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Don Joe e il suo “Istinto animale”: “Nella musica serve cultura”

E sul ritorno del Cerbero: “Vedere i Dogo, per i giovani, è come essere sverginati”.
Don Joe e il suo “Istinto animale”: “Nella musica serve cultura”

“Istinto animale” è un cocktail tra passato e presente, in cui Don Joe ha mescolato, grazie all’attitudine che lo contraddistingue, sonorità old school e moderne. È istinto selvaggio che si fa musica, una canzone che si prepara a graffiare l’estate. Ad accompagnare il produttore ci sono Gué, Ernia e Annalisa. Un singolo nato in mezzo al ritorno dei Club Dogo, un’altra tappa fondamentale e viva del suo percorso.

“Istinto animale” è ricco di riferimenti, non è il classico singolo estivo.
Da tempo volevo tributare “Apache” della Incredible Bongo Band (uscito nel 1973, nr). E tributare quella cultura, anche quella del ballo, dei b-boy e della break dance. È un pezzo che riprende dal passato, ma strizza anche l’occhio al presente e non solo, ci sono anche influenze che arrivano dal 2000 quando il rap si mischiava con l’r&b, basti pensare a Jennifer Lopez. E infatti Annalisa è stato il primo nome uscito per questo genere di canzone.  Gué ce l’ho in casa ed Ernia mi piace perché è sia forte nel rap che nei brani più pop.  

È un mondo che senti tuo?
Quelle sonorità mi appartengono, fanno parte della mia cultura di produttore: il funk e il sound di quel tempo riaffiorano anche nei dischi dei Club Dogo. Gué mi ha confessato che era da tempo che voleva fare un pezzo così proprio con Annalisa.

Perché Annalisa, secondo te, è così tanto sotto i riflettori della scena urban? Penso anche alle sue recenti collaborazioni con Capo Plaza e Tedua.
Perché è una di quelle voci che si sposa bene, direi meglio, per questo genere di produzioni. Le canzoni di Tedua e Plaza sono due esempi di pezzi pop con sonorità però moderne. Finalmente abbiamo capito che il pop può entrare nel nostro mondo, su un sound più urban. Io ci provai già con un vecchio album a portare avanti questo processo (“Ora o mai più” del 2015, ndr), ma forse era troppo presto. Annalisa, per me, ha ancora tanto da dire.

“Istinto animale” è un brano senz’altro aperto e divertente, ma c’è anche cultura alla base. Nella scena urban italiana vedi la stessa ricerca?
C’è una riscoperta del sample, utilizzato anche con degli strumenti più veloci. Io usavo il campionatore, ma era macchinoso, mentre i ragazzi usano sampler virtuali che funzionano. Sixpm, produttore di oggi molto influente, è tornato al campionatore. Ed è effettivamente qualche cosa di molto significativo perché prendere il campione originale usando una fonte analogica offre calore unico al brano. Facendo un discorso più generale: tanti produttori hanno delle belle idee, ma non hanno spesso la voglia e la cultura di recuperare dal passato, non vanno più indietro di un decennio.

Questo brano è nato in mezzo al ritorno dei Dogo. Vuol dire che hai trovato il tempo anche di fare altro.
Sono sempre in studio, ascolto musica tutto il giorno. Sono sempre attivo e coltivo la mia curiosità. Lavorare sulle canzoni ormai è la mia routine. Adesso, in America, mi sembra che la nuova tendenza sia quella di riprendere i classici del 2000, che fanno parte della cultura delle nuove generazioni, e rivisitarli in chiave trap. È come quando io riprendevo il soul dei decenni prima di me, il recupero è sempre un processo interessante.

Quello che è successo intorno al ritorno dei Dogo (dieci Forum di Milano sold out una data a San Siro) è la fotografia di quanto il rap sia cresciuto nel tempo?
Sì e per me è bellissimo. Per tanti ragazzi è stato pazzesco poter vedere per la prima volta quello che per tanti di loro è un mito musicale, che non avevano mai visto live. Tornare con un disco e con una serie di concerti, come abbiamo fatto noi, per molti è stato come trovarsi davanti qualche cosa di nuovo che avevano solo sognato e immaginato, è stato come essere sverginati. E poi Jake e Gué sono due personalità fortissime, e io credo di essere stato un produttore che ha cambiato anche la figura stessa del produttore, non più alle spalle dei rapper, ma sullo stesso piano. Poi torniamo alla cultura: negli show dei Dogo si vedono i vari decenni musicali che abbiamo attraversato e che ci hanno ispirato, i tanti riferimenti. Noi siamo rimasti perché non ci siamo fermati all’attimo, ma abbiamo approfondito, scavato nella musica. E questo si fa sempre meno nella musica di oggi.

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