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Red Hot Chili Peppers: il primo storico album compie 40 anni

Pur essendo audace non ebbe un grande successo e la band, ancora oggi, vorrebbe ri-registrarlo.
Red Hot Chili Peppers: il primo storico album compie 40 anni
Credits: ©elenadivincenzo

I Red Hot Chili Peppers, in più occasioni, hanno raccontato che vorrebbero ri-registrare il loro album d’esordio, “The Red Hot Chili Peppers”, uscito il 10 agosto 1984, primo disco ufficiale della band. L'album, che quest’anno spegne quaranta candeline, fu prodotto da Andy Gill dei Gang of Four, che, secondo le dichiarazioni dei membri originari, era contrario alle loro scelte stilistiche. Il cantante Anthony Kiedis riuscì col suo gruppo a completare la registrazione, ma non apprezzò il risultato finale, che considerava privo della carica innovativa del demo del 1983 da cui fu in gran parte derivato. Ai tempi la band entrò in studio a Hollywood con Jack Sherman alla chitarra e Cliff Martinez alla batteria, Jack Irons e Hillel Slovak erano impegnati con il loro secondo gruppo What is This?.

“Una volta ho sbirciato di nascosto il quaderno di appunti di Gill - ha scritto Anthony Kiedis nella sua bellissima autobiografia ‘Scar Tissue’ - e vicino al brano ‘Police Helicopter’ aveva scritto: fa schifo. Per me era uno dei gioielli della nostra corona, rappresentava il nostro spirito e la nostra identità: eravamo una forza di assalto, di suono ed energia, dinamici, alternativi, scioccanti. Leggere quelle parole ci ha fatto pensare: ok, stiamo lavorando con il nemico. Registrare l’album è diventata una battaglia”. In un’intervista con il Los Angeles Times, Flea, qualche tempo fa, ha parlato anche delle dinamiche interne alla band: “Credo che le canzoni del nostro primo album fossero buone, la band spaccava in quel momento. Ma Jack e Hillel se ne sono andati e abbiamo dovuto prendere un altro batterista e un altro chitarrista. Erano tutti e due ottimi musicisti, ma non avevamo la stessa intesa, mancava la connessione profonda che è alla base della nostra musica”. Il grande sogno del bassista è quindi quello di rimettere mano alle registrazioni, incidendo nuovamente quella prima colonna del tempio dei Red Hot. “Ho spesso voluto tornare indietro e ri-registrare quell'album, ma non riesco mai a convincere nessuno a farlo".

Il disco di debutto acquisì subito la fama di “insuccesso musicale”, raggiungendo solo la posizione numero 201 della classifica Billboard 200, e mantenendo questa posizione per otto settimane. Ma sarebbe sbagliato tirare sopra una riga e basta. Storicamente l'album, infatti, è stato uno dei primissimi a mescolare, in un vortice creativo, frammenti di musica black, rap e funk in primo luogo con “True Men Don't Kill Coyotes”, “Baby Appeal”, “Get Up and Jump”, “Why Don't You Love Me” e “Out in L.A.”, con schegge punk presenti in “Police Helicopter” e di jazz in “Mommy Where's Daddy” e preannunciando in alcuni momenti il rap-metal, “Green Heaven”. È vero, all'inizio non incontrò il successo sperato, perché il gruppo era alle prese con problemi interni e col produttore Andy Gill, e la loro musica era ancora in via di definizione. Col suo primo album la formazione inaugurò comunque l'idea di eseguire strofe rap su basi rock, anni prima dell'avvento del crossover.

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