La raffinatezza di James Blake, nella sua essenza elettronica
Il pubblico sta ancora entrando e prendendo posto all’interno del Fabrique, al riparo dalla pioggia di Milano, quando l’inizio del concerto viene ritardato di mezz’oretta. “Molti di voi sono bloccati nel traffico, non inizieremo prima delle 21.30. Guidate con prudenza e senza fretta, fuori è da pazzi”, scrive James Blake tra le sue storie di Instagram la sera del 18 settembre, posticipando così il suo ingresso in scena. A tenere compagnia dopo il set di apertura del musicista elettronico Actress, ci sono le note di Aphex Twin e Nicolas Jaar, mentre le chiacchiere della folla restituiscono la reale entità del locale. Non appena si spengono le luci, un riverbero e il tocco delle tastiere danno il via al concerto e lo spazio viene inghiottito dalla musica e dall’oscurità.
Il silenzio che si insinua tra le prime e le ultime file, dallo spettatore più giovane agli adulti, porta in un’altra dimensione dove il buio cancella ogni riferimento spaziale. La solennità che si crea all’inizio potrebbe far pensare di trovarsi addirittura in un teatro, dove i fari di luce che illuminano il suono e le sensazioni musicali creano una sorta di danza tra gli strumenti e il cantato. Proprio in alcuni dei più prestigiosi complessi teatrali del mondo, negli ultimi anni sono risuonati i loop elettronici e la voce soffusa del musicista e produttore britannico, ormai di base a Los Angeles, su cui il coreografo americano William Forsythe ha creato le composizioni del progetto “Blake works” per i danzatori dell’Opéra di Parigi, del Teatro alla Scala di Milano e altre compagnie. Lasciando così la sua musica intrecciarsi con forme d’arte sempre diverse, con un Grammy Award vinto e all’attivo una serie di collaborazioni con stelle del pop come - tra gli altri - Frank Ocean, Kendrick Lamar, JAY-Z e Beyoncé, James Blake negli ultimi anni ha approfondito la sua ricerca musicale culminando il suo viaggio da “decostruzionista da club ad autore pop” (come definito da Pitchfork) con “Friends that break your heart” del 2021 e tornando alle sue radici elettroniche con il nuovo album “Playing robots into Heaven”.
Proprio da Milano prende il via il tour a supporto del suo ultimo progetto discografico, uscito l’8 settembre 2023, e la narrazione di “Asking to break” introduce il concerto del 34enne musicista. Il suono del piano e l’impostazione soul della voce, filtrata, plasmano l’atmosfera onirica, con l’ingresso delle percussioni e tastiere elettroniche a inspessire il ritmo e a svegliare dal sogno il pubblico, che finalmente si lascia andare ad applausi e grida. La raffinatezza di James Blake, per tutto il tempo seduto alle tastiere a destra del palco, porta gli spettatori del Fabrique di Milano a scoprire l’artista nella sua essenza elettronica, che arriva diretta grazie all’assenza di una scenografia, dove lo spettacolo visivo si percepisce attraverso i fari di luce e i movimenti della folla.
La compostezza che Blake assume in scena è ammaliante e i suoi gesti sono precisi guidando i musicisti che da dodici anni lo accompagnano, come ricorda l’artista in uno dei pochi e coinvolgenti momenti di dialogo con il pubblico. “I just wanted you to know that you are really special”: è la voce sommessa ed elaborata di James Blake, sulle ripetizioni sonore e i continui effetti elettronici impreziositi dai synth con batteria e drum machine di “I want you to know”, ad abbracciare il pubblico. Dalla folla si levano applausi e ovazioni per “Limit to your love”, dal primo album del 2011, mentre la rigidità e compostezza dell’inizio sono ormai svanite. La scaletta del concerto al Fabrique è un susseguirsi di improvvisazioni elettroniche e composizioni del repertorio di Blake. Suoni da club e echi dub, energia techno e beat hip hop, si tessono attraverso i nuovi brani, come “Loading”, “Fall back” e “Tell me”, con melodie più eleganti tra le trame di pezzi del passato come “Love me in whatever way” e “Can't believe the way we flow”. “Fire the editor” del nuovo album è una carezza, ma dal vivo si trasforma sul finale in un lungo strumentale con la batteria elettronica che colpisce nel petto. Mentre si balla su “Voyeur”, “Life round here” e “Retrograde”, “Godspeed” di Frank Ocean porta la frenesia ad affievolirsi nel momento raccolto di “If you can hear”, prima dei bis con "Modern soul". James Blake si congeda dopo oltre un’ora e mezza di musica, salutando il pubblico italiano con un inchino, come a teatro appunto.
Scaletta
Asking to break
I want you to know
Limit to your love
Life round here
Big hammer
Loading
Fall back
Tell me
CMYK / Stop what you're doing
Love me in whatever Way
Can't believe the way we flow
Hummingbird di Metro Boomin
Fire the editor
Voyeur
Retrograde
Godspeed di Frank Ocean
If you can hear me
Playing robots into Heaven
BIS #1
Modern soul