Alice Phoebe Lou è l’artista indie da ascoltare in questo momento
 
                                            È stato in un dicembre di qualche anno fa - era il 2017 - che Alice Phoebe Lou è piombata come un’aliena sulla scena pop internazionale. Merito di una canzone, “She”, contenuta nel film “Bombshell: The Hedy Lamarr Story”, che conquistò una nomination nella shortlist degli Oscar come Miglior canzone originale. Alla fine il brano non riuscì a entrare nella cinquina: poco male. La favola di Alice Phoebe Lou era già cominciata e non sarebbe certo finita lì. Stasera la 30enne cantautrice sudafricana - è nata a Città del Capo - arriva in concerto a Milano, sul palco dei Magazzini Generali, con il tour legato al suo ultimo album, “Shelter”. Uscito lo scorso luglio, il disco è il quinto della discografia di Alice Phoebe Lou, che ha conquistato pubblico e critica con quello stile elegante e raffinato a metà strada tra indie pop e folk e con le sue performance affascinanti.
Il viaggio di Alice Phoebe Lou cominciò quando a 16 anni la cantautrice lasciò la sua città natale per partire per l’Europa, con una chitarra e una valigia piena di sogni. A Berlino, dove si stabilì, si fece le ossa iniziando a suonare per le strade e nelle stazioni della metropolitana come busker: “Fu davvero doloroso e complicato. Mi trasferii senza conoscere nessuno, senza avere soldi. Il fatto di sentire all’improvviso di non avere radici fu molto strano”. Il video di una delle sue prima esibizioni “berlinesi”, quella sulle note di “Walk on the wild side” di Lou Reed, conta 9 milioni di visualizzazioni su YouTube. La svolta sarebbe arrivata, dopo l’Ep “Momentum” e l’album di debutto “Orbit”, entrambi auto-prodotti e autodistribuiti, proprio grazie al successo di “She”, che oggi conta oltre 24 milioni di clic tra ascolti su Spotify e visualizzazioni su YouTube per il videoclip.
Nello scrivere le canzoni del nuovo album, Alice Phoebe Lou è tornata indietro con la mente a quei primi anni a Berlino: “Il disco è una conversazione con la me stessa più giovane. È molto importante fare i conti con il passato, trovare una sorta di comprensione per i traumi, gli incidenti, le relazioni, tutto ciò che ti è accaduto negli anni tumultuosi dell’adolescenza. Quello è stato il mio momento più difficile”, ha detto in una lunga intervista a The Forty-Five. Eppure in questi anni Alice è cresciuta tantissimo. E il suo nome è finito sulla bocca di giganti del rock. Come Paul McCartney, che nel 2020 la scelse per una reinterpretazione di “Deep deep feeling”, una delle canzoni incluse nel suo album “McCartney III”. E come Billy Bragg, che lo scorso anno l’ha scelta come supporter del suo tour negli Stati Uniti.
“Shelter” ha consacrato Alice Phoebe Lou come una delle protagoniste principali della nuova scena indipendente internazionale, dotata di un talento eclettico e di una voce straordinaria, consapevole dei propri mezzi: “Ho sempre avuto l’atteggiamento di chi dice: ‘Sono un artista underground e alternativo’. Non chiedo di essere una popstar e non voglio che nessuno pensi che è quello che voglio diventare. Non voglio essere l’headliner di un grosso festival: non è quello che la mia musica chiede. Il mio unico desiderio è continuare a creare cose interessanti”. Nell'era dell'hype e degli wannabe, è rassicurante sapere che in giro ci sono anche artisti del genere.
