Diodato porta in scena a teatro l’eleganza e la bellezza

Quanta strada ha fatto Diodato da quando suonava le sue canzoni nei primi anni ’10 del nuovo millennio nei piccoli club conquistando una buona fama nei circuiti alternativi. Poi i riflettori dell’Ariston si sono nuovamente accesi per lui e la vittoria nel Festival targato 2020 ha dato una svolta definitiva alla sua carriera. Da allora la crescita di popolarità per Antonio Diodato è stata costante ed è andata di pari passo con quella artistica. È stato in grado di coniugare successo e coerenza, proseguendo per il suo cammino con grande credibilità. Non tutti ci riescono.
Nel tempo i club sono diventati più grandi, i concerti estivi sempre più frequenti e partecipati ed ora è arrivato un lungo e importante tour teatrale di 21 date di cui 17 sold out (al momento del concerto di Milano). Tra questi sold out c’è anche quello al Teatro Arcimboldi nel capoluogo lombardo (2.300 posti).
Il concerto elegante
In occasione di questo tour teatrale il cantautore, nato ad Aosta ma cresciuto a Taranto, porta in scena uno spettacolo di altissimo livello, perfettamente adatto al luogo dove si svolge. L’ambientazione teatrale permette di cogliere ogni respiro del cantante, ma anche la purezza di ogni strumento e per gli arrangiamenti presentati tutto questo è essenziale.
L’aggettivo che meglio si adatta al concerto è "elegante". Grandi dinamiche sonore accompagnano una scaletta giusta, ponderata. Si passa dal piano al forte senza scossoni, con una grande fluidità d’ascolto. L’inizio non è da “pacca” (ma a parte alcuni episodi la “pacca” è assente in tutto lo spettacolo, sostituita da altri pregevoli momenti), si spinge più sull’emozione, tutto è delicato a volte rarefatto. Gli arrangiamenti sono molto corali nel senso che non esiste uno strumento che domina. Forse il violino (Rodrigo D’Erasmo) ha un ruolo un po’ più evidente ma anche le due tastiere e le chitarre (con Diodato all’acustica) lasciano un segno che non passa necessariamente (anzi quasi mai) per assoli fulminanti, ma si esprime (come tutto d’altronde) con un lavoro di cesello, di ricerca sonora.
Le atmosfere intense
L’intero concerto vive di parecchi crescendo, atmosfere sognanti, ampie melodie il tutto con una grande intensità ma nessuna banalità o momenti stucchevoli. Il risultato ben bilancia differenti aspetti dello spettacolo: la spettacolarità appunto, mai sopra le righe, il suono sempre perfetto e la parte interpretativa. Ed è proprio quest’ultima che colpisce molto. Diodato ha la grande abilità nel catturare la scena, di portare il pubblico con sé sul palco, rapendolo con la sua voce perfettamente intonata e con un registro che colpisce. Ma affascinano anche i suoi testi, le sue canzoni con le loro melodie. Durante le esibizioni, anche quando il suono e la canzone si fanno sottili non c’è un calo di attenzione, non c’è una parola che vola in sala. Anche questa è l’arte del teatro, la capacità di tenere la scena con autorevolezza, capacità che se non hai può anche trasformare il tutto in un dramma.
Alla già detta eleganza si aggiungono leggerezza ma anche consapevolezza, qualità ed emozione, il tutto per disegnare uno show perfetto, che dimostra come si possa portare in scena con convinzione e grande personalità la canzone d’autore facendola diventare popolare, di successo e moderna.
Perfetto
È un concerto perfetto anche per la messa in scena, soprattutto nell’aspetto del light design. Diodato e il gruppo sono per lo più illuminati di spalle, Antonio appare in silhouette, con un faro che lo illumina posteriormente. I giochi di laser esaltano la travolgente “Ma che vuoi” e l’intensa “Occhiali da sole” mentre altri effetti luce e uno schermo acidato dietro il quale si muove il cantante sulle note di “Ormai non c’eri che tu” amplificano la portata del brano. In più Diodato in alcuni momenti si muove come un tarantolato ma con estrema grazie e un ottimo controllo del corpo. Infine ci sono le canzoni con le loro parole, ma ci sono anche ampi momenti strumentali in cui il gruppo prende il controllo della scena.
Tra i momenti più significativi: “Paralisi”, “Occhiali da sole”, “La mia terra” (con un arrangiamento volto variegato) e la cover di “Cuccuruccuccù Paloma” che sostituisce la consueta cover di “Amore che vieni, amore che vai” di De André
Diodato dimostra di saper mettere in scena uno spettacolo di grandissimo livello, affascinante, appassionato e appassionante a cui il pubblico risponde con grande affetto capendo la portata di quanto sta andando in scena. Ovviamente poi i grandi successi di Antonio sono quelli più apprezzati e condivisi. Tutto molto bello, tutto molto bene.
Scaletta:
Un atto di rivoluzione
Mi si scioglie la bocca
Ubriaco
La luce di questa stanza
Mi fia morire
Quello che mi manca di te
Solo
Paralisi
Cosa siamo diventati
Così speciale
La mia terra
Cuccuruccuccù Paloma
Ma che vuoi
Ormai non c’eri che tu
Occhiali da sole
Un’altra estate
Adesso
Fino a farci scomparire
Fai rumore
Bis
Babilonia
Ti muovi
Molto amore
Che vita meravigliosa.