Andrew Watt, il produttore che ha reso il rock di nuovo attuale

Se i dischi recenti dei Rolling Stones, di Iggy Pop, di Ozzy Osbourne, di Elton John e dei Pearl Jam hanno un vigore e una vitalità che tradiscono le cifre riportate sulle carte di identità degli artisti in questione, il merito è suo. Andrew Watt, newyorkese, 34 anni, non era neppure nato quando la maggior parte di queste rockstar erano al culmine delle rispettive carriere discografiche. Eppure in una manciata di anni è riuscito a diventare il produttore del circuito rock - e non solo - più quotato del momento. Tutti vogliono il suo nome tra i crediti dei loro dischi. I suoi guizzi valgono milioni. E sono ambitissimi. Su Spotify c’è una playlist, intitolata “Written by Andrew Watt”, che raccoglie tutte le hit alle quali ha contribuito il musicista. L’elenco è notevole. Si va da “Die with a smile” di Lady Gaga (che gli ha fatto produrre anche il primo singolo ufficiale estratto dal suo prossimo album dal titolo provvisorio “LG7”, “Disease”, appena uscito) e Bruno Mars a “Midnight Sky” di Miley Cyrus, passando per “Chemical” di Post Malone, “Fuck it I love you” di Lana Del Rey, “Señorita” di Shawn Mendes e Camila Cabello, oltre - naturalmente - ai brani degli ultimi album di Iggy Pop, Pearl Jam, Eddie Vedder solista, Ozzy Osbourne, Rolling Stones.
Lui che sul corpo si è fatto incidere tatuaggi che omaggiano i Rolling Stones, George Harrison, Prince, James Brown e David Bowie, non si fa problemi a lavorare con star del circuito pop come Dua Lipa, Justin Bieber, Selena Gomez, Ellie Goulding. Del resto, in un’intervista a Variety, rivista considerata una sorta di “Bibbia” dello show biz d’oltreoceano, che gli ha dedicato un lungo profilo per rimarcare la centralità che da tempo occupa nell’industria discografica (era il 2021 quando si aggiudicò il Grammy Award come “Produttore dell’anno”), ha detto: “Ho preso la passione per i Beatles, i Led Zeppelin e i Black Sabbath da mio padre e quella per George Michael, Stevie Wonder e Marvin Gaye da mia madre. Mi è sempre piaciuto tutto”. Ha fondato le sue prime band da ragazzino, ai tempi del liceo (“I miei amici a un certo punto dicevano: andiamo a giocare alla Nintendo. E io: ‘Ma dobbiamo provare!’”). La svolta è arrivata quando Cody Simpson lo ha voluto come chitarrista per le sue esibizioni in apertura dei concerti del tour di Justin Bieber. Era il 2013. Bieber, conosciuto in quell’occasione è stato il primo a credere in lui come produttore: la loro “Let me love you” nel 2016 sarebbe diventata una hit. E alla porta dello studio di Andrew Watt avrebbero cominciato a presentarsi Post Malone, Lana Del Rey, Miley Cyrus, Shawn Mendes.
A introdurlo al simposio del rock ci ha pensato Post Malone. Galeotta è stata la collaborazione tra il rapper e Ozzy Osbourne per il singolo “Take what you want” del 2019. L’ex Black Sabbath si è trovato così a suo agio da decidere di arruolare Watt come produttore del disco che avrebbe iniziato a incidere di lì a poco, “Ordinary man”: “Ero così onorato - dice il musicista - ma ero un produttore pop in quel momento, quindi non ne ero sicuro. Ma i miei amici Chad Smith e Duff McKagan insistevano: ‘Devi farlo e noi saremo con te’”. “Andrew Watt è un talento straordinario e un musicista dotato di uno spirito elettrizzante. Non è solo un produttore eccellente, per me è anche un caro amico”, ha detto di lui Elton John. La consacrazione è arrivata quando, lo scorso anno, Andrew Watt ha prodotto il disco che ha segnato il ritorno dei Rolling Stones, “Hackney diamonds”: “Ho capito che Andy e io potevamo lavorare insieme sin dal nostro primo incontro. Ha un entusiasmo contagioso e una grande etica del lavoro. E poi è un grande muisicista. Abbiamo subito fatto amicizia e trasformato quello che pensavo sarebbe stato un lavoro difficile in qualcosa di facile”, ha raccontato Mick Jagger. E Keith Richards ha aggiunto: “Ha una vitalità contagiosa unita a un entusiasmo inarrestabile, una delle grandi qualità che dovrebbe avere un produttore”.
A far incontrare il 34enne produttore newyorkese con le leggende del rock è stato Don Was, lo storico produttore degli Stones: “Durante la pandemia mi ha chiamato e mi ha detto, “Mi piacerebbe che tu facessi un mix di questa canzone dei Rolling Stones, qualcosa che sembri un po’ più moderno ma comunque rock, come quello che hai fatto con Ozzy ed Elton. Penso che tu e Mick andreste d’accordo’. Quindi abbiamo avuto tutti una Zoom e ho lavorato ad alcune canzoni, e poi nel 2022, mentre stavo lavorando con Dua Lipa, ho mandato un messaggio a Mick dicendogli che ero a Londra. Mi ha detto di andare a prendere un tè: quel viaggio è stato così folle perché ho potuto fare quello, bere margarita con Paul McCartney e andare a casa di Elton per cena. Comunque, Mick mi ha detto, ‘Stiamo lavorando a questo album da 18 anni e dobbiamo finirlo. Potremmo lavorare con un sacco di produttori diversi, o con un produttore solo. Ti interesserebbe?’”. Solo un pazzo avrebbe rifiutato.