Rockol30

Ligabue come non credevate di sentirlo

Esattamente 20 anni dopo il suo esordio il musicista di Correggio saluta paure e angosce del passato
Ligabue come non credevate di sentirlo

La nona di Ligabue ha come titolo "Arrivederci, mostro!" e venne pubblicata l'11 maggio 2010. Coincidenza vuole (voluta o meno) che l'album uscì esattamente venti anni dopo l'omonimo disco d'esordio del musicista di Correggio. "Con "Arrivederci, mostro!" intendo salutare alcune paure e angosce del passato", disse al tempo Luciano Ligabue. Questa la recensione che scrisse per noi Daniela Calvi.

Essere un artista del calibro di Luciano Ligabue non dev'essere cosa facile, specie arrivati a questo punto, con vent'anni di carriera alle spalle, concerti sold out ovunque, singoli sempre azzeccati, album, come "Lambrusco & Popcorn" o "Buon compleanno Elvis", che sono entrati nella storia della musica italiana. Cosa c'è di non facile in tutto questo? C'è che negli anni bisogna mantenere una certa credibilità, c'è che l'attesa per i nuovi dischi da parte della stampa e dei fan è sempre più pressante, c'è che - come dice il Liga stesso - più ci si espone più si rischia di essere sotto giudizio.
E allora eccoci qui, a fare il nostro mestiere come Ligabue fa il suo: lui pubblica dischi, noi aspettiamo di recensirli, e questa volta, chi vi scrive, si è concessa del tempo per ascoltare e riascoltare il disco, quindi non sarà più una prima impressione, ma sarà una valutazione (che termine odioso!), dettata da un'analisi più appronfondita.



Il disco inzia sempre e comunque con le chitarre (che dopo qualche ascolto sembrano meno invadenti rispetto all'impatto sonoro di un primo passaggio) aggressive di "Quando canterai la tua canzone", un brano tortuoso per i sobbalzi della sezione ritmica, sovrastata da una voce a volte in primo piano, altre sussurrata, come quando recita - forse rivolgendosi a suo figlio Lenny - "ma scegli tu fra botte e rime, e scegli tu fra inizio e fine, e scegli tu, ma scegli tu per primo". Si prosegue tra canzoni d'amore come la bella ma ordinaria, tipicamente in stile Liga "Ci sei sempre stata", una ballad sentimentale come sa scrivere il Nostro, dove sul finale, oltre a un lungo assolo di chitarra di Corrado Rustici (produttore dell'intero disco), si ha un picco emozionale quando il Liga chiude nella strofa un discorso fatto ad inizio canzone: "più ti guardo e meno lo capisco quale giro hai fatto, ora parte tutto un altro giro, e ho già detto tutto".

Ci sono canzoni che è vero, dal Liga non ti aspetteresti mai, e che forse ed è lui il primo a dirlo - sono un po' fine a se stesse, come lo sfogo contro tutto e tutti sotto forma di lettera-canzone al suo amico di sempre Francesco Guccini. Un brano, "Caro il mio Francesco", che non lascia spazio a interpretazioni e fa solo pensare, dopo pochi secondi, che la formula cantautorale della canzone in stile "L'avvelenata", non renda molta giustizia a Ligabue, che forse avrebbe colto più nel segno cantandola a modo suo.

Un altro brano che lascia senza fiato per via dello stupore, o forse dell'incredulità di chi lo ha ascoltato, è "Quando mi vieni a prendere", canzone dedicata alla tragedia di Bruxelles che ha visto un ragazzo entrare in un asilo e ammazzare insegnante e due bambini. Il testo è pregno di sensazioni e movimenti, Ligabue per la prima volta fa parlare un bambino, con le stesse parole e gli stessi pensieri che potrebbe avere realmente: gli fa fare colazione ("la mattina il mio stomaco si chiude"), lo porta all'asilo in macchina ("il latte viene su e mi comincio a preoccupare"), lo porta dalla maestra ("oggi sembra più nervosa") e lo fa pregare perché la madre quel giorno gli faccia una sorpresa e lo venga a prendere prima ("quando finisce la scuola? quando torniamo ancora insieme a casa?"): straziante, questo brano della lunghezza di sette minuti, è straziante. Una di quelle canzoni che ci si chiede se sia il caso non tanto di scriverle, ci mancherebbe, quanto di pubblicarle. Così toccante, così cruda, che forse sarebbe stato meglio pubblicarla su un prossimo libro, piuttosto che darle voce e musica e inserirla in un disco.

Il resto dell'album procede normalmente, tra schitarrate e ritornelli come per il singolo "Un colpo all'anima" (presentata anche in una più che convincente versione acustica), tra arrangiamenti prima rock e poi swing, come nel caso della divertente e scanzonata "Taca banda", dove suona alla batteria il figlio del Liga, oppure canzoni semplici ed immediate come "Atto di fede", caratterizzata da dei controtempi sulle strofe, oppure la springsteeniana "Nel tempo", brano dedicato ai cinquant'anni del Liga che ripercorre attraverso immagini e ricordi il suo mezzo secolo di vita, caratterizzata da accelerazioni, sezioni ritimiche potenti e controcori che esaltano alcuni passaggi del testo.

Le canzoni migliori sono sicuramente "Il peso della valigia", una poesia scritta tempo fa da Liga e che ha voluto mettere sotto forma di canzone nel disco, arrangiata in maniera delicata e composta, che lascia il segno una volta che passa per via della tenerezza e della sensibilità racchiuse in testo e musica, e "La verità è una scelta", forse quella dall'arrangiamento più duro e diverso dal solito, ma che invade con la giusta potenza per via di un ritornello immediato, un brano che spaccherà in due il pubblico, chi lo odierà e chi lo amerà dal primo ascolto, e noi, che siamo più in là di un primo ascolto, la promuoviamo a pieni voti.

Eccolo, il nuovo disco di Ligabue: un album omogeneo per quanto riguarda gli arrangiamenti, ma diverso per intenzioni e contenuti. Al pubblico - e anche alla stampa - il disco è arrivato da una decina di giorni: speriamo l'abbiate sentito per poi decidere da soli se farvi coccolare o meno dal solito Ligabue, oppure spalancare gli occhi e le orecchie davanti ad un rocker con qualche esperienza in più da raccontare, come non credevate di sentirlo.

Schede:
La fotografia dell'articolo è pubblicata non integralmente. Link all'immagine originale

© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Policy uso immagini

Rockol

  • Utilizza solo immagini e fotografie rese disponibili a fini promozionali (“for press use”) da case discografiche, agenti di artisti e uffici stampa.
  • Usa le immagini per finalità di critica ed esercizio del diritto di cronaca, in modalità degradata conforme alle prescrizioni della legge sul diritto d'autore, utilizzate ad esclusivo corredo dei propri contenuti informativi.
  • Accetta solo fotografie non esclusive, destinate a utilizzo su testate e, in generale, quelle libere da diritti.
  • Pubblica immagini fotografiche dal vivo concesse in utilizzo da fotografi dei quali viene riportato il copyright.
  • È disponibile a corrispondere all'avente diritto un equo compenso in caso di pubblicazione di fotografie il cui autore sia, all'atto della pubblicazione, ignoto.

Segnalazioni

Vogliate segnalarci immediatamente la eventuali presenza di immagini non rientranti nelle fattispecie di cui sopra, per una nostra rapida valutazione e, ove confermato l’improprio utilizzo, per una immediata rimozione.