Dice di più Massimo Pericolo in 4 brani che altri in interi album

In molti casi le edizioni deluxe sono un po’ delle fregature per l’ascoltatore e un modo per allungare il brodo per l’artista che, inserendo nuovi brani in un album già pubblicato, in sintesi ne prolunga in modo ruffiano la vita, soprattutto in funzione delle piattaforme di streaming, ma poche volte ne amplia la qualità. È come se, dopo aver visto un film di cui ci si è innamorati, a un certo punto ci si sentisse dire: “ah, c’è un’altra mezz’ora da guardare dopo la fine della pellicola”. Ma come sempre accade, c’è anche chi le cose le fa per bene: Massimo Pericolo ha pubblicato quattro nuove tracce, la deluxe del suo ultimo album “Le cose cambiano”. Si tratta di quattro canzoni con quattro colori e stati d’animo diversi, in linea con quanto già costruito per il disco originale, uscito un anno fa e celebrato con una data al Forum di Assago, e soprattutto sono quattro pezzi capaci di fotografare altrettanti aspetti della sua musica. “Ho pubblicato 76 brani in tutto, l’ho scoperto da un post di Instagram. Quindi 4 brani corrispondono a circa il 6% della mia discografia. È un botto”, ha scritto il rapper di Brebbia.
Il primo è “Gavirate”, un racconto disincantato del “cambiamento”, della sua vita. Si parte dai campetti e si arriva al rap, sempre con uno storytelling sofferto: “Tutti i ricordi che ho rimosso, e tutti quelli che non posso. Il male mi scivola addosso come un serpente velenoso”. Dal Massimo Pericolo più introspettivo a quello cafone, che gioca sull’onda dell’ego trip: “Tony Montana” con Achille Lauro è esattamente questo. Ma c’è di più: oltre al ritornello “Sì sono un figlio di puttana, nella suite mi godo il panorama, nella street vestito Dolce e Gabbana, i miei G sembrano Tony Montana”, l’artista inanella una serie di strofe tutt’altro che leggere e a accentratrici. “Agenzia delle Entrate, riscossione, se lo faccio io sto facendo estorsione. Lo Stato deruba, fornisce, tradisce, sfrutta le persone o le sbatte in prigione. Ho portato i curriculum, giuro non speculo, no, non è facile demagogia, lo struggle è real. Guidavo una Fiat che manco era mia. Vengo dal niente, da boschi coperti da nebbie”, rappa Pericolo riuscendo a inserire momenti corrosivi e di racconto anche in un pezzo rap palesemente meno denso. “Elimini”, tra le quattro, è forse la più sorprendente: è un pezzo di sentimento, dal sound volutamente scarno, che sembra quasi richiamare il “Diy”, “do-it-yourself”, del mondo punk. È un brano d’amore alla Massimo Pericolo, mai sdolcinato, fatto di contrasti.
Il poker si chiude con “Mood”, la canzone più forte e riuscita di questa deluxe. È un brano che musicalmente spinge, dà la carica e ha un sound elettronico di respiro internazionale (la produzione è di Crookers) su cui il rapper inanella una serie di barre disturbanti, un suo marchio di fabbrica. Tra queste: “ma chi se ne sbatte del riscaldamento globale se non c’è il riscaldamento nelle case, dalle case aler a quelle discografiche” oppure “mentre parlano di consenso però scopano anche con cento, non toccarmi il cazzo al concerto o devo fingere che mi offendo, se non sei famoso sei emarginato, non c’è più equilibrio come da ubriaco”. È il suo stile, è rap che vuole scuotere e far pensare attraverso un cortocircuito. Se ti offende puoi sempre non ascoltarlo, come dice lui stesso in “Non parlarmi (outro)”. Una cosa, al termine dell’ascolto di questi quattro pezzi, è chiara: dice di più Massimo Pericolo in 4 brani che altri rapper in interi album.