La LoveGang dal vivo: in giro non c’è niente di così autentico

“Love-Gang, Love-Gang, Love-Gang”, urla il pubblico radunato sotto il palco del Rock in Roma, scandendo il nome del collettivo. Franco126, Ketama, Pretty Solero, Ugo Borghetti, Drone126, Asp126 e Nino Brown si presentano davanti alla folla tutti quanti insieme, evitando ogni forma di divismo: conta il gruppo, non il singolo. E stasera in migliaia sono arrivati all’Ippdromo delle Capannelle per il gruppo, non per il singolo. Il concerto assume sin da subito i contorni di un evento nell’evento: non è solamente una data qualunque del tour della LoveGang126 in supporto all’album “Cristi e diavoli”, l’album-manifesto del collettivo rap che deve il suo nome ai 126 gradini che a Roma dividono viale Dandolo da viale Glorioso, a Trastevere, dove i componenti del gruppo sono nati e cresciuti (l’amore che precede il numero, invece, è un omaggio all’amicizia fraterna che li lega sin da quando erano adolescenti), ma qualcosa in più. In fin dei conti siamo pur sempre nella loro Roma e sotto il palco ci sono i ragazzi della loro città, che seguono Franco126 e soci dal giorno zero, che indossano le t-shirt e le felpe iconiche del loro merchandising e che da tempo aspettavano un momento come questo, per vederli finalmente tutti quanti insieme sullo stesso palco. La scelta degli organizzatori del Rock in Roma di affidare al collettivo la serata di apertura dell’edizione 2023 del festival, ieri sera, è stata a suo modo emblematica: merito anche della kermesse se in questi anni la Capitale ha superato Milano quanto a grandi eventi (l’anno scorso a contribuire al successo del festival, i cui eventi radunarono complessivamente oltre 370 mila spettatori, chiamarono anche diversi artisti romani, dai Maneskin ad Achille Lauro passando per Ariete, Carl Brave e Gazzelle) e la LoveGang rimane pur sempre una delle realtà musicali che meglio rappresentano la vivacità della scena romana.
Scena romana che ieri sera ha letteralmente conquistato l’Ippodromo delle Capannelle, con i suoi protagonisti che hanno sfilato sul palco, nel backstage e nella tribuna ospiti del festival. La LoveGang ha portato all’ippodromo capitolino tutto il suo mondo, facendo ascoltare dal vivo i brani contenuti in “Cristi e diavoli”, da “Cattive abitudini” a “Classico”, passando per “Triathlon”, “Morto in foce”, “Signor prefetto”, “Giorni migliori”, “Tic tac”: “Più di ogni altra cosa vogliamo mostrare senza filtri di alcun tipo cosa significa vivere insieme in un momento in cui condividere relazioni autentiche sembra sempre più difficile, qual è il prezzo che comporta e perché vale la pena pagarlo. Per farlo abbiamo scelto di ripartire dalle sonorità che ci hanno avvicinato nei primi anni, passati a esplorare una città e una controcultura dal fascino ambiguo e indecifrabile, alla ricerca di una dimensione nella quale essere noi stessi senza compromessi”, raccontano. E all’improvviso sembra di tornare indietro nel tempo di vent’anni almeno, quando il rap parlava alle minoranze e l’hip hop era una cultura underground. A Roma a promuoverla ci pensavano realtà come i Cor Veleno, i Colle Der Fomento e il TruceKlan, il collettivo di cui facevano parte Gel, Metal Carter, Noyz Narcos e Gemello, di cui la LoveGang sembra aver raccolto l’eredità.
Non è un caso che gli stessi Gel, Gemitaiz e Gemello ad un certo punto della serata raggiungano Franco126, Ketama, Pretty Solero, Ugo Borghetti, Drone126, Asp126 e Nino Brown sul palco, sulle note rispettivamente di “Sexy”, “Marciapiedi” e “Sintonia”. Gemitaiz si trattiene anche per una piccola sorpresa che con il collettivo in sé c’entra poco, ma a che fare con uno dei suoi componenti, Franco126: insieme - con la voce di Venerus su base - cantano “Senza di me”. Non sono i soli ospiti della serata. Su “Mani sporche” arriva sul palco Ganni Bismark, altro portabandiera del nuovo rap capitolino, che con la LoveGang canta anche “Doppio filo” e la sua “Università”, una hit tra i giovanissimi seguaci del circuito. Su “Fattaccio” ecco Branca, vero nome Giovanni De Cataldo, legato alla LoveGang per via del suo sodalizio con Franco126, con il quale ha scritto svariate canzoni - anche per altri: da “Stupida allegria” di Emma a “Mare malinconia”, cantata dallo stesso cantautore trasteverino con Loredana Bertè - oltre a comporre l’album “Randagio”, uscito l’anno scorso. Side Baby, ex componente della Dark Polo Gang, raggiunge il collettivo su “Spacciasogni”, “Pezzi” e “Stay Away”. Ma c’è spazio anche per un’icona del cantautorato romano come Federico Zampaglione: “Forse alcuni lo conoscono come Tiromancino”, dice Franco126 presentando al pubblico l’autore di “Due destini” e “Per me è importante”. Con il 54enne cantautore romano, come su disco, cantano “Confini”.
Sul palco Franco126, Ketama, Pretty Solero, Ugo Borghetti, Drone126, Asp126 e Nino Brown non sono sempre tecnicamente perfetti. Ketama e Pretty Solero più volte faticano a stare sul flow, Borghetti punta sull’intensità, travolgendo con le sue riflessioni da ragazzo di vita che sembra uscito fuori da un film di Pasolini con “Morto in foce” e “Triathlon” il pubblico: “Vivevo veloce anche se pippavo lenta / mi ritroveranno morto in foce, in strada ho preso cazzotti / malinconia che m’accompagna e mi fa battere a rilento il cuore”, rappa. Però dalla loro hanno un’arma più forte e vincente: si chiama genuinità. Che è sinonimo di autenticità. Conquistano i Dischi d’oro e di platino. Macinano milioni di ascolti sulle piattaforme con i loro singoli e album, che da anni hanno successo anche fuori dal Grande Raccordo Anulare. Qualcuno riempire pure i palasport. Eppure sul palco celebrano sostanzialmente la loro amicizia, raccontando le esperienze di vita condivise, quelle vissute sui marciapiedi del loro rione, che è una città nella città, per chi ne conosce lo spirito e l’anima: un labirinto di vicoli e piazze in cui si protegge la romanità più vera e verace. Della quale Franco126 e soci sono i più grandi custodi.