Il "Pastiche" di De Gregori e Zalone è un serio divertissement

De Gregori e Zalone è il duo che non ti aspetti: uno al piano a coda, suona con piglio da jazzista, l’altro alla voce, con la sua esperienza. Assieme interpretano canzoni del repertorio del cantautore, di colleghi come Paolo Conte e brani inediti che hanno composto per "Pastiche", l'album che esce domani. Entrambi sembrano molto divertiti e contenti della situazione: un mini concerto per la stampa e gli addetti ai lavori per la presentazione di questo inaspettato progetto comune. Luca Medici gioca sulle battute e sull’understatement, anche se ha una storia da cantante e musicista che fa parte della sua carriera di attore. ; De Gregori, sta al gioco, anzispesso lo conduce: ad un certo punto improvvisano “Generale” - che non hanno mai suonato assieme e non è sul disco - e il cantante si mette a fare la voce di Vasco Rossi…
“Sono andato a molestare Checco nella sua città, non lo conoscevo. Un vero stalker…”, racconta ridendo De Gregori. “Da lì poi abbiamo fatto amicizia, ci siamo confrontati e frequentandolo ho sentito come suonava il pianoforte. Così è venuta l'idea di fare qualche cosa insieme, di utilizzare questa sua dote sì conosciuta ma fino a un certo punto”.
L'album è un divertissement ("vedendoci suonare avete capito perché l'abbiamo intitolato così", scherza Zalone). Ma anche e sopratttuto un’operazione seria, nelle scelte e nelle interpretazioni: “È una parola antica per un disco che ha varie fonti, una contaminazione tra generi, stili e interpreti. Per questo abbiamo pensato proprio di qualificare Checco come pianista e musicista”, continua De Gregori. “È un po' come l'operazione che ha fatto Woody Allen, solo che io so suonare davvero”, gli fa eco Checco Zalone, scherzando. Poi, serio: "Io non so leggere la musica, non ho mai fatto gli studi accademici però suono da quando sono bambino, facevo il piano bar, suonavo ai matrimoni mio papà suonava l'organo, volevo fare l'orchestrale proprio”…
Checco Zalone in realtà canta pure, in un paio di canzoni: la nuova versione della sua “La prima repubblica” (che diventa una ballata che cita “Viva l’Italia”) e l’inedito “Alejandro”, forse l’unico momento di aperto divertimento, una canzone in spagnolo italianizzato che parla di andropausa: “Mi è venuta sotto la doccia. Mi avvicino ai 50 anni, un po' e quindi mi porto avanti con le problematiche che lui conosce benissimo, legate all'avanzare dell’età”, scherza Zalone. “Però ci tengo a dire che in quella canzone ho fatto un lavoro di esegesi del suo stile, ho preso i testi delle sue canzoni e li ho studiati, ci sono delle citazioni come quella di “Pablo”".
Anche l’altro inedito parla del tempo che passa, ma in maniera decisamente più seria. “Giusto o sbagliato” è un omaggio a “My way”: “Una canzone che è nella testa di tutti”, spiega De Gregori. “io per un certo periodo ho anche provato a tradurla ma poi mi sono arreso: quella melodia in italiano non era cantabile, soprattutto tenendo presente l'interpretazione di Frank Sinatra e anche quella di Elvis Presley. Quindi alla fine me la sono riscritta”.
“Pastiche”, spiegano, è un omaggio alla musica Italiana: “All’inizio pensavamo che avremmo fatto solo canzoni mie poi ci sembrava di impoverire un po' questo pastiche”, continua De Gregori. “Quindi ci sono venute in mente delle canzoni di altri autori. Per esempio il brano di Pino Daniele che abbiamo inciso l’ha suggerito Checco, altri io. Noi siamo due persone serie alla fine anche lui se non lo sembra perché nei film si mette delle bellissime maschere".
"Le canzoni sono un'incursione dentro il panorama italiano delle canzoni. Le canzoni vere, non le sue…” scherza De Gregori indicando il collega. “Il mio problema è che in questa situazione penseranno: ‘Va beh, dai stai suonando, no, ma dilla una battuta”, dice Zalone. “Questo album è una marachella…Lui è uno dei pochi amici che ho nel mondo dello spettacolo: tra una carbonara e una cacio e pepe a casa sua, ogni tanto suonavo il suo Steinway, che non ha mai suonato così bene come quando ci ho messo le mani io… E lui ha cominciato a blandirmi”.
“Ma siccome io faccio dischi da 50 anni ho trasformato la marachella in un progetto discografico”, gli fa eco De Gregori. L’album è prodotto da Guido Guglielminetti, storico collaboratore del cantautore, con la sua band (Gabriele Evangelista al contrabbasso, Bernardo Guerra alla batteria, con Francesca La Colla ai cori, Ezio De Rosa al trombone, Massimiliano Filosi al sax tenore e baritono e Sergio Vitale alla tromba).
I due lo presenteranno con due concerti unici il 5 e 9 giugno alle Terme di Caracalla a Roma: se il disco è un’operazione seria e volutamente senza spazio per le gag, dal vivo sarà un’altra cosa. Basta pensare alla presentazione di oggi, ricca di battute e botta e risposta tra i due, che si conclude con Checco Zalone che costringe De Gregori a cantare la sua “Gli uomini sessuali”: “Sarà uno spettacolo che stiamo ancora costruendo, ci sarà la band su molti pezzi, ma non sarà uno concerto musicale tradizionale. L’improvvisazione sarà la nostra guida. Ma non ci sarà un tour: ci piace la toccata e fuga, su un progetto del genere non ha senso”.