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Lewis Capaldi, uno show di melodia ed empatia

Il cantautore scozzese in concerto Milano, recupera portando sul palco vecchie e nuove canzoni
Lewis Capaldi, uno show di melodia ed empatia

Dopo il rinvio per motivi di salute del concerto dell' 8 marzo Lewis Capaldi torna a Milano per onorare il debito rimasto in sospeso con i fan italiani.

In un Forum sold out il giovane cantautore scozzese ha messo in scena un concerto solido, in cui ha mostrato e confermato quanto fa ascoltare nelle registrazioni in studio. Si tratta un pop robusto, autorale, in cui la sua potente voce è un elemento distintivo.

Ad accompagnarlo sul palco una band pulita con una batteria che picchia forte e dai bassi profondi. Nell’architettura sonora non esiste uno strumento preponderante, è un suono compatto guidato dai bassi su cui si distendono tutti gli strumenti della band. Tra questi quello che forse ha un po’ più di respiro è il piano. Tutto è incentrato sulla voce e sulle melodie vocali di Lewis, che risultano in primo piano, la parte musicale è sostanzialmente un grande riempitivo tra le parole. L’effetto è un po’ pastoso; la qualità non è favorita dall’acustica del Forum che come spesso capita non è certo amica. Diverso invece l’impatto e il risultato finale quando le ballate si fanno più delicate e soffuse, diventando morbidi momenti per piano e voce.

Il palco è composto da quattro pedane che accolgono altrettanti musicisti, una struttura minimal ma essenziale. Alla base delle pedane c'è una fila di luci, e il fondo è chiuso da un gigantesco schermo su cui vengono proiettati immagini dei musicisti, primi piani di Lewis o colorati visual.

La scaletta è in perfetto “Capaldi Style”: ballate più corpose e corali si affiancano a quelle più delicate, melodiche, da seguire dondolandosi lentamente a ritmo. Grande è la partecipazione del pubblico, che canta e condivide le canzoni, incluse quelle nuove, del disco appena uscito (Leggi qui la recensione). Le hit poi ovviamente sono cantate a squarciagola, da un pubblico molto eterogeneo, segno che il cantautore riesce a “colpire” più fasce anagrafiche (anche se la prevalenza del pubblico, con una valutazione “a occhio”, è giovane e femminile).

Lewis Capaldi, nonostante i suoi evidenti problemi fisici, sa stare sul palco e pur senza una grande fisicità riesce a bucare la scena, a tenere l'attenzione del pubblico. Lo fa con grande simpatia, con battute, dialogando con il pubblico, giocando addirittura a “pari o dispari” con chi sta sotto il palco. Dalla platea gli lanciano di tutto: dai portafogli con la penna per un autografo, alla bandiera italiana (che lui, di origini italiane, si posa sulle spalle), sino ad arrivare all’immancabile reggiseno che indossa ridendo come un bambino. A volte sembra che Lewis sia un sex symbol.

L’empatia del pubblico nei suoi confronti è palpabile, lui scherza e condivide, mentre parte della platea intona “sei bellissimo” o nei silenzi qualcuno lancia grida di approvazione mentre spesso si dimostra la passione dell’ascolto con il trionfante rituale delle torce accese dei cellulari.

Poi c’è il fattore umano. I sintomi della Sindrome di Tourette, la malattia neuropsichiatrica comunemente nota come 'la malattia dei mille tic', che affligge Lewis sono ben evidenti, ma lui coraggiosamente li affronta, non li nasconde, li metabolizza nelle sue canzoni e li vince con la grande forza e coraggio nel rapporto con il pubblico. È un ulteriore legame empatico tra lui e la platea, che genera un’inevitabile ammirazione, senza scadere nel buonismo o nel pietismo.

Dopo un’ora e 20 minuti Capaldi, con due brani voce e chitarra e voce e piano, manda tutti a casa; tredici canzoni tra vecchie e nuove e tutto è finito, con la firma dell’entusiasmo dei presenti che hanno gradito lo spettacolo. Un’ora e 20 di ballate ora potenti ora più delicate, spesso simili tra loro, senza grandi fantasie strutturali o differenti architetture. Nel loro complesso piacevoli, accattivanti a tratti emozionanti ma alla fine un po’ prive di fantasia. La durata del concerto (considerando anche le lunghe parti parlate) è quella giusta, quella che permette di limitare i danni e di evitare di scadere nell’eccessiva ripetitività.

Piacevole da vedere e sentire, affascinante per i tanti super fan che hanno condiviso ogni singola nota con il ragazzone di Glasgow.

Scaletta:
Intro
Forget me
Pointless
Heavenly State of Mind
Fade
Before You Go
Bruises
Wish You Teh Best
Grace
Haven’t You Ever Been In Love
Hold Me

 

Bis
How i’m Feeling Now
Someone You Loved

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