Vale Lp abbraccia le imperfezioni e si mostra in purezza
Neppure la pioggia battente sul palco del concertone del Primo Maggio è riuscita a spegnere la sua energia vulcanica. Vale Lp è una tavolozza piena di colori, di stati d’animo e idee. Ma è tutt’altro che altalenante o incerta, nella sua molteplicità musicale ha le idee chiare, lucide. “Guagliona”, il suo primo progetto, è un disco di esplorazione. Dopo aver pubblicato alcune tracce su SoundCloud, nel 2021 ha partecipato a XFactor dove arriva fino alle fasi finali, nel 2023 è uscito un primo ep dal titolo “E sono felice”, lo stesso anno della partecipazione a Sanremo Giovani dove si è presentata con “Stronza”, arrivando alle battute finali. Vale Lp ha tratto e trae linfa vitale da tutto, anche dalle imperfezioni, che difende e tutela perché “pure”, e dagli errori, che usa come trampolini per rilanciarsi e crescere. È proprio nell’"imperfezione", declinata sotto una forma quasi spirituale di contrapposizione al plasticoso tutto-bello-perfetto dei nostri giorni, che ha trovato un modo magico, interessante, e per nulla scontato, di raccontarsi.
Valentina, quando inizia a prendere forma questo album?
Dopo l’esperienza di X Factor, che ho fatto forse in modo poco cosciente. Non avevo mai avuto esperienze live. Il mio progetto, infatti, era nato durante la pandemia. E non avevo competenze televisive. Uscita da lì, mi sono detta: voglio fare musica. E la voglio fare suonando. Per farlo, ho iniziato a vivere, a raccogliere esperienze. Le canzoni sono arrivate da sé.
Come lo descriveresti?
Il disco può risultare semplice e allo stesso tempo profondo, quasi una contraddizione che non solo risiede in me, ma anche in tutte le canzoni che, per l’appunto, giocano sui contrasti, su figure agli antipodi e sulle incoerenze. L’album raccoglie gli ultimi due anni della mia vita, vissuti nel segno della musica, senza farmi distrarre da sciocchezze. Non mi sono imposta il diktat: devi fare un disco. Ne ho sentito l’esigenza, soprattutto dal punto di vista musicale più che di racconto personale.
È un album che, si sente, nasce del segno di “suono vero”. È stato fatto pensando ai live?
Il disco è nato da delle jam, ho scritto i testi dopo. È un disco di cuore (prodotto da Enrico Dadone, ndr). E non è solo mio, ma di più persone. Non è, infatti, il solito disco di una ragazzina che dalla cameretta racconta la sua storia. Non è così. È nato in studio, tutto suonato, con me e i musicisti che jammavamo, è un album che, al netto di qualche canzone più intima, ha anche una forte dimensione di intrattenimento. Ci sono pure delle scelte stilistiche: ho deciso di togliere l’autotune, di abbracciare le imperfezioni della mia voce perché non volevo nascondermi dietro nulla. Volevo che uscisse anche la mia dimensione più acerba, quella non perfetta, insomma quello che sono.
“Guagliona” è un progetto dai tanti e diversi linguaggi, come racconta anche la cover, immersa tra passato e presente, tra identità e molteplicità espressiva.
È un disco che non ha l’ansia di identificarsi in qualche cosa a livello musicale e neppure contenutistico. Ci sono tanti lati di me. Ma perché devo essere una cosa sola? Mi sono detta: devi essere e basta. Da qui l’idea di improntare la comunicazione più sugli altri che su di me, anche perché questo lavoro è poco ego-riferito, gioca su più dimensioni narrative.
Hai partecipato a “Sanremo Giovani 2023” con “Stronza”. Sinceramente: è andata come speravi?
Sanremo è stata un’esperienza stranetta perché, dopo X Factor, mi sono ritrovata in un’altra dimensione televisiva. Non ho vissuto l’iter del ‘dover scrivere’ un brano per Sanremo, mi è stato proposto e l’ho fatto. Mi sono detta: perché no? E alla fine sono rimasta contenta: sì, mi sono vista incerta su alcune cose, migliorabile su tantissimi aspetti, ma è giusto così. Sono materia viva. Faccio musica anche per affrontare le mie paure. In un mondo in cui tutti sono perfetti o fingono di esserlo, sbagliare per crescere ha il suo valore.
Questo tuo “imparare dagli errori” è un valore.
Le imperfezioni regalano grandissime occasioni di crescita. Pensa alla nascita della distorsione fuzz. Come spesso succede, il tutto fu frutto di un errore, o meglio, di un problema sopravvenuto in studio di registrazione a causa di un amplificatore che si era danneggiato dopo essere caduto. Fare determinate esperienze, non riuscite al massimo, sprona: ho iniziato a prendere lezioni di canto, a studiare maggiormente, a lavorare sulla musica in modo diverso.
Nel disco passi da “Fortuna” a “Cose che non dico a nessuno” ad “Amici Nemici”, uno dei brani più belli e divertenti. Sono tutti molto diversi. Come si trova un equilibrio?
In certi brani sembro una bambina, in altri una donna (ride, ndr). A livello sonoro salto da un mondo all’altro. Non è una mia esigenza, ora, riconoscermi in qualche cosa di definito. Forse sarà questa ‘incoerenza’ a essere il mio linguaggio, chi lo sa. Sto esplorando, sto conoscendo e conoscendomi.
Hai un idolo musicale che ti ha spronato o che vedi come una guida?
No, non è stato un idolo musicale a spronarmi, ma l’arrivo dell’amore nella mia vita. Ho incontrato una persona che mi ha fatto innamorare. Non mi era mai successo. Ho imparato a vedermi e a vedere la vita in modo diverso e questo mi ha aiutato tantissimo anche sul fronte artistico.