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Per fortuna c'è chi come Appino se ne frega dei tormentoni estivi

“Le vecchie maniere” parla del qui e ora con un linguaggio che arriva da lontano.
Per fortuna c'è chi come Appino se ne frega dei tormentoni estivi

Appino è tornato a sorpresa con un nuovo brano: “Le vecchie maniere”. Dopo la pubblicazione, lo scorso autunno, di “Humanize”, suo ultimo e sperimentale lavoro solista, il cantante, chitarrista e penna degli The Zen Circus regala ai fan un nuovo episodio che arricchisce la sua discografia di un’ulteriore piccola grande gemma, che punta sulla semplicità, ma non per questo non lascia il segno. Chitarra acustica, armonica, voce, parole e fruscii: “alla vecchia”, verrebbe da dire, con una freschezza autorale tutt’altro che scontata. Per fortuna c’è chi come lui, infatti, se ne frega dei tormentoni estivi, non tanto dell’idea pop che li muove o li alimenta, Appino infatti è un grande amante delle sonorità più aperte, ma se ne frega di una musica stagionale di plastica che sembra avere il ruolo di ipnotizzare, e che il cantautore toscano rifiuta. Il pezzo che ha pubblicato, dal sapore folk, passa da immagini quotidiane a riflessioni sulla guerra, da fotografie di amici a sguardi personali fino a istantanee del presente, anche ironiche, e al racconto di un potere che oggi sa cambiare pelle, o meglio vestito.

“Le vecchie maniere” paradossalmente è un pezzo sì estivo, in realtà, ma da campi di grano, prati e colline in cui provare a trovare un po’ di pace, una tranquillità regalata dalla musica nonostante i tempi bui, scolpiti nelle parole di Appino. Un flusso di coscienza profondo e potente che, se lo avesse fatto un rapper, urleremmo al miracolo. Questa canzone è figlia e conseguenza del lavoro sull’ultimo disco, che l’artista stesso definisce “lungo e modernissimo”: se “Humanize” esplorava, appunto, il concetto di umanità ed era tutto rivolto verso l’esterno, verso l’altro, in ascolto, con grandi sperimentazioni anche a livello musicale, nel nuovo brano Appino torna a una dimensione squisitamente folk, diretta, intima, pur rimanendo totalmente nel contemporaneo per quanto riguarda i temi:

“È una canzone - racconta il cantautore - ma anche una dichiarazione di intenti. Nonostante il titolo parli di oggi, ora, adesso e qui. Ma lo fa usando un linguaggio del passato. L’ho scritta a mano e di getto sul mio vecchio quaderno in un locale vicino a casa mia chiamato ‘Ai Paparazzi’. Il giorno dopo ho preso il testo e l’ho musicato nel modo più semplice possibile, utilizzando una melodia che avevo in testa da qualche tempo, traducendo il tutto in uno standard folk. Dopo averla provata e riprovata l’ho registrata in presa diretta sul mio vecchio Fostex a cassette: niente computer, niente arrangiamento, niente sovraincisioni: voce, chitarra, armonica, parole, fruscio. Fatto questo ho chiesto a Davide Barbafiera di recarsi in un luogo dove andavo tantissimi anni fa, per fare delle riprese e delle fotografie, con una vecchia telecamera MiniDV e una vecchia Polaroid. Non c’è niente di nostalgico in questa ‘operazione’, ero solo curioso di vedere cosa succedeva a parlare di attualità usando solo medium del passato. Probabilmente una necessità figlia del lavoro contrario (lungo e modernissimo) intrapreso con ‘Humanize’. E anche a suo modo una tradizione: chiudere la terza esperienza solista come fu con ‘Il lavoro mobilita l’uomo’ nel 2013, ovvero con una canzone chitarra e voce”.

“Le vecchie maniere” è quindi un esperimento analogico a livello musicale, ma anche nell’apparato estetico che lo accompagna: come già, in senso contrario per “Humanize” e i suoi videoclip e foto dai colori estremamente brillanti e dai costumi ricercati, per questo nuovo episodio Appino ha scelto un gusto che richiama al passato e agli strumenti di qualche decennio fa anche per il videoclip legato al brano.

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