Kina e "Get you to the moon": "All’improvviso è cambiato tutto"

È maschio, americano e fa parte del Billions Club di Spotify. Sono questi gli indizi per la prima ed eccellente featuring di Kina, il giovane talento di Acerra, che in poco tempo ha fatto parlare tutto il mondo di sé, entrando, come primo italiano, con un brano inedito, “Get you to the moon”, nell’esclusiva classifica della piattaforma digitale svedese.
Di più non vuole svelare: “ci sarà modo di parlarne approfonditamente”, ci comunica, “Non manca molto”.
Lo raggiungiamo con una call su Zoom, mentre passeggia per le vie di Los Angeles. E ci consegna un po’ del suo tempo.
“Cosa mi è successo? Non l’ho capito neppure io. All’improvviso è cambiato tutto e dalla mia cameretta di provincia sono stato sbalzato nell’Olimpo della musica internazionale”.
Dicono tutti così, poi magari ci sono altre dinamiche…
“Lo pensano in tanti, qualche hater mi scrive e mi chiama raccomandato, mi dice che chissà come sono arrivato qui. C'è pure uno che io chiamo l'ingegnere. Beh, lui sa come si fa un successo da miliardi di ascolti. Dice: ci vuole un po’ di questo, un po’ di quest’altro. Mi viene da ridere. Io mi sono solo espresso. Sai, sono timido e la musica era l’unico modo che conoscevo per comunicare”.
Partiamo dall’inizio. Perché il nome Kina, ha qualcosa a che fare con la band hardcore aostana di culto negli anni '80/'90?
“No, giuro che non la conoscevo. Ma poi in tanti mi hanno scritto, fan della band, dicevano che ero un usurpatore di nomi, e così mi sono andato a informare e li ho scoperti”.
E quindi Kina, perché?
“Per puro caso, diciamo. Erano con i miei compagni dell’Itis di Acerra, dovevo mettere le mie canzoni su un cloud e avevo bisogno di un nome per il progetto. Ognuno disse la propria, poi il mio amico Michele tirò fuori Kina. “E’ breve e si ricorda”, disse. E così sono diventato per tutti Kina!”.
Come hanno reagito loro al grande successo?
“Giuseppe è sempre con me, purtroppo Michele non lo sento da un po', ma sono stati tutti molto importanti””.
Ti ricordi il primo tentativo di canzone?
“Sì, me lo ricordo; erano comunque note tendenti al progressive house, electro house, prendevo ispirazione da gente come Axwell, Avici. Ovviamente non era bellissimo quello che ne veniva fuori, sai, ero piccolino, però iniziava ad avere un senso. Poi col progetto Kina ho cambiato proprio mentalità, ho smesso di seguire mode e tendenze e ho fatto quello che sentivo”.
Quanto pensi che le serie tv internazionali che hanno utilizzato le tue canzoni abbiamo giocato un ruolo decisivo nel successo dei brani?
“Penso o mi piace pensare che ci siamo aiutati a vicenda. Quando “Get you to the moon” è stata presa per la serie di Netflix “On my block” aveva già 300 milioni di streaming".
Ti ricordi quando è arrivata la proposta con la Columbia Records? Come succede a molti, pensavi a uno scherzo?
“Quasi. Mi ricordo che stavo giocando alla Xbox e a un certo punto l’Iphone ha cominciato a suonare all’impazzata. Erano mail che arrivano dalle più grandi major mondiali. C’era Warner, Universal, Columbia. A quel punto ho potuto scegliere. Ho guardato i roster e ho deciso per quello a me più affine, dove c’era Harry Styles, la musica con cui sono cresciuto, dal punto di vista professionale. Così ho firmato con Columbia”.
E i tuoi genitori come hanno reagito quando hanno capito che t’avevano perso?
“Dicevano stai attento, è pericoloso, questi chissà cosa vogliono. Non capivano neppure loro. Oggi, invece, sono molto sereni. Continuano a fare la loro vita di provincia, per loro non è cambiato niente”.
La cosa più brutta che ti hanno scritto sui social?
“Che è 'sta lagna, napoletano di merda... i classici. Ovviamente mi toccano poco, perché mentre io faccio quello che ho sempre sognato, loro hanno, come massima aspirazione, quella di venire a insultarmi”.
Cosa ti aspetti che la tua musica possa rappresentare per chi ti segue?
“Mi basta che serva a qualcosa, a risollevarsi in un momento di tristezza, a trovare un momento di gioia. Qualcuno mi ha anche scritto che aveva pensato al suicidio, ma poi, in qualche modo anche con la mia musica ha cambiato idea. È questo quello che mi fa stare bene”.
Dove vivi adesso?
"Sono un po’ nomade. Stabilmente vivo a Lisbona, e spiego perchè. Ho capito che Acerra mi aveva dato tutto quello che poteva darmi in termini di ispirazione e creatività. A Lisbona c’è il mare, mi ricorda Napoli e la gente è meravigliosa. Anche il cibo è ottimo. Mi trovo veramente bene. Poi chissà, magari in futuro cercherò altri lidi”.