Paul Anka, oggi a Roma per un "giro" promozionale, si dice contento di come è stato accolto il suo nuovo lavoro, “Rock swings”, in cui interpreta, a modo suo, canzoni di Nirvana, R.E.M, Spandau Ballet, Oasis e altri. “E’ stata una sfida, e ora sono contento, soprattutto per le recensioni che ho ricevuto. Volevo fare un lavoro di qualità, ed il mio impegno è stato apprezzato: i critici hanno capito la mia filosofia. Ho messo su un’orchestra di prim’ordine, ho registrato nello studio di Frank Sinatra, ho studiato nei minimi particolari gli arrangiamenti. Oggi non c’è più sostanza, c’è poca qualità. Sembra tutto troppo facile. Si usa la tecnologia, l’industria la fa da padrona: è un mondo comandato dai media e gli artisti, spesso, hanno musicalmente vita breve”.
Per Paul Anka una buona canzone non ha età. “Mi sono chiuso nello studio, ho sentito i brani che avevo scelto, ho capito che una bella canzone è una bella canzone, punto e basta. E che avrei voluto inciderne una mia versione. Non so dire quale di queste mi sia riuscita meglio, forse la vera prova è stata 'Smells like teen spirit' dei Nirvana”. Paul Anka racconta che l’ex batterista del gruppo Dave Grohl (ora leader dei Foo Fighters) gli ha telefonato: “Mi ha detto di essere rimasto entusiasta della mia interpretazione, dell’arrangiamento, e della resa della nuova versione”.
A sessantaquattro anni, Paul Anka si definisce cittadino del mondo: “Sono di origine libanesi, ma sono nato in Canada ed ho vissuto negli Stati Uniti. Il Canada l’ho lasciato presto, e non avrei mai pensato che un giorno ci sarebbe stato un giorno dedicato a me. Ad Ottawa, il 27 aprile, si festeggia il 'Paul Anka Day'. E’ il giorno in cui ho ricevuto un premio nazionale. Ma non credo che ai canadesi importi più di tanto”.
Per nuovi progetti discografici c’è tempo. “Non sto ancora pensando ad un possibile volume due di 'Rock swings'. Comunque sono un grande ascoltatore: mi piacciono Eminem, Dr Dre, Killers, Coldplay, e - tra gli italiani - apprezzo Laura Pausini e Lucio Dalla”.
Del passato l'artista ricorda con affetto Frank Sinatra. “Si stava per ritirare, mi chiese se avevo intenzione di scrivergli una canzone prima che lui lasciasse il mondo della musica. Tempo prima avevo sentito un brano francese, intitolato 'Comme d'habitude': pensai che fosse adatto a lui e scrissi le parole per la sua interpretazione. La intitolammo 'My way'. Fu un successo incredibile”. E sulla versione "urlata" di Sid Vicious? “Fu uno choc sentirla, ma fu giusto così. Ho capito la sua onestà e diedi il permesso, non era giusto che dipendesse da me decidere se fosse in grado o no di farla. L’importante per un artista è esprimersi ed avere la libertà di farlo”.
Per Paul Anka una buona canzone non ha età. “Mi sono chiuso nello studio, ho sentito i brani che avevo scelto, ho capito che una bella canzone è una bella canzone, punto e basta. E che avrei voluto inciderne una mia versione. Non so dire quale di queste mi sia riuscita meglio, forse la vera prova è stata 'Smells like teen spirit' dei Nirvana”. Paul Anka racconta che l’ex batterista del gruppo Dave Grohl (ora leader dei Foo Fighters) gli ha telefonato: “Mi ha detto di essere rimasto entusiasta della mia interpretazione, dell’arrangiamento, e della resa della nuova versione”.
A sessantaquattro anni, Paul Anka si definisce cittadino del mondo: “Sono di origine libanesi, ma sono nato in Canada ed ho vissuto negli Stati Uniti. Il Canada l’ho lasciato presto, e non avrei mai pensato che un giorno ci sarebbe stato un giorno dedicato a me. Ad Ottawa, il 27 aprile, si festeggia il 'Paul Anka Day'. E’ il giorno in cui ho ricevuto un premio nazionale. Ma non credo che ai canadesi importi più di tanto”.
In Italia Paul Anka tornerà il 3 dicembre per partecipare al concerto di Natale in Vaticano.
Per nuovi progetti discografici c’è tempo. “Non sto ancora pensando ad un possibile volume due di 'Rock swings'. Comunque sono un grande ascoltatore: mi piacciono Eminem, Dr Dre, Killers, Coldplay, e - tra gli italiani - apprezzo Laura Pausini e Lucio Dalla”.
Del passato l'artista ricorda con affetto Frank Sinatra. “Si stava per ritirare, mi chiese se avevo intenzione di scrivergli una canzone prima che lui lasciasse il mondo della musica. Tempo prima avevo sentito un brano francese, intitolato 'Comme d'habitude': pensai che fosse adatto a lui e scrissi le parole per la sua interpretazione. La intitolammo 'My way'. Fu un successo incredibile”. E sulla versione "urlata" di Sid Vicious? “Fu uno choc sentirla, ma fu giusto così. Ho capito la sua onestà e diedi il permesso, non era giusto che dipendesse da me decidere se fosse in grado o no di farla. L’importante per un artista è esprimersi ed avere la libertà di farlo”.
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