Joan As Police Woman: “Per scrivere devo sentirmi ispirata”

Fuori il vento spazza Milano, ma nell’albergo business è come essere in un bel non luogo, dove tutto si annulla, dove tutto diventa ovattato. Ho un appuntamento con Joan Wasser A.K.A. Joan As Police Woman; la cantante americana mi aspetta per una chiacchierata sul suo nuovo disco.
Quando scende dalla sua stanza quello che mi colpisce e mi stranisce è, dopo che si è tolti gli occhiali da sole, il suo sguardo: è un misto tra sorpresa, paura e soprattutto tanta curiosità. Due occhi che m’intimoriscono e mi fanno pensare che sta per iniziare un duro “lavoro” e che mi aspetta una chiacchierata ostica e spigolosa.
Ci sediamo, lei su un divano io su un puff (forse una situazione un po’ fantozziana), ma lei non è soddisfatta lo si vede subito. Si alza: “ahia - penso - se ne va già via. Mi ha preso male, le sto sulle palle!” Errato. Si alza per andare a prendermi una sedia più larga e confortevole “Non ti posso vedere in quel modo. Qui starai più comodo”.... e allora tutto cambia. Capisco che quegli occhi esprimevano solo curiosità e impazienza di poter parlare (anche se non sono il primo della giornata) del nuovo disco. Joan è affabile, cortese (mi offre caramelle alla liquirizia), le sue risposte sono brevi ma precise, spesso sorride e quando lo fa il fascino è tanto.
Dunque Joan As Police Woman ha un nuovo disco da raccontare: “Lemons, Limes and Orchids”, un ulteriore tassello di una produzione discografica molto variegata che include album a suo nome, album di cover, collaborazioni e una puntata nella musica africana con un disco, “The Solution Is Restless”, fatto con Tony Allen e Dave Okumu e “battezzato” da Damon Albarn.
Ed è proprio dagli ultimi due album che parte la chiacchierata con la newyorkese Joan.
"'Damned Evolution' (il suo ultimo album in studio “in solitudine” ndr) è del 2018, mentre tre anni fa ho pubblicato 'The Solution is Restless'. Tra i due dischi ho fatto tanti live ed un sacco di tour, soprattutto tour. Ma poi è arrivata la pandemia e in quel periodo ho lavorato in studio, ho preso la sessione di improvvisazione che ho fatto con Tony Allen e Dave Okumu e durante il lockdown ho creato 'The Solution is Restless'. Poi sono tornata in tour per tutto il 2022. Nel 2023 ho scritto le canzoni per questo album e le ho registrate tra Natale e Capodanno 2023”.
Nelle note che accompagnano l’album scrivi che eri pronta a fare un album che mettesse veramente in risalto la tua voce. Cosa significa? L'hai fatto? E in che modo?
"Beh, l'ultimo disco era molto ricco, c'erano un sacco di arrangiamenti, 20 cori, 20 armonie vocali, 40 parti di archi, tanta roba. Per questo disco volevo solo tornare a mettere la voce al centro. Non è che non lo fosse prima, ma qui ci sono arrangiamenti più semplici c’è più 'spaziosità'. Stavo cercando proprio questo".
In che modo avete registrato l'album?
"L'abbiamo fatto a Woodstock, New York, che è un paio d'ore a nord di New York City. È uno studio immerso nel bosco, con delle bellissime capre. E dormivamo tutti lì in studio, quindi è stato molto contenuto come tempo di realizzazione. Abbiamo passato là quattro giorni e abbiamo fatto il disco. Lo abbiamo registrato dal vivo, sai, separati, ma dal vivo, interagendo musicalmente tra l'uno con l'altro in tempo reale. Come lo spettacolo dal vivo".
“Lemons, Lime and Orchards”, Limoni, lime e orchidee, tre tipi diversi di piante. Perché hai deciso di intitolare l'album in questo modo?
"C'è una canzone che si intitola così, e sento che quando dico quelle parole vedo immediatamente quei colori, molto belli, brillanti. E quando ascolti la canzone, il testo da cui proviene è: bucce di limoni, lime e orchidee, etichette di sicurezza impigliate in un grande intreccio di umanità.
Sto guardando la spazzatura per terra a New York e spesso le cose che la gente butta via sono anche molto belle. Così ho preso solo la parte bella e ne ho fatto il titolo. Ma poi, quando ascolti la canzone, ti rendi conto che si tratta di oggetti scartati".
In questo album, i dispositivi elettronici sono usati in modo diverso e hanno più spazio. Perché?
"Li ho usati prevalentemente e soprattutto in due canzoni: 'The Dream' e 'Remember The Voice'. È così che le ho scritte, praticamente sono dei provini. Ho completato tutte le canzoni prima di registrarle con la programmazione della batteria. Ho provato poi in studio a sostituire la batteria programmata con una vera, ma non aveva lo stesso feeling. Quindi ho mantenuto la registrazione in quel modo".
Come scrivi le tue canzoni? C'è uno stato d'animo particolare che ispira la creatività o c'è una costruzione più complessa?
"Fondamentalmente, devo sentirmi ispirata. Poi vado al pianoforte, di solito al pianoforte, e comincio a suonare un accordo, una serie di accordi, e poi arrivano la melodia e il testo. Non ho una ricetta per scrivere una canzone, è diversa ogni volta. Per la canzone 'Lemons Limes and Orchids' avevo già scritto quelle parole e poi da quelle ho creato una canzone. Solo se sento qualcosa dentro me, so che lo esprimerò al meglio attraverso la musica.
C'è una relazione tra le parole e la musica?
"Assolutamente sì. Potrei cantare la stessa cosa, le stesse parole su una musica diversa, ma la sensazione sarebbe molto diversa. Quindi il suono della musica e l'armonia della musica influenzano molto il modo in cui suonano le parole".
Cosa vuoi esprimere o raccontare con le tue canzoni, e in particolare con questo album?
"In realtà sto solo esprimendo i sentimenti che ho provato negli ultimi due anni. C'è un grande amore nel disco e poi c'è una grande preoccupazione per il nostro mondo. In 'Long For Ruin' parlo di come a volte sembra che abbiamo un desiderio di morte come specie. Così leggo i giornali, devo leggere le notizie, devo sapere cosa sta succedendo. Quindi, se ti informi, tutto è molto difficile da digerire".
Cosa significa essere un musicista e scrivere canzoni?
"Non so cosa significhi. Sento che la musica può cambiare il mondo. La musica è l'unico linguaggio universale. Non ho bisogno di conoscere lo Swahili per suonare con qualcuno dello Swahili. E questo tipo di connessione è ciò che credo ci salverà tutti dalla rovina. Quindi, penso che fare musica sia la cosa più importante che possiamo fare, soprattutto collaborando".
A proposito di collaborazioni. Hai lavorato con alcuni musicista italiani, Ferdinando Arnò, gli Afterhours, i Calibro 35, Daniele Silvestri. Cosa sai della musica italiana di oggi e perché hai deciso di collaborare con questi musicisti italiani?
"Fondamentalmente le mie collaborazioni avvengono quando incontro delle persone e sento che c'è un buon feeling. E poi sono una molto curiosa. Quindi, se sento una sorta di buon rapporto con qualcuno, ci provo. Conosco un po’ di artisti italiani perché ho passato del tempo qui. Conosco i grandi cantanti come Paolo Conte e cose del genere, ma non mi ricordo i nomi".
Quanto è cambiata la tua musica rispetto ai tuoi primi album?
"Non lo so! Sono io che scrivo la musica, quindi sta a te dirmelo. Credo che la mia musica sia cambiata quanto sono cambiata io, che è molto per certi versi e niente per altri. Sono sempre me stessa. Credo però di sentirmi più sicura perché ho pubblicato 10 album. So che l'ansia che posso provare prima di scrivere un album si dissolverà presto, una volta che mi ci sarò immersa, perché ogni volta ho la stessa sensazione".
La tua musica è molto diversa album per album: le tue canzoni differenti tra loro, le cover, la musica africana…
"Questo è il mio atteggiamento. Amo tutti i tipi di musica. Se è buona musica, mi piace. Il genere non mi interessa più di tanto, sai. E mi piace suonare con altre persone, non sai mai cosa succederà ed è molto eccitante per me, specialmente se provengono da una tradizione diversa".
Anni fa il Times ti ha definito come la “donna più cool del pop”. È così? È giusto? Ti senti così?
"Non lo so (ride). Sono molto grata di poter fare musica. Quindi se qualcuno pensa che io sia figa, voglio dire, fate pure".
A ottobre suonerai in Italia, e non è la prima volta, suoni spesso nel nostro paese. Che tipo di spettacolo sarà?
"Avrò con me due musicisti straordinari. Jeremy Guston che suona la batteria: ha molte influenze sudamericane, brasiliane, e anche molto sperimentali. E poi ci sarà Will Grace, chitarrista, che è semplicemente spettacolare. E cantano entrambi. Quindi saremo noi a suonare molti strumenti, a muoverci, a cantare in armonia e a divertirci".
E come hai scelto i musicisti di questo album?
"Beh, ho avuto Meshell Ndegeocello al basso, bravissima. Già in passato abbiamo collaborato molto una con l'altra e fortunatamente lei ha suonato in questo disco. Chris Bruce è il chitarrista che suona con lei ed è uno splendido musicista. Daniel Minceris, è un tastierista semplicemente incredibile nell'incollare tutto insieme nella struttura. E poi i miei due batteristi preferiti: Parker Kindred, che ha suonato in tutti i miei album, e Otto Hauser".
Come potresti definire questo album?
"Beh, una delle prime interviste che ho fatto è stata con John Schaefer per la stazione radio WNYC, che ha detto di aver riassunto questo disco con una frase tratta da 'Lemons, Limes and Orchids', che è: 'Il dolore sa cosa fare'. Mi piace molto, perché il dolore sa cosa fare se ti prendi cura di te stesso. Può trasformarsi in un grande amore e può liberare uno spazio che non avresti mai creduto possibile. Quindi questa è la mia risposta".
È un album felice?
"Non so cosa sia la felicità. Ho provato molta gioia mentre lo scrivevo, questo sì. Sento molta gioia in questo disco e poi molta preoccupazione per il nostro mondo. Quindi è contemplativo e si prende il suo tempo. E sento che questo è il modo in cui l’ho vissuto, e mi piace molto".
Ci sono due parti diverse dell'album: la prima è più pop, la seconda è più intensa, più forte, più personale.
"Io sono così. Quindi sì, amo il pop e poi amo l'intensità".
Qual è l’album preferito della tua carriera?
"Oh, non posso dirlo. Non posso fare una classifica perché sono tutti, come hai detto tu, così diversi. Mi sono divertita moltissimo a farli tutti, onestamente. Questo è il più recente. E non l'ho ancora portato in tour. Quindi sono molto eccitata nell’attesa di farlo perché amo questo album, come tutti gli altri che ho fatto. Anche scegliere una canzone: è come la scelta di Sophie. Se non avessi creduto nella canzone, non sarebbe entrata nell'album. Le amo davvero tutte, non sono certo pentita di averle scritte e pubblicate".