Vasco Rossi live allo stadio di Bologna: “Sono un provocatore”
Gli “spari sopra” ci sono ancora. È un suono che non sembra voler scomparire dalla storia. E anche il dolore di una terra ferita dall’alluvione, l’Emilia Romagna, soffia nell’atmosfera di una Bologna umida e dal cielo elettrico. Quella di Vasco è una storia di resistenza, di dolori espiati, di canzoni che fanno l’amore e a pugni con la vita, per questo sono la colonna sonora di intere generazioni. Non può fuggire dal suo ruolo indossando maschere, non l’ha mai fatto: il rocker, davanti a 40mila persone (450 mila in tutto il tour), apre il concerto allo stadio Dall’Ara di Bologna, il primo di quattro, con "Dillo alla luna", contenuta nell'album "Liberi liberi" del 1989.
Il provocatore
In quel “Guardami in faccia quando mi parli…Guardala in faccia la realtà” c’è un’assunzione di responsabilità, ma anche un monito. “È importante guardarla in faccia, la realtà, perché oggi nell’aria c’è una narrazione edulcorata da parte di chi dice che va tutto bene, sento tante ‘favole’ – racconta Vasco prima di salire sul palco (qui la nostra intervista video) – oggi tutti pensano al consenso, ma bisognerebbe risolvere i problemi con soluzioni reali. I politici dovrebbero pensare a quello, non ad altro. La musica in tutto questo può portare energia, può cambiare una giornata, coinvolgere, commuovere, convincere e provocare. Ecco, io mi sento un provocatore. L’artista deve scuotere le coscienze e cercare di mantenere svegli quelli che ascoltano. Chi capisce capisce, chi non capisce che si innervosisca pure. Magari è la volta che reagisce e si sveglia anche lui”.
I riti del live e un nuovo brano
Le immagini del nubifragio che ha flagellato la regione scorrono poco dopo l’inizio del concerto. Non servono altre parole o una nuova riproposizione di "Romagna mia", come è avvenuto a Rimini. C’è l’esorcismo del tormento, ma anche la celebrazione della vita. Il divertimento, la carnalità, la festa: Vasco non è uno, è tante emozioni. “Ti prendo e ti porto via” arriva come un treno che carica a bordo tutti, proprio come “Rewind” in cui i seni delle ragazze si prendono la notte e i reggiseni volano via come farfalle. Una tradizione, un rito dionisiaco per uno sciamano del rock da 800 concerti in carriera e 13milioni di spettatori. E non vuole mica fermarsi: “Sto scrivendo un nuovo pezzo. Ma non so quando uscirà…”, sorride nel backstage.
Una scaletta con sorprese
“Vivere” si canta come se fosse il coro di una curva. Un palco da 70metri di larghezza e 26metri di altezza con megaschermi a V e una pedana centrale che entra nel pubblico, quasi ad abbracciarlo, contribuiscono a creare un imponente senso di comunità. “Siamo soli” vibra e raggiunge l’apice in quel “siamo vivi”, mentre il medley da sette canzoni che apre il bis ha il potere di un ingresso in una macchina del tempo. La scaletta, nella sua globalità, oscilla fra passato e presente.
Dalla valigia del viaggio in carriera del Blasco escono diverse sorprese: “Ogni volta”, la cantò a Modena Park nel 2017, “Domani sì, adesso no”, che torna in concerto dopo ben trent'anni, e “T'immagini”, che mancava in scaletta dal 2009. Non è finita: “Stendimi”, “Rock'n'roll show” e “Non sei quella che eri” stupiscono e affiorano quasi come novità. Sulle note di "T'immagini" Vasco si concede anche del sarcasmo politico: "Meloni, Berlusconi, Salvini? Sono favole". Poi subito dopo aggiunge: "Ma anche i comunisti e i Cinque Stelle sono favole". “C'è chi dice no” e “Gli spari sopra” sono il rifiuto, in chiave rock, delle ingiustizie.
Quel ragazzo con gli occhiali da sole
Con lui una formazione composta da Vince Pastano, direzione musicale, chitarre e cori, Stef Burns alla chitarra, Alberto Rocchetti, tastiere e cori, Matt Laug alla batteria, Andrea Torresani, basso e cori, Antonello D’Urso, programmazione, chitarra acustica e cori, Andrea Ferrario al sax, Tiziano Bianchi alla tromba, Roberto Solimando al trombone, Roberta Montanari ai cori e, special guest, Claudio Golinelli, storico bassista del Blasco. Nel finale su “Sally”, “Siamo solo noi”, “Vita spericolata” e “Albachiara” i presenti appiccicano fotografie, ricordi e momenti personali che sembra quasi si possano unire tutti con i puntini come in un gioco di destini.
Visti da fuori i fan di Vasco sembrano una grande foto di famiglia. Lui schiaccia l’occhio, sorride sornione in quel mix fra rockstar e zio con la sindrome di Peter Pan e con gli occhiali da sole. Se la gode come se fosse la prima, come se fosse l’ultima volta. Forse è proprio lì, in quel rispettare e contemporaneamente fottersene del tempo, il segreto di quel “ragazzo”, come continuano a chiamarlo i suoi fan più accaniti, che da quarant’anni sembra imprendibile.
Scaletta:
Dillo alla Luna
Stendimi
Rock'n'roll show
Non sei quella che eri
Ogni volta
Domani sì, adesso no
Ti prendo e ti porto via
Una canzone d'amore buttata via
Un respiro in più
Manifesto futurista della nuova umanità
XI comandamento
C'è chi dice no
Gli spari sopra
Se ti potessi dire
Vivere
T'immagini
Rewind
Siamo soli
Canzone
L'amore l'amore
Bis:
Medley: Come nelle favole-Non l'hai mica capito-Cosa ti fai-Il blues della chitarra sola-Ormai è tardi-Incredibile romantica-Ridere di te
Sally
Siamo solo noi
Vita spericolata
Albachiara