La polemica su Tyler, The Creator: è un razzista?

Mike Dean ha attaccato, attraverso un commento secco e diretto, la nuova traccia di Tyler, The Creator "Thought i was dead", contenuta nell’ultimo progetto, appena pubblicato, dell’artista di Los Angeles “Chromakopia”. Con questo intervento Dean, conosciuto per la registrazione e il mixaggio di canzoni per i maggiori artisti dell'industria hip hop mondiale, come Kanye West, Tupac Shakur, Travis Scott, Jay-Z, Drake, The Weeknd e tanti altri, ha riacceso vecchie polemiche, mai evidentemente spente, che hanno spesso portato a definire Tyler, a causa di alcune sparate e provocazioni, un “razzista nei confronti dei bianchi”. Partiamo dal testo della canzone in questione: "Ragazzi bianchi che prendono in giro questa merda, voi siete arrabbiati con me? Potete succhiarmi il cazzo. Tirare fuori vecchi tweet, tirare fuori vecchie magliette, fate tutto questo, io faccio il moonwalk su quella troia", rappa.
L’attacco di Tyler, per molti, sarebbe rivolto al rapper Ian, ma pur non trovando conferme su questo preciso bersaglio, Mike Dean, su un post del famoso media “Rap” che riportava la frase del brano, ha scritto: "Merda razzista". Un commento che, ovviamente, ha creato un piccolo grande terremoto nel mondo hip hop. Quest’estate Tyler ha fatto un'intervista a Mav Carter su SpringHill, dicendo: "C'è un ragazzino in questo momento, questo ragazzino bianco, un normale uomo caucasico, se ne sta qui a prendere in giro Future e Gucci Mane, a prendere in giro la musica rap. E la gente dice, 'Questa merda è dura'". Secondo alcune ricostruzioni, già in quell’occasione, Tyler stava attaccando Ian. Il punto non è l’attacco personale al rapper, ma le motivazioni alla base: come più volte ha spiegato in passato, secondo Tyler “i bianchi prendono in giro la cultura hip hop”, un mondo che non li appartiene. Proprio in quell’intervista ribadiva questo concetto, escludendo solo nomi come Eminem e MacMiller, che ammetteva di rispettare.
Non è la prima volta che fa sparate come quella contenuta in quella chiacchierata o in "Thought i was dead", canzone che non è andata giù a Dean. Sono solo provocazioni o Tyler, come pensano in tanti, è davvero mosso da alcuni pensieri razzisti, che sembravano essersi assopiti, ma che adesso con l’uscita di “Chromakopia” stanno riaffiorando portando alla luce le controversie dell’artista losangelino? Poco più di dieci anni fa il suo spot per Mountain Dew venne definito “lo spot più razzista d’America” per aver rappresentato stereotipi razziali e ridicolizzata la violenza verso le donne. Nella clip da sessanta secondi, poi rimossa, una donna bianca, che aveva subito violenza, con le stampelle, veniva esortata in centrale da un agente di polizia, anche lui bianco, a identificare un sospettato tra una fila di uomini neri che includeva Left Brain e L-Boy degli Odd Future, il collettivo con cui è partito Tyler, e Garrett Stevenson dei Trash Talk, oltre a una capra parlante.
Soprattutto all’inizio della sua carriera, con la pubblicazione dello spietatissimo album “Goblin” del 2011, Tyler, The Creator è finito al centro di un mare di controversie per i suoi testi apparentemente omofobi (anche se poi ha dichiarato di essere bisessuale e ha pubblicato l’album “Igor” del 2019 che mette al centro una storia d’amore omossessuale: è uno dei suoi dischi più riusciti, è stato premiato ai Grammy Awards 2020 come miglior album rap), misogini e razzisti. L'artista ha più volte, nei suoi album, interpretato un personaggio, raccontato le storture della società attraverso l’immedesimazione in individui spregevoli, questo è vero, ma in diverse occasioni, intervistato, senza “filtri artistici” come quelli della musica, ha gettato accuse pesanti, fatto dichiarazioni oscene sulle sue preferenze sessuali nei confronti dei “ragazzi bianchi” e accusato artisti bianchi di essere degli usurpatori. Senz’altro padroneggia al meglio la grande arte della provocazione, del linguaggio dinamitardo, ma, giustamente, in molti ricordano come l’hip hop sia una cultura di unione e solidarietà, non divisiva e discriminante.