Coez, svolta brit: il singolo “Mal di te”

C’è chi lo vuole più pop e chi lo vuole più rap. E poi c’è lui, che da quindici anni fa un po’ quello che gli pare senza badare alle aspettative e alle etichette, tanto da guadagnarsi addirittura una definizione che prima di lui non era stata attribuita a nessuno, quella di cantautorapper. Era il 2013 quando Coez, fino a quel momento considerato uno degli esponenti di punta della scena rap underground capitolina, spiazzò tutti con “Non erano fiori”, abbandonando l’attitudine street degli esordi per riscoprirsi uno dei melodisti più abili del “nuovo” pop, complici pezzi come “Ali sporche” e “Lontana da me”. All’epoca quell’album fu sottovalutato: sarebbe stato riscoperto solo quattro anni più tardi, quando “La musica non c’è” e “Le luci della città” fecero di “Faccio un casino” il best seller del 2017, sdoganando nelle classifiche quel Coez il cui karma sembrava quello di un artista di culto. Il dittico “Faccio un casino” e “È sempre bello”, arrivato due anni dopo, all’insegna della collaborazione con Niccolò Contessa, gli valse qualcosa come 36 Dischi di platino: un successo al quale nel 2021 Coez reagì rispolverando, con “Volare”, l’attitudine street degli esordi, dividendo. Sì, certo, dentro c’erano pezzi come “Occhi rossi”, “Come nelle canzoni” e “Margherita”, ma in generale il lato più rap prevaleva su quello più pop, tra citazioni del Wu-Tang Clan, duetti con Guè, Gemitaiz e Noyz Narcos e addirittura una reunion dei Brokenspeakers, la crew con la quale si fece le ossa sui palchi dei club e dei centri sociali romani all’inizio degli Anni Duemila. Un ritorno alla melodia, con il passo successivo, c’era da aspettarselo. Ed è arrivato, puntuale. “Mal di te”, il singolo che segna il ritorno del cantautorapper romano da solista a distanza di quasi tre anni, archiviato il sodalizio con Frah Quintale per il joint album “Lovebars” del 2023, è stata definita da Coez come «una canzone di quelle con le lacrime dentro».
Non è un caso che l’abbia anticipata sui social con un video che lo ritrae in un aeroporto, appena sceso da un aereo: se nel disco del 2021 era partito per un viaggio tutto suo, in “Mal di te” torna a parlare un linguaggio più terreno, reale, quotidiano: «Non te ne saresti mai andata senza fare rumore / oggi ti vesti di un nuovo colore / è un sabato morto se lo vedo passare dentro un solo locale / siamo gli stessi che si vive una volta e fa male», canta nei primi versi del brano, dal sapore quasi vaschiano. Ma poi il pezzo va subito da tutt’altra parte, a livello di riferimenti.
Dopo la collaborazione con Niccolò Contessa («Ad un certo punto entrambi abbiamo capito che era meglio riconoscere che insieme avevamo già dato tanto», disse nel 2021), ha trovato nuovi stimoli insieme al produttore e polistrumentista Esseho, vero nome Matteo Montalesi romano, classe 1997, che aveva già contribuito a “Lovebars” e che qui ha affiancato il suo fidato collaboratore Valerio Smordoni, tastierista della band che accompagna il cantautorapper dal vivo. Progressioni blues, chitarre storte à la King Krule e, alla fine, una coda in puro stile brit pop. Musicalmente parlando Coez non è mai stato banale (per imprevedibilità ricorda sempre Kanye West, sul piano più strettamente artistico), ma qui sembra essersi divertito ancora di più che in passato.
L’album arriverà entro la fine dell’anno: «Questi ultimi anni sono stati un bel Volare, fra alti e bassi non ho mai perso la rotta. Si torna a terra».