C’è un altro vincitore a Sanremo: è Dardust

Nel 2019 avvenne qualche cosa di spiazzante e inaspettato: Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood, all’epoca 27 anni, dopo aver vinto Sanremo Giovani insieme a Einar, contro ogni pronostico e previsione, trionfò anche fra i Big con il brano “Soldi”. Qualche cosa di diverso e nuovo per il pubblico televisivo. Non una vittoria qualunque, ma uno scacco matto a un vecchio sistema e una finestra aperta sul futuro della musica. Da quel momento il Festival non è stato più lo stesso, aprendo le porte a una scalpitante generazione di artisti e a un nuovo sound, che in quel caso portava la firma di due produttori simbolo del rinnovamento, Charlie Charles e Dardust. Fu il primo grande colpo di piccone di Dario Faini, questo il vero nome di Dardust, al muro del vecchiume sanremese. Dardust in questi anni ha lasciato un’impronta determinante sul Festival, cambiandone i confini e infrangendone i limiti sulle ali di “Soldi”, “Cenere” di Lazza e la recente trionfatrice “La noia” di Angelina Mango. A livello musicale è lui il vero grande vincitore dei Festival targati Amadeus. E se ne stanno accorgendo anche oltre confine: l’artista ha prodotto e realizzato la musica di “Fighter”, il brano che la cantante del Lussembrugo Tali presenterà al prossimo Eurovision.
"Soldi" di Mahmood
Le nuove leve che da Sanremo Giovani, in questi anni di direzione artistica di Amadeus, sono arrivate all’Ariston insieme ai Big, tutte, senza pensarci due volte, attribuiscono a “Soldi” una portata “rivoluzionaria”. Si tratta di un brano che li ha ispirati. “Da quel momento in poi un’intera generazione ha capito che Sanremo non era più un palco alieno e che anche noi, lì, avevamo una possibilità”, ha spiegato l’anno scorso Olly, che all’epoca era appena maggiorenne. “Lui per noi e per la nostra generazione è stato il primo vero attentato a un’idea vecchia di canzone, dopo quel pezzo nulla è stato più come prima: un ragazzo come noi in cima, lassù, con un sound nuovo”, dicono i Bnkr44 quest’anno. “Soldi”, dopo quel verdetto, raggiunse quattro dischi di Platino, sfondando con milioni di ascolti le piattaforme di streaming (oggi ha 231 milioni di ascolti su Spotify), infrangendo record in radio e nelle classifiche internazionali, diventando un’onda inarrestabile e a tratti non quantificabile. Ma soprattutto ha lasciato un segno indelebile a Sanremo e nella musica italiana: un impatto culturale che, anno dopo anno, mostra i suoi frutti.
"Cenere" e "La noia"
Non in modo così determinante, ma senz’altro ha fatto da spartiacque, “Cenere” di Lazza, che ancora una volta porta la firma di Dardust. Non è detto che chi vince il Festival poi si riveli anche il trionfatore effettivo nelle classifiche. Ne sa qualcosa proprio il rapper milanese. L’anno scorso, infatti, la sua “Cenere” fu la vera canzone vincitrice della manifestazione. Dopo il secondo posto alle spalle di Marco Mengoni e della sua “Due vite”, la canzone vendette l’equivalente di 700 mila copie e vinse sette dischi di Platino, totalizzando oltre 140 milioni di stream in un anno. E anche in questo caso il sound cambiò le carte in tavola sdoganando definitivamente l’elettronica a Sanremo: “i p' me, tu p' te” di Geolier, lo ammette lo stesso rapper, è figlia del percorso tracciato da Lazza.
“Io se sono qui è anche grazie a lui – ammette Geolier – ha dimostrato che un certo mondo, quello urban, può arrivare all’Ariston e giocarsela fino in fondo. E sono d’accordo sull’analisi che riguarda ‘Cenere’: grazie al successo che ha avuto, ha aperto la strada a un certo tipo di brano, diverso da quello classico e più improntato sul ritmo”. E anche nel 2023 la zampata di Dardust si è fatta sentire. Fino a oggi: “La noia” di Angelina Mango, appena incoronata vincitrice dell’edizione del 2024. Altro giro, altro podio. Il terzo. Quanto ci scommettiamo che questo sound caldo e latino sarà uno dei prossimi trend della manifestazione e in generale della musica? Dardust, ancora una volta, ha indicato la strada, confermandosi uno dei produttori più innovativi del nostro Paese.