Fargetta: “Il pop di oggi? Alla fine resteranno poche cose”

“Chiunque oggi ha la possibilità di comporre e registrare davanti a un computer. Spotify di qua, Spotify di là. Però, poi, bisogna rimanere. Può dirti bene se azzecchi una hit, ma devi dare continuità alla tua carriera”, dice Mario Fargetta, per gli amici semplicemente Fargetta, uno dei dj più conosciuti e amati dal grande pubblico. Leggenda della musica dance italiana degli Anni ’90 e membro dell’all-star team DeejayTime - composto insieme a Molella, Prezioso e Albertino, con il quale conduce ogni giorno su m2o, 1,7 milioni di ascoltatori al giorno nel 2023, il programma “Albertino Everyday”: i quattro saranno in tour sui palchi dei festival italiani a partire dal 21 giugno e per tutta l’estate - è autore e produttori di molti dei pezzi che hanno fatto la storia del genere, da “The music is movin’” a “This time (Sexy night)”, passando per “I will rise again”, “The beat of Green”, “Goot times” e “Shining star”. Come remixer ha trasformato in versioni dance brani italiani di Adriano Celentano, Jovanotti, 883, Fiorello, Articolo 31, Lucio Dalla, Raf, Paola e Chiara. Dopo “In your eyes”, rifacimento di “Tu mi hai capito” di Madame e Sfera Ebbasta che ha raggiunto oltre 3 milioni di visualizzazioni su TikTok, con lo pseudonimo di Get Far - che è chiaramente quasi l’anagramma esatto del suo cognome - Fargetta ha appena pubblicato insieme al suo braccio destro LennyMendy e alla vocalist Kel una nuova versione di “Figli delle stelle”, l’evergreen di Alan Sorrenti originariamente uscito nel 1977. Sorprendente.
Perché “Figli delle stelle”?
“Perché grazie a TikTok, dove è diventata un trend, l’hanno scoperta anche i ragazzini, compresa mia figlia. Sembrava una ruffianata (ride). Ma non è stato semplice rifarla. La versione originale è un classico. Questo non è un remix: ce ne sono fin troppi, anche house. È un rifacimento vero e proprio: abbiamo cercato di non usare il riff della chitarra, ultranoto. Ci siamo riusciti in parte: all’inizio non c’è, ma in sottofondo, nel brano, l’abbiamo lasciato, anche se poi non l’ho messo in evidenza nel mix. E Kel, talentuosissima, ha riscritto in inglese parte del testo”.
Come l’hai conosciuta?
“Grazie all’etichetta discografica, la Ego. Mi ha sorpreso il coraggio che ha avuto nel rimettere mano al testo di un brano così conosciuto”.
Ad Alan Sorrenti l’hai fatta ascoltare?
“Non ho capito se gli è arrivata o meno (ride). Se ne è occupata l’etichetta. Ha scritto un capolavoro: ‘Figli delle stelle’ era un pezzo troppo avanti già all’epoca, a livello di sonorità e di atmosfere. Ha attraversato quasi cinquant’anni di storia della musica: potrebbe uscire domani, per quanto rimane sempre freschissima”.
Il tuo socio Albertino dice che la musica che gira oggi è “tutta una gigantesca cover”. Ha ragione?
“Parlo da produttore: sarebbe meglio creare una canzone nuova piuttosto che rifarne una del passato, ma creare una nuova hit non è facile. E soprattutto, non è facile che lo diventi, una hit. Tanto vale prendere spunto dalle canzoni vecchie o per fare cover dichiarate, ma con suoni nuovi, come ho fatto io, oppure per costruirci sopra canzoni nuove che però mantengono elementi già familiari agli ascoltatori”.
È il caso dei campionamenti, che ormai sono abusatissimi.
“A me sembrano operazioni interessanti. Non sono apocalittico: tanto i ragazzi giovani neppure le conoscono, le canzoni vecchie che ispirano quelle nuove”.
La musica pop italiana come se la passa?
"Credo bene. Gli artisti fanno tutti numeri giganteschi”.
E la qualità?
“C’è e non c’è. Credo che poi alla fine ne rimarranno pochi: quelli che realmente valgono”.
La musica italiana è da esportazione?
“Mi pare che all’Eurovision ultimamente abbiamo fatto delle gran belle figure. Più in generale, penso che ci siano tanti artisti italiani che stanno rappresentando con orgoglio la musica nostrana fuori dai confini nazionali: mi vengono in mente i Meduza, veri e propri ambasciatori della dance italiana nel mondo”.
Il revival degli Anni ’90 come te lo spieghi?
“Fu un decennio incredibile, quello. E irripetibile. Se penso a tutte le hit che sono uscite in quegli anni mi vengono i brividi: sono canzoni che tutti conoscono, quando suoniamo insieme ad Albertino, Molella e Prezioso. E che ti mettono il sorriso”.