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Piero Perelli: “Il suono della batteria può creare mondi”

Ha collaborato con Eddie Vedder, Hansard e Cat Power, ora pubblica il suo primo album. L’intervista.
Piero Perelli: “Il suono della batteria può creare mondi”
Credits: Francesco Luongo

Piero Perelli non è solo un batterista di livello internazionale, ma è un esploratore del suono. Un musicista che trasforma in vibrazione e percussione le sensazioni che ha vissuto in determinati luoghi e le restituisce sotto nuova forma all’ascoltatore. Con quelle bacchette è un mago. È come se la batteria, nel suo caso, fosse una finestra affacciata su un mondo che muta. Ci si può emozionare e allo stesso tempo viaggiare ascoltando nove tracce di batteria? Il suo primo album solista, "Notte", è la risposta e rappresenta un lavoro di pura ricerca sonora. Il progetto, in uscita il 15 marzo per Stellare e L'Amor Mio, è un viaggio che non dimentica le radici. “Vivo in Toscana, immerso nella natura, per me il suono della batteria è fortemente legato alla terra. La batteria è uno strumento viscerale: in molti casi si pensa che sia di puro accompagnamento, ma in realtà forgia il suono di una canzone e ha una forte connotazione emotiva”, dice l’artista.

Perelli ha sviluppato uno stile di batteria molto personale, che lo ha portato a collaborare con produttori e artisti di fama mondiale. Negli ultimi anni ha lavorato con Eddie Vedder, Glen Hansard e Cat Power per le musiche del film "Flag Day" di Sean Penn. “È stata una connessione possibile grazie ad Hansard: ho jammato con lui dopo esserci conosciuti a Lucca e poi siamo rimasti sempre in contatto, lavorando insieme anche alle sue canzoni e accompagnandolo in tour. Mi ha proposto di collaborare alla musica della pellicola. Oltre a essere un grande artista, è una persona meravigliosa”, dice. Vedder? “Abbiamo lavorato con lui, Hansard e Cat Power a distanza, connettendo più stili e realtà, scambiandoci idee e file”, prosegue.

Perelli ha inoltre collaborato con Rodrigo D'Erasmo per le composizioni della colonna sonora del docufilm vincitore del premio Nastri d'Argento 2023, “Sergio Leone, l’italiano che inventò l’America" sul grande regista. Ha registrato anche con Don Antonio and the Graces per le composizioni della docu-serie Netflix, "Wanna," basata sulla storia di Wanna Marchi. Dal 2023 è in tournée con Vinicio Capossela dopo aver registrato il suo ultimo album, "Tredici canzoni urgenti". Sempre nel 2023 ha intrapreso un tour straordinario in Europa e Stati Uniti, esibendosi nei teatri più prestigiosi del mondo come Radio City Music Hall di New York, Ryman a Nashville, Atlanta Symphony Hall, Glastonbury Festival e tanti altri con Glen Hansard e Marketa Irglova, celebrando il quindicesimo anniversario del film "Once", vincitore del premio Oscar come miglior canzone.

“Per far capire quanto i luoghi che visito e le emozioni che provo finiscano nella mia musica, posso dire che nel mio primo disco c’è una canzone che si intitola ‘Santa Cristina’ che è nata dopo un viaggio in Sardegna – ricorda Perelli – lì c’è un misterioso tempio a pozzo nuragico chiamato pozzo Sacro di Santa Cristina che, attraverso una scala triangolare, conduce sottoterra e si arriva a vedere la propria ombra riflessa nell’acqua. Quel tipo di sensazione fortissima ho cercato di trasformarla in suono”.

Perelli manipolando droni e batteria con effetti, racconta il contrasto tra “dark e light, yin e yang, notte e giorno”, e vuole rappresentare la costante ricerca dell'equilibrio nella vita e nella creazione artistica. Il disco è di batteria, ma non sembra di batteria. “In effetti è così – sorride – ha un approccio più orchestrale. Gioco con gli effetti e mi concedo una libertà totale che è la stessa che voglio avere quando lo presenterò live. Come tutte le mie canzoni sono dei veri dialoghi con i posti che ho visitato, anche i concerti lo saranno. Anche l’improvvisazione come sempre, ha un ruolo centrale nel mio lato compositivo”.  Batteristi importanti per la sua formazione? “Jay Bellerose, Aaron Sterling, Charlie Watts, Max Roach”, svela. Ancora sul disco: “Lo avevo pronto da un anno e mezzo, due - conclude Perelli - facevo ascoltare le canzoni ai miei amici, sono stati loro a dirmi ‘qui forse c’è materiale per un album’. Quando sono stato in tour negli Stati Uniti, ho ascoltato concerti che abbracciavano un certo approccio alla musica, che è lo stesso che ho sempre portato avanti io, ovvero quello della scoperta musicale, dell’esplorazione. L’album è nato nel segno di questa consapevolezza”.

 

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