Giovanni Truppi e quella voglia senza fine di scoprirsi

Quel periodo Giovanni Truppi se lo ricorda perfettamente. Quello in cui, dieci anni fa, scrisse “Il mondo è come te lo metti in testa”. “C’è il disco a fotografarlo – racconta – è stato un album fondativo, il primo in cui si sono delineate le figure mie, di artista, e di Marco Buccelli come produttore, anche se avevamo già lavorato da tempo insieme. Quando lo scrissi non ero più ragazzino, avevo trent’anni, non ero rimasto del tutto soddisfatto del mio primo album ('C'è un me dentro di me', ndr) e mentre cercavo di mettere a fuoco tutto questo, mettendomi in discussione, cercavo di capire chi fossi. Sempre mettendo al centro una vorace ricerca della mia identità”. Le sue prossime date dal vivo, in programma a dicembre, sono: il 7 al Candelai di Palermo, l’8 al Fuori salotto da ZO di Catania, il 10 all’Eremo Club di Molfetta, il 12 alla Santeria Toscana 31 a Milano, il 14 al Locomotiv di Bologna, il 15 al The Cage a Livorno, per poi terminare il 16 al Teatro Bolivar a Napoli. Ad accompagnarlo sul palco c’è proprio Buccelli, batterista e produttore, con il quale ha co-scritto e registrato interamente dal vivo l’album, un’occasione per rievocare l’esperienza condivisa sui palchi di tutta Italia nel 2013.
“Questa condivisione è uno dei grandi valori aggiunti, Marco vive negli Stati Uniti, averlo al mio fianco è speciale – continua Truppi – mi sono interrogato molto sul rischio che questo tour potesse diventare nostalgico, non amo le celebrazioni. E invece mi piace quello che si sta verificando: le persone ripercorrono con noi quel disco, ma lasciano spazio anche a un ascolto partecipato di altre canzoni, più recenti. Soprattutto quelle di ‘Infinite possibilità per esseri finiti’, il mio ultimo progetto, diversissimo perché più elettronico, fanno quasi da contraltare a quelle più datate”. “Il mondo è come te lo metti in testa” è rimasto nel cuore dei fan. “Per la maggior parte dei fan che mi seguono è vissuto come il primo disco che ho fatto, anche se il mio esordio in realtà è stato tre anni prima. Questo equivoco mi sembra molto logico perché è lì che per la prima volta ho trovato me stesso e ho scoperto che le canzoni potevano essere un esercizio di libertà”, sottolinea. Si tratta di un progetto in cui l’essenza musicale di Giovanni trova posto per esprimersi: la dimensione intima si fonde con l’energia carismatica, regalando al suo pubblico emozioni ricercate. Quattordici tracce intrise di riferimenti personali con le quali afferma la sua indole e il suo estremo desiderio di trovare il proprio posto, senza mai perdere di vista la sua libertà creativa ed espressiva.
Uno sguardo alternativo e a tratti atipico sul mondo che lo circonda prende forma attraverso insolite scelte stilistiche e soliloqui intrisi di sperimentazione. Questo connubio di strofe elaborate, ricche di momenti ironici raccontati senza alcun timore, ha contribuito a rendere Giovanni Truppi l’artista che è oggi. “E portare dal vivo quel mondo musicale per me è come camminare, è estremamente naturale – conclude Truppi – i live per me arrivano ancora prima, sono tutto. Ho aspettato a lungo per realizzare il primo disco, attendendo l’arrivo di una casa discografica perché quasi pensavo se non si potesse suonare o fare musica senza. Ma i concerti, per me, sono sempre arrivati prima. E credo che queste canzoni siano rimaste nel tempo perché a me non è mai importato aderire a quest'ultimo. Sono sempre stato disorientato anche negli ascolti, sin da ragazzino, passando da storia a contemporaneità. E quindi è normale che i miei pezzi sfuggano o cerchino di sfuggire al tempo”.