Pinguini Tattici Nucleari: "La nostra vita è un neverending tour"

Oops, they did it again: un tour da 33 date nei palazzetti, tutto sold out, per i Pinguini Tattici Nucleari, a pochi mesi dal tour negli stadi della scorsa estate (anche quello sold out) e in previsione di un altro giro di concerti all'aperto, sempre negli stadi, per il 2025. Ma non parlate troppo di numeri, perché la band continua a rivendicare la sua normalità e che il successo conta sì, ma fino ad un certo punto. "Rimanere normali per noi è stata una cosa abbastanza semplice", raccontano nei camerini del Forum, dove hanno suonato per una settimana e dove torneranno a maggio, "forse per il fatto che abbiamo visto crescere questo nostro percorso da musicisti passo dopo passo e ci siamo goduti ogni singolo scalino che abbiamo fatto, quindi non è tanto una questione di sentirsi o meno delle star, ma di sapere quanto si è fortunati a vivere un sogno".
L'altra parola che torna nel racconto della band è "underdog": una carriera da sottovalutati. Come quando arrivarono a Sanremo nel 2020 con il Forum già esaurito, in molti si chiedevano chi erano, e arrivarono sul podio. Non si sono più fermati, ma, spiega Riccardo Zanotti, "Noi ci vogliamo sentire degli underdog, perché è bello quando arrivi e nessuno s'aspetta niente da te e tu in qualche modo sbaragli tutto. Dall'altra penso che noi diciamo 'hello' e poi però c'è "world" fuori, c'è il mondo. E come ti concepisce il mondo, come ci insegna anche Pirandello, è qualcosa che non dipende da te. Quindi noi sì vogliamo essere degli underdog, ma dipende anche da come ci trattano".
La pressione può fare brutti scherzi, però, ricordano - citando indirettamente il recente caso di Sangiovanni, che si è preso una pausa della carriera: "Chiaramente, avendo portato dei risultati importanti, avendo anche solo fatto un tour negli stadi, le aspettative su di noi sono alte. Allo stesso tempo penso che negli ultimi mesi si sia visto come a volte gli artisti che si sentono addosso troppe aspettative rischiano di crollare. Noi non abbiamo intenzione di crollare: vogliamo scrollarci di dosso queste aspettative e andare avanti come dei sani underdog".
"Noi speriamo che la nostra vita sia un neverending tour un po' come quello di Bob Dylan", concludono, "speriamo di essere sempre in carreggiata, pronti a suonare, chiusi dentro un furgone, un camerino, o ancora meglio su un palco, anche se questo poi alla fine della giornata prende la minore proporzione. Però insomma ci piace molto pensarci come una band live e agiamo di conseguenza. Il concerto è il momento più importante, il rito collettivo più importante dentro il quale questa band si trova, anche per il rapporto con il pubblico, e quindi sì, speriamo che la musica non muoia mai. Forse moriremo noi, ma non la musica".