Bersani: "Mi fa piacere che le mie canzoni facciano del bene"

"I premi fanno sempre piacere per quanto non sono la mia mira. Non faccio il mio lavoro per ricevere un premio", racconta Samuele Bersani a Rockol nel backstage del Teatro Ariston di Sanremo, dove è protagonista della terza e ultima serata del Tenco 2024 per ritirare il Premio Tenco, assegnato alla carriera di coloro che hanno apportato un contributo significativo alla Canzone d’Autore. Aggiunge:
"A volte mi capita di venir sorpreso, per strada, da persone che non ho mai incontrato, nemmeno di vista, e che mi fermano - anche con un po' di timidezza - per dirmi che con le mie canzoni gli ho fatto del bene, che magari in un certo momento gli ho fatto compagnia. E questo è la cosa che continua a farmi più piacere".
La prima volta al Tenco per Bersani è stata come ospite nel 1991, quando, appena ventunenne, senza ancora alcuna pubblicazione discografica, venne invitato per presentare il brano “Il mostro”. Da allora, il rapporto con la rassegna dedicata alla canzone d'autore si è intensificato, vicendo cinque Targhe Tenco, l'ultima per l'album "Cinema Samuele", fino al Premio di quest'anno. "Io sono molto legato a questa manifestazione", spiega quindi Bersani: "A 21 anni mi sono ritrovato qua: è stata la prima volta che qualcuno mi ha invitato a un concorso, a un festival di musica, quando ancora non avevo pubblicato un disco". Continua: "A distanza di 33 anni, certo, ho una prospettiva diversa, ma poi nemmeno tanto, perché per certe cose si cambia tanto, per altre invece - forse delle volte per culo - si rimane agli stessi".
In che momento della carriera arriva il Premio Tenco per Samuele Bersani? Quale consapevolezza o sicurezza sente di aver raggiunto? "Non ho mai acquisito nessuna sicurezza, perché diventando adulto, secondo me perdi le sicurezze, quelle poche sicurezze che hai da adolescente. Proprio perché crescendo, francamente, sono più le cose che mi sembra di aver disimparato. Sono più i dubbi che ho. Sembra un po' strano, ma è proprio così. Sono più le domande che mi faccio oggi rispetto a quando ero ragazzo. Da ragazzo mi davo delle risposte, invece adesso mi faccio più domande. Ero molto logorroico da ragazzino. Adesso sono costretto a parlare perché mi vengono fatte delle domande. Adesso sono diventato un ascoltatore e delle volte anche troppo silenzioso".
In occasione del massimo riconoscimento conferito dal Club Tenco alla carriera, Samuele Bersani ha presentato dal vivo sul palco dell'Ariston alcuni pezzi noti del suo repertorio, come "En e Xanax" e "Giudizi universali", oltre a un brano che non era solito includere nelle scalette dei suoi concerti finora, "Barcarola albanese". Come bis a sorpresa, il cantautore ha quindi deciso di suonare al pianoforte proprio “Il mostro”. "Quando ho scritto "Il mostro" avevo 17 anni, racconta Bersani al pubblico del Tenco: "Poi sono andato in giro a far ascoltare la canzone tra cui anche Gino Paoli, che la considerò 'acerba'.Alla fine di un concerto, l'ho poi fatta ascoltare a Lucio Dalla. Quando il brano finì, lui era in lacrime. Così decise di aiutarmi".
A margine di un'intervista rilasciata per presentare "Cinema Samuele", Bersani qualche anno fa aveva raccontato: "Probabilmente mi sono alimentato più di cinema che di canzoni, e ho sempre amato ascoltare brani che sembrano scene di un film. In questo Dalla è stato importantissimo per me". Ripensando ora a quella frase, agli insegnamenti di Dalla e alle canzoni come racconti, Bersani afferma: "È vero che Lucio Dalla è stato importante per me anche per questo, perché la maggior parte delle sue canzoni, oltre che profonde, erano anche molto strampalate. Avevano un immaginario talmente vasto e ogni volta diverso. Come un regista, tipo Stanley Kubrick, affrontava ogni volta un genere diverso. Dalla lo ha fatto con le canzoni, con una fantasia che raramente ho ritrovato in altri suoi colleghi. Con una precisione anche nel racconto. Aveva la possibilità con poche parole di farti proprio calare davanti alla scena che voleva raccontare. E c'è una canzone che si chiama 'Mary Louise', che non è tra le sue canzoni più conosciute, ma per me è proprio la canzone cardine del suo repertorio, proprio perché ha quella forza lì: prende 4 o 5 personaggi, li mette tutti dentro una canzone, dà onore alla vita di ognuno di loro, raccontandolo con poche cose. Tutte cose che alla fine ti portano a vedere un film, ecco". Aggiunge: "Oltre a lui, anche altri grandi cantautori lo hanno fatto e il potere della canzone sta anche in quello, per quanto siano cambiati oggi i suoni, le modalità e le durate". Continua: "Io ho scritto un disco che si chiamava 'Cinema Samuele', proprio perché il cinema poi alla fine è stata sempre la mia prima passione. Per quanto mio padre sia musicista e per quanto io mi ritrovi a fare delle canzoni, forse ho un po' il complesso di non essere un regista, ecco".
Dopo il palco dell'Ariston per il Premio Tenco, Samuele Bersani continuerà a calcare i palchi dei teatri italiani per il nuovo tour con l'orchestra. "La tournée mi vede in giro con un'orchestra di 25 elementi: è proprio una festa essere circondato da un tipo di suono che non mi aveva mai abbracciato prima su un palco, era il suono della mia infanzia, perché mio padre è musicista di musica classica", spiega il musicista: "Quello che mi piace è che ogni sera non è mai uguale all'altra, anche se poi le canzoni sono quelle".