“Vergine e puttana”: Madonna e i 40 anni di “Like a Virgin”

“Ho trascorso gli anni ad essere intervistata da persone dalla mentalità limitata che hanno provato a farmi sentire in imbarazzo per essermi emancipata come donna. Mi hanno chiamato puttana, strega eretica e diavolo in persona. Ora Cardi B può cantare della sua vagina, Kim Kardashian può conquistare le copertine delle riviste con il sedere scoperto e Miley Cyrus può arrivare come una ‘Wrecking ball’. Prego, stronzette”, avrebbe detto lei, rivendicando l’impatto avuto non solo sulla musica, ma sulla cultura pop in generale. Non è difficile individuare il momento in cui gli astri si allinearono e nacque ufficialmente la leggenda di Madonna, destinata a diventare uno dei fenomeni più travolgenti, sconvolgenti, discussi, chiacchierati, contestati e amati del pop: fu con l’uscita di “Like a Virgin”. Era l’autunno del 1984, più precisamente il 12 novembre 1984. Quarant’anni fa. Niente sarebbe stato più lo stesso. Non solo nella vita - e nella carriera - dell’allora 26enne Louise Veronica Ciccone, arrivata a New York da Bay City, Michigan, “con appena 35 dollari nel portafoglio”, costretta ad avere rapporti con uomini solo per potersi fare una doccia nei bagni delle loro case, come avrebbe confessato anni più tardi. “Pensavo che il mondo fosse mio. Ero convinta di poter fare tutto ciò che volevo”, disse una volta parlando del successo del disco. Era proprio così: quell’autunno il mondo intero si inchinò ai suoi piedi.
"Sono stata trattata come una bambina sexy"
Madonna aveva esordito l’anno precedente con l’eponimo album, dopo essersi assicurata un contratto con la Sire Records, etichetta del gruppo Warner. L’ellepì, trainato da brani di discreto successo come “Holiday”, “Borderline” e “Lucky star”, non aveva deluso le aspettative della cantante e dei suoi discografici. Ma il futuro era ancora tutto da scrivere: “Il mio lavoro, la mia dedizione, la testardaggine per ottenere la liberazione di Madonna, avevano dato i loro frutti. Ora era il momento di consolidare il mio futuro”, avrebbe ricordato lei. Nelle session del suo disco d’esordio Veronica Ciccone aveva dovuto (mal)tollerare la presenza al suo fianco di Reggie Lucas, il produttore che le era stato affiancato dalla Sire Records. Adesso pretendeva una maggiore indipendenza: “Sono stata trattata come una bambina sexy. Ho dovuto dimostrare che si sbagliavano, il che significava non solo dimostrare chi fossi ai miei fan ma anche alla mia casa discografica. Questo è qualcosa che succede solo quando sei una ragazza. Non succederebbe a Prince o a Michael Jackson. Ho dovuto fare tutto da sola ed è stato difficile cercare di convincere la gente che meritassi un contratto discografico. Successivamente, ho avuto lo stesso problema nel cercare di convincere la casa discografica che ero di più di una meteora. Ho dovuto vincere questa lotta”, avrebbe detto al giornalista John Randy Taraborrelli in una delle interviste raccolte da quest’ultimo nel 2001 nel libro “Madonna: An intimate biography”.
L'incontro con Nile Rodgers
Riuscita a convincere i discografici ad accordarle più budget per il suo nuovo album, Madonna scelse Nile Rodgers come principale collaboratore per il disco, dopo aver ascoltato - e consumato - gli album degli Chic e “Let’s dance” di David Bowie, che Rodgers aveva prodotto l’anno precedente. Il musicista non ebbe bisogno di troppo tempo prima di accettare. Andò a vedere una sera Madonna al Roxy, dove si esibiva, e capì che in quei 154 centrimetri di ambizione e grinta c’era del potenziale: “Una stuzzicante ragazza bianca che faceva stepping. Era quello che facevano i Jackson 5 e la maggior parte della band r&b finché gente come Prince spinse tutti verso un genere di performance più simile al rock… E ora c’era questa ragazza bianca che eseguiva coreografie intricate mentre canticchiava ‘Holiday-ee, Celebra-eete’. Assomigliava a una Gladys Knight bianca, giovane e sessualmente aggressiva”, avrebbe ricordato. Le nove tracce alle quali lavorarono - otto inediti e una cover di “Love don’t live here anymore”, brano della Motown originariamente inciso dai Rose Royce nel 1978 - erano un condensato di pop, dance-rock, disco, un trionfo di sintetizzatori e tastiere che incarnava in tutto e per tutto lo spirito edonistico degli Anni ’80. Alle sessions parteciparono fra i musicisti il tastierista Robert Sabino (aveva suonato, tra le altre cose, anche nella hit delle Sister Sledge “We are family”) e il sassofonista Lenny Pickett (già al fianco di Elton John, Jermaine Jackson, Journey, Billy Preston e Rod Stewart), oltre a Bernard Edwards e Tony Thompson, rispettivamente bassista e batterista degli Chic.
Il singolo "Like a Virgin" e le accuse delle femministe
Tra i pezzi c'erano "Material girl", "Angel", "Into the groove", destinati a diventare dei classici del repertorio di Lady Ciccone. Tutto il disco ruotava però intorno all’omonimo singolo, il primo estratto dall’ellepì, il 31 ottobre 1984. Una canzone che l’autore, Billy Steinberg, aveva scritto al maschile. Parlava della sensazione che provava dopo aver iniziato una relazione gli stava facendo provare emozioni mai provate fino ad allora, in seguito a una serie di delusioni d’amore. Madonna la reinterpretò a modo suo: “Non appena ascoltai ‘Like a Virgin’ decisi che quello era il titolo che volevo dare al mio album, giusto per fare incazzare chiunque. Era una frase di impatto e aperta a diverse interpretazioni, e sapevo che sarebbe stata fraintesa”. Come avrebbe scritto Mary Gabriel nel suo “Madonna. Una vita ribelle”, praticamente la “Bibbia” di Lady Ciccone (in Italia il libro è stato pubblicato nel 2023 da Rizzoli), “le figlie della seconda ondata femminista, cui era stata insegnata la pari dignità con i loro fratelli maschi, scoprirono Madonna proprio mentre iniziavano a rendersi conto che le cose non stavano così. Il suo modo di presentarsi dava loro modo di esprimere con spirito ribelle un’insoddisfazione che covava sotto la cenere e un emergente desiderio di sfidare le convenzioni. ‘Girls just want to have fun’ di Cyndi Lauper annunciava un nuovo femminismo. Il messaggio non era l’’I am woman’ del 1970, ma un ‘sono libera’ datato 1980. E che aspetto aveva la libertà? Aveva l’aspetto di Madonna”. E però fu proprio il videoclip di “Like a Virgin”, ultrasexy, girato in parte a Venezia, a renderla facile bersaglio da parte delle femministe, che le contestavano il fatto di essersi sessualizzata: “La gente pensava che stessi semplicemente dicendo che volevo fare sesso, mentre semmai il significato era l’esatto opposto. Quelle parole celebrano l’idea di sentirsi pure e inviolate. Mi piaceva l’idea di essere io la sola a sapere che avesse un messaggio positivo”.
Il servizio fotografico: "La Verginine Maria o una prostituta?"
Con l’immagine della Vergine cristiana Madonna decise di giocare anche per il servizio fotografico dell’album, che fu realizzato dal fotografo Steven Meisel. Per l’immagine di copertina si fece ritrarre distesa su un lenzuolo di raso, con un bouquet sul grembo e addosso un vestito da sposa: un’immagine sessualizzata della Vergine. “Ho sempre amato giocare come il gatto con il topo con gli stereotipi convenzionali. La copertina dell'album 'Like a Virgin' ne è un classico esempio. La gente si chiedeva cosa pensavo di rappresentare: la Vergine Maria o la prostituta. Fin da bambina ho imparato a vedere la contrapposizione di queste due immagini, e in questa copertina desideravo giocare con queste immagini. Volevo vedere fondere insieme la Vergine Maria e la puttana. La foto è una dichiarazione d'indipendenza, se vuoi essere una vergine, fai pure; ma se vuoi fare la puttana, hai tutto il cazzo di diritto di farlo”.
La copertina di "Like a Virgin"
L'esibizione agli MTV VMAs: "La tua carriera è finita"
Il 14 settembre 1984 si svolse al Radio City Music Hall di New York la prima, storica edizione degli MTV Video Music Awards, evento organizzato dall’emittente per premiare il meglio della musica dei dodici mesi precedenti. Madonna era candidata nella categoria “Miglior artista esordiente”. Non vinse: il premio andò agli Eurythmics, campioni della hitparade con la loro “Sweet dreams (Are made of this)”. Ma a distanza di quarant’anni, quell’edizione dei VMAs viene ricordata principalmente per l’esibizione della futura Regina del Pop sulle note di “Like a Virgin”. Madonna si presentò sul palco vestita con un abito da sposa e una cintura che la identificava come un “boy toy”, un giocattolo per ragazzi. Ma ad un certo, durante la performance, cominciò a disfarsi del suo abbigliamento nuziale, fino a gettarsi a terra e a simulare una masturbazione: la sua era una ribellione alle convenzioni sociali. Annie Lennox definì la performance “triviale”: “Sembrava che stesse fottendo l’industria musicale. Forse lei l’ha intesa come una parodia, ma io l’ho trovata davvero di basso livello”.
Leggenda vuole che al termine dell’esibizione il manager Freddy DeMann prese da parte Madonna e le disse che la sua carriera era finita: “Ero appena agli inizi. E pensai: ‘Oh, d’accordo’. Non ero particolarmente dispiaciuta. Pensai soltanto: ‘Be’, che cazzo, ho commesso un errore”. L’errore di valutazione, in realtà, l’aveva commesso lui. Il singolo “Like a Virgin” vendette oltre 20 milioni di copie nel mondo. L’album ne vendette 10 e nel 1999, a distanza di quindici anni dalla sua uscita, negli Usa fu certificato Disco di diamante. Oggi è considerato una pietra miliare del pop.