canzoni.

Fritu, come nasce il sound di questo progetto?
Fritu: Dentro ci sono tutte le mie influenzeci sono tanti generi. Non mi sono mai focalizzato solo sul rap. Nelle mie produzioni c’è anche un suono acido riconducibile alla techno di ispirazione berlinese. Ci sono tracce oscure, ma anche più leggere e divertenti. Per me è davvero un viaggio.

In “Bugie” Nerissima rappa “auguro a tutti di avere qualcuno che dica le cose più scomode e vere”. Quale valore date a questa frase?
Nerissima Serpe: In ogni rapporto che funziona per me è così. È così tra noi: ci diciamo quello che non funziona apertamente. Ma è così anche tra noi e il pubblico: non ci tratteniamo, diciamo anche cose sconvenienti nelle canzoni.

Ci sono altri che riconoscete simili a voi?
Nerissima Serpe: Simba La Rue, Baby Gang, Kid Yugi, direi che lo sono.
Papa V: Sì, ma non siamo in tanti.

“Bar cinese” è il ribaltamento totale di “Quattro amici” di Gino Paoli. Voi rappate: “Eravamo quattro amici al bar cinese, tanti sogni, pochi soldi, non si va in vacanza in ferie”. Lo avete fatto coscientemente?
Papa V: 
Ti giuro che nessuno di noi conosceva la canzone di Paoli in modo approfondito. Quando ce l’hanno fatto notare ci siamo resi conto che quel “eravamo quattro amici al bar” lo avevamo senz’altro sentito da qualche parte, ma non sapevamo che fosse un pezzo di Paoli. Forse lo avevo sentito dire da Metal Carter in un pezzo del TruceKlan…non ricordo.

Il TruceKlan è uno dei vostri punti di riferimento?
Papa V: Io sono più fan dei Club Dogo. Se mi dici “devi andare nel deserto, quale disco ti porti dietro?”, ne scelgo uno dei Dogo. Detto questo sono super fan di Noyz Narcos che di quel gruppo è sempre stato il più forte.
Nerissima Serpe: Beh, a livello di attitudine in effetti sì…a me loro fanno venire in mente qualche cosa di acido, un gruppo di persone chiuse in una stanza che fanno musica per spaccare. In questo rivedo noi. La nostra “Wop Wop” mi ricorda quel mondo alla TruceKlan.
Papa V: Io sono super fan anche di Fibra, soprattutto dei primi album, quelli in cui diceva cose pesanti tipo “Io mangiavo lucertole aperte da ragazzino”. E poi, tra le ispirazioni, è impossibile non citare “Mr.Simpatia”. 

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