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BigMama: “Non so scrivere canzoni d’amore, m’ispira il dolore”

Esce “Sangue” il primo album della rapper campana. Dodici canzoni autobiografiche, anche drammatiche
BigMama: “Non so scrivere canzoni d’amore, m’ispira il dolore”

Passata la “sbornia” di Sanremo BigMama l’8 marzo pubblica il suo primo CD, il seguito dell’EP d’esordio “Next Big Thing” uscito nel 2022.

Sangue”, questo il titolo scelto dalla rapper avellinese (classe 2000), contiene il brano presentato al Festival “La rabbia non ti basta” e un’altra serie di brani che si muovono tra il rap, l’urban e altre nuove sonorità che allargano lo spettro musicale di Marianna Mammone (così all’anagrafe).

“Nello scorso 2023 ho cercato una chiave giusta per esprimere i miei concetti tramite la musica. Nel mio stile mancava qualcosa che potesse aprire ad altri generi diversi dal solito, ho così scelto influenze nuove, lontane dal rap urban aggiungendo il pop, la dance e anche il reggaeton.”

Quello che però esplode forte in “Sangue” oltre al valore musicale è quello concettuale, tematico e anche qui il “campionario” è assai ampio: si parla di violenza sulle donne, di rapporti familiari, di bullismo, di disagio, sino ad arrivare all’intensità di “Veleno” in cui l’artista racconta in prima persona il difficile periodo della chemioterapia (“ho avuto un tumore del sangue”, un linfoma di Hodgkin) “Parlo di storie vissute in prima persona, nel disco ogni canzone è un capitolo della mia vita, manca la parte più delicata che voglio approfondire più avanti, non potevo mettere le cose più macabre nel primo disco. Racconto di fattacci capitati nella mia vita, di tematiche sensibili, di altre meno, ma tutte trattate con leggerezza e soprattutto reali, autobiografiche. Non sono capace di scrivere canzoni d’amore, m’ispira il dolore, parlo delle cose brutte che sto vivendo o che ho vissuto. Anche di un rapporto racconto le parti difficili, non l’innamoramento.”

C’è dunque molta emotività e visceralità in questo disco che non a caso porta il titolo “Sangue”: “Dalle mie parti - dice BigMama - “'buttare sangue'' significa soffrire”. E la sofferenza vissuta in prima persona fa parte della vita di Marianna, per la quale la musica ha un valore terapeutico, curativo.

“La musica è stata la mia cura sin da piccola. All’inizio mi sono sfogata con la musica perché non riuscivo a parlare del mio malessere. Poi l’usata per posizionarmi e, nella difficoltà della malattia, per sfogarmi. È stata la medicina più curativa. In quel periodo di cura, che era quello del COVID, ero chiusa in casa. La musica era l’unica valvola di sfogo e così facevo dei video con una parrucca. Non ho mai detto di stare male - confessa - perché non volevo essere 'la rapper con il cancro'. Comunque - aggiunge - ancora oggi scrivo quando sono nervosa e triste.”

C’è tuttavia un rovescio della medaglia “C’è stato pure un periodo in cui la musica mi ha fatto male. Due anni fa non sono entrata a Sanremo Giovani e la cosa mi ha segnato, è stata una bella batosta, ho dovuto seguire un percorso psicologico e darmi alla boxe per riuscire a superare quel trauma. Alla luce dell’esperienza di Sanremo di quest’anno ho capito che non mi ero preparata abbastanza. E poi tendo sempre a colpevolizzarmi, sono molto severa con me stessa esaltando i miei limiti, quelli che trovo solo io e a cui faccio risalire ogni sconfitta.”

Poi si è spalancata la porta principale del Festival di Sanremo, che per BigMama è stato un punto di svolta, un riposizionarsi come personaggio e non solo come artista. “Ci tenevo tanto a Sanremo, speravo di dare un bel messaggio. Penso che una figura come la mia in Italia mancasse, e non lo dico per egocentrismo. Ora in molti mi ringraziano e mi scrivono dicendo di aver salvato loro la vita, o che in ogni caso li ho aiutati. Sulla rete ci sono tante ragazze che fanno attivismo, e anche in tv, nella musica una figura di questo genere era mancante. Mi sarebbe piaciuto avere una BigMama quando ero piccola che mi dicesse che potevo credere nei miei sogni, che avrei superato le difficoltà. Da quelle non esci da sola ma se trovi qualcuno che ce l’ha fatta questa persona diventa un aiuto, un esempio, un modello.”

In “Sangue” ci sono due featuring, uno con Myss Keta (“Touchdown”) e l’altro con La Niña Del Sud (“Mama non Mama”), a cui si aggiunge la preziosa collaborazione del pianista di origine americana ma napoletano d’adozione Mark Harris, già alle tastiere con i Napoli Centrale (dal 1974 al 1975) e poi collaboratore di Fabrizio De André, Edoardo Bennato, Pino Daniele, Eros Ramazzotti e molti altri. “Con la Myss c’è un’amicizia, non solo musicale, che dura da anni e abbiamo già collaborato. Condividiamo molte tematiche, lei ne ha parlato quando nessuno lo faceva ancora e soprattutto ha portato le istanze queer nel mondo del rap ed è stata la prima a farlo nel nostro paese. Invece sono innamorata della personalità musicale di Nina che è un’artista interessante della scena, e ci tenevo per stima ad averla con me, anche sul palco di Sanremo. Farei 100 album insieme a lei.”

Diverso invece l’approccio con Mark Harris che suona in un brano piano e voce di grande intensità. “Veleno” è infatti la canzone con cui BigMama racconta la terribile esperienza della chemioterapia. “Mark Harris ha portato la sua napoletanità e il blues con uno spirito di forte collaborazione e magia. È un divertente signore di 69 anni con un percorso straordinario, lontano dal mio, che era esilarante quando storpiava i nomi dei rapper. Abbiamo registrato insieme, ci seguivamo a vicenda quasi in presa diretta. È stato un nuovo diverso modo di lavorare, mai fatto prima. Grande orgoglio aver lavorato con Mark, un vero professionista. Comunque riascoltare oggi quel testo ha un bel peso emotivo.”

BigMama interviene anche sulla questione del maschilismo nella scena del rap. “Nel mondo la scena queer ha una folta rappresentanza e a livello mondiale in classifica ci sono molte donne; in Italia non è così. Il rap rispecchia la realtà, allora se vivi in una società maschilista come puoi non viverci anche nel rap? Se fosse diverso non sarebbe reale e quindi non rap. Piuttosto occorrerebbe risolvere il problema sociale, più che quello del rap. Inoltre in Italia ci sono molti testi omofobi e o transfobici, di cui molti scritti da chi non è dichiaratamente omosessuale. Per quanto riguarda l’universo femminile nel rap non mi piace l’autoesaltazione. Noi donne dobbiamo unirci, non fare gara tra noi o isolarci, dobbiamo creare coesione come ormai hanno fatto gli uomini.”

BigMama, nell’attesa del suo concerto all’Alcatraz previsto per il 19 novembre, sta pianificando un tour estivo di cui sarà a breve comunicato il calendario.

 

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