David Bowie, gli inediti del box “Rock 'n' Roll Star!” (parte 2)
E' uscito il 14 giugno il cofanetto "Rock'n'roll star!", che raccoglie 5 CD e 1 Blu-Ray contenenti fra l'altro numerose tracce inedite che comprendono primi demo, outtakes, versioni alternative e registrazioni dal vivo, tutti risalenti al periodo pre, durante e post l'uscita dell'album "The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars". A questo link potete trovare l'elenco completo e dettagliato di tutte le tracce dei dischi del cofanetto. Qui il link per acquistarlo.
Qui di seguito, invece, trovate la seconda parte (la prima è uscita il 14 giugno, e la trovate a questo link; ne seguirà una terza mercoledì 19 giugno) dell'analisi e della recensione delle tracce inedite contenute nel box. Ne è autore Paolo Madeddu, indubitabilmente fra i massimi conoscitori italiani dell'opera di Bowie, come è ampiamente dimostrato dai suoi due libri di "storie dietro le canzoni" usciti per Giunti, intitolati rispettivamente "Changes (1964-1976)", uscito nel 2020, e "Blackstar (1977-2016)", uscito nel 2022.
CD2
Ziggy Stardust (John Peel Session 11 gennaio 1972)
A quasi un anno dal primo demo acustico, registrato in solitudine al ritorno dagli Stati Uniti, la marcia trionfale del sig. Stardust non è molto cambiata, e a quanto pare il suo autore non ritiene che abbia bisogno di ritocchi: casomai, di un po’ più di sincronia tra i componenti della band. È la prima esecuzione pubblica del brano, la cui versione definitiva è comunque stata registrata un paio di mesi prima, a novembre. L’album intanto è ancora incompleto (mancano tre brani, che verranno incisi a febbraio) ma la voglia di far sentire il nuovo materiale è irrefrenabile.
Queen Bitch (John Peel Session 11 gennaio 1972)
Brano fresco di pubblicazione (“Hunky Dory” è nei negozi da un paio di mesi), ma che era già stato presentato agli ascoltatori della BBC prima ancora di essere registrato in studio. A parte la qualità sonora, siamo molto vicini alla versione che verrà eseguita, con la tutina verde di Ziggy, per lo show televisivo “Ready Steady Go!” a poche settimane da questa (7 febbraio 1972).
Waiting For The Man (John Peel Session 11 gennaio 1972)
A questo punto della storia, il brano di Lou Reed era ormai un cavallo da battaglia di Bowie. Lo aveva registrato in studio nel 1967 subito dopo esser stato folgorato dall’ascolto dell’anteprima in acetato, e per quanto suoni inverosimile, aveva iniziato a suonarla in pubblico prima ancora che gli stessi Velvet Underground la pubblicassero. La sua ristrettissima fanbase poteva aspettarsela in ogni occasione: l’aveva già proposta due volte in show radiofonici del 1970, ma per la prima volta possiamo ascoltarla suonata dagli Spiders From Mars. Non è la più difficile delle canzoni, ma questa è una versione di buon livello, per il gagliardo assolo di Mick Ronson e per la grande serietà con cui Bowie imita il tono laconico dell’amico americano.
Lady Stardust (John Peel Session 11 gennaio 1972)
Come per “Ziggy Stardust”, ascoltiamo la prima esecuzione pubblica di un pezzo che due mesi prima è stato registrato per l’album. In realtà è anche una delle ultime. E forse è un’impressione, ma è come se dopo aver tenuto alto il voltaggio nei pezzi che abbiamo appena ascoltato, nel momento stesso in cui propongono questo fine lavoro di artigianato Bowie e gli Spiders sembrano rendersi conto che non gli stanno del tutto rendendo giustizia - o forse che la sua sottigliezza potrebbe perdersi davanti a platee eccitate. Dopo una dozzina di apparizioni nella setlist, a partire dal 1973 verrà giubilata fino al giubileo di Bowie: nel gennaio 1997, una versione eseguita con la band di “Earthling” sarà trasmessa dalla medesima BBC per il 50° compleanno dell’artista.
CD4
My Death (Live At The Music Hall, Boston, 1 ottobre 1972)
Un momento molto interessante per chi ha presente soprattutto la versione intensa ma deliberatamente melodrammatica dell'Hammersmith Odeon, l’anno successivo. Non c’è il piano di Mike Garson a volteggiare tra le strofe, ma soltanto la chitarra di Bowie, da solo sul palco durante i cinque minuti della sua versione de “La Mort” di Jacques Brel. La voce è molto più composta e sobria di quella di Ziggy, che non si è ancora appropriato del pezzo. Il senso di solitudine è accentuato dal finale: all’ultima strofa, dopo le parole “La mia morte aspetta dietro una porta, ma io non ho paura, perché davanti a quella porta ci sei… (pausa)”. A differenza dei fans adoranti che un anno dopo gli grideranno di slancio: “Io!” “IO!”, dalla platea nessuno interviene. Bowie procede a concludere e riceve l’applauso, ma non è ancora ciò per cui sta lavorando.
CD 5 (parte 1)
Looking For A Friend (The Arnold Corns version 2022 mix)
Rieccoci al mancato singolo degli Arnold Corns – e non sarà l’ultima volta. Venne testato anche con gli Spiders From Mars, come testimonia il “Live At The Beeb”, e il demo sul CD1 di questo cofanetto. Alcune parti di questo mix del 2022 sono riconoscibili nella versione finale, sulla quale Freddi Burretti (o più probabilmente, il chitarrista Mark Pritchett) sovraincise un cantato più pulito rispetto a questo, un po’ sguaiato. Quella fu la versione poi pubblicata dalla piccola etichetta Krazy Kat Records (e ascoltabile su YouTube) una volta che Bowie era finalmente diventato una star. Questo invece dovrebbe essere il primo dei due tentativi fatti il 17 giugno 1971. Tra le differenze più evidenti, la sparizione del pianoforte (che pure si può udire nei primi secondi), e Bowie che pare aggirarsi per lo studio cantando e gridando nei microfoni altrui, alle spalle di Pritchett o Ronson, o altri ancora - Mickey King? Geoffrey MacCormack? Anche i bowiografi più attendibili non si sbilanciano del tutto. Forse l’unico della brigata che non c’era quel giorno era proprio il presunto cantante, Burretti.
Hang On To Yourself (early Ziggy session take)
Nel maggio 1971 la versione pubblicata su singolo a nome Arnold Corns era passata largamente inosservata. Qui gli Spiders From Mars iniziano ad appropriarsi del loro inno, aumentandone a dismisura l’impatto (confrontare con la seconda traccia del CD1). È uno dei loro primissimi tentativi, e Bowie approfitta per valutare cambi di testo, facendo addirittura sparire il titolo nel ritornello. Strano ma vero, si citano gli Spiders From Mars, che già si muovono “come tigri sulla vaselina”, e le loro giovani amiche dalle rimarchevoli capacità contorsionistiche, ma l’invito nel ritornello è “Hang around”. Il contrario di quello che succederà a questo ritornello sperimentale, che non si vedrà mai più in giro.
Star (take 5 alternative version)
Per un pezzo che parla di trasformazioni, eccone una interessante – perché a differenza di quanto succede con la traccia appena vista (“Hang On To Yourself”), qui il ritornello è in sostanza quello che conosciamo, ma le strofe sono un filo più aggressive – “Qualcuno deve far saltare Wall Street, qualcuno deve uccidere gli uomini al potere, qualcuno deve fumare il cielo”. Con amabili “Sha-la-la” di sottofondo, e un’altra prova di compattezza degli Spiders.
Lady Stardust (take 1 alternative version)
Si direbbe un esperimento. “E se invece la cantassi più bassa di un’ottava?” L’effetto è spiazzante (a tratti sorge il dubbio che a cantare non sia realmente Bowie, ma la voce di Mick Ronson non è mai stata così grave). È pur vero che la canzone è ispirata da una drag queen: può darsi che stia azzardando una sua interpretazione del personaggio.
(la terza parte uscirà mercoledì 19 giugno)