Ben Harper: sono le canzoni che guidano la mia musica

A circa un anno di distanza dal suo ultimo album “Bloodline Maintenance” il cantautore americano Ben Harper pubblica un nuovo disco e segue una rotta completamente diversa. Se il precedente lavoro era “strutturato” dal punto di vista musicale, con una strumentazione “classicamente” rock il nuovo “Wide Open Light” è minimale e intimista: una chitarra acustica o elettrificata, pochi altri strumenti e la sua inconfondibile voce (ma non sempre, perché il brano di apertura e chiusura sono strumentali). Tuttavia il singolo “Yard Sale” vede la presenza del suo amico e collaboratore Jack Johnson, il cantautore e surfista hawaiano.
Un singolo, un disco e una serie di live
A proposito del singolo l’autore ha detto: “Segue un uomo attraverso le confuse fasi finali della rottura di una relazione. Con ogni strofa che passa la crisi di coppia cresce sempre più, oltre la possibilità di un ritorno. Alla fine il protagonista è più confuso di quando è iniziata la canzone.”
Un album così non è certo una novità per Ben Harper che ancora una volta dimostra di essere un artista poliedrico, lontano dagli standard discografici, più attento a seguire il suo istinto artistico piuttosto che le esigenze di mercato inseguendo il pubblico.
L'intervista
Abbiamo incontrato via Zoom il 53enne cantautore californiano entrando virtualmente nella sua casa. Seduto per terra, spalle appoggiate a un divano, sullo sfondo una grande libreria piena di libri e foto Ben appare rilassato e quasi divertito, sicuramente molto disponibile.
Come mai un disco acustico e da solo?
C’erano tante cose che mi dicevano di andare in quella direzione. Mi sentivo come se volessi spogliare tutto. C'è abbastanza rumore in giro, molta musica iper-prodotta. Siamo stati bombardati da basso, batteria e sintetizzatori per molto tempo, adoro tutte queste cose e le faccio anche io. Ma era giunto il momento per me di tornare indietro fino alle radici, da dove vengo. Ed è lì, dove volevo atterrare.
Come si fa a decidere se una canzone deve essere suonata da sola o con una strumentazione più complessa o con una band?
Alcune canzoni hanno davvero un modo di alzare la mano e voler definire se stesse. Sono sempre stato attento alla ricerca di ciò che una canzone sta cercando di far emergere, di dirmi. Era da molto tempo che volevo tornare a un disco da cantautore come questo. Mi sono avvicinato a questo nuovo disco dopo un album strumentale, “Winter is for lovers”. Era un pezzo di 30 minuti, una composizione di musica per chitarra lap steel. E questo è stato un segnale per me, per quanto riguarda dove stavo andando con il songwriting tradizionale e volevo riportarlo alle radici, allo scheletro, lasciando che le canzoni decidessero per la produzione. Era importante per me farlo ora e su questo disco.
Le canzoni mi parlano
L’album contiene brani inediti, altri già pubblicati, alcuni scritti per altri e altri ancora già suonati dal vivo. Perché questa scelta? E come decidi di selezionare le canzoni?
Nella canzone scritta per Ricky Lee Jones, “Masterpiece”, ho voluto mettere in ogni caso la mia impronta. Non significa che sia meno vicina a me. E poi le altre canzoni sono state scritte nel tempo e ho aspettato per pubblicarle fino a quando non sono riuscito a trovare l’occasione giusta. Quindi è eccitante che finalmente sia arrivato il momento per pubblicare canzoni di cui sono molto entusiasta, ma che ho dovuto tenere ferme perché non si adattavano ad altri dischi dal punto di vista sonoro.
Quando decidi se una canzone è “definitiva”, completata, pronta per la pubblicazione?
Sto ancora cercando di capirlo. Il drammaturgo Arthur Miller disse che le opere teatrali non sono mai finite. A volte sento davvero che alcune canzoni si completano da sole. Hanno un inizio e una fine naturale, quasi immediata. Con altre devi combattere. Ad esempio avevo un “bridge” nella canzone “Givin Ghost” presente in questo disco che poi è diventato altro. Quella canzone è stata scritta in una sola seduta. Ero in Australia, a Sydney, all'Opera House. Mi ero presentato molto presto al concerto e nell’attesa mi sono seduto e ho scritto quella canzone. Avevo però una parte, quella del “bridge” che non mi piaceva, non girava bene, così nel tempo alla fine è diventato un assolo. Sono cose che ti succedono dopo un certo numero di anni, riconosci quando hai completato una canzone o quando non è proprio tutto perfetto. È una cosa eccitante, è un mistero. È la canzone che mi sta informando, mi sta dicendo qualcosa e sto lavorando in collaborazione con lei. E a volte questo mistero, questo dialogo resta per molto tempo. È la grande incognita. So che è solo rock'n'roll, niente di esistenziale, però mi piace.
È passato meno di un anno dall'album precedente. Avevi l'urgenza di dire altre cose?
Sto lavorando a un ritmo più rapido e fluido di quanto non sia abituato. È un momento emozionante per me dal punto di vista della scrittura, perché ho molto da dire. E il mio rapporto con il tempo cambia con l'età. Sai, adesso un'ora sembra essere 1/2 ora. Un mese sembra che siano due settimane. Le cose con l'età sembrano iniziare a passare a una velocità un po' diversa. Sto solo cercando di tenere il passo con il mio istinto.
Collaborare è scoprire
Tu hai spesso lavorato con altri artisti. Cosa significa collaborare?
La collaborazione è come essere parte di un mondo in cui non sei mai stato. È sempre una grande scoperta. Come scendere per strada, girare l'angolo e c'è il Duomo. Oh mio Dio, ne ho sempre sentito parlare e ora lo vedo. Così sono le collaborazioni, una scoperta con cui poi arrivi a interagire.
E che dire della tua recente collaborazione con Harry Styles?
Appunto, stai andando per la strada e all'improvviso c'è questo bellissimo essere umano: Harry. Eh sì, lavorare con lui è stata solo una gioia, pura gioia.
Il disco si chiude con lo strumentale “Thank You Pat Brayer”. Chi è Pat Brayer?
Pat Brayer è il cantautore più coraggioso e abile che conosca. È anche un mio caro amico. Ha scritto per Alison Krauss, Alan Jackson ed è un tesoro americano. È stata la prima persona che abbia mai sentito qualcosa nella mia musica e la prima persona a mettermi sul palco aprendo per lui alla sua serie di concerti Starvation Café nei primi anni '90. Questa canzone è un omaggio. Quando l'ho suonata per lui, la sua risposta è stata: "suona come me e te, suona come la nostra amicizia".
Difficile fare l'attore
Hai partecipato a una serie TV “Extrapolations - Oltre il limite” (disponibile su Apple Tv) per la cui colonna sonora hai fatto la cover di “Mercy Mercy Me” di Marvin Gaye. Che esperienza è stata?
È una grande esperienza lavorare in quella serie. Non avevo mai recitato prima, quindi era la prima volta ed è stata una sfida divertente.
Ti piace fare l’attore?
È troppo difficile. Lo è davvero. Ho trovato la recitazione molto difficile. Ho sempre rispettato e apprezzato chi lo fa, ma ora che sono entrato in contatto direttamente con questa esperienza ho un rinnovato rispetto per chi lo fa.
E ripeterai questo esperimento?
Non lo so, amico. È stata dura. Ho avuto due coach di recitazione, una donna e un uomo, uno al mattino e un altro alla sera. E c’è stato tanto lavoro: entrare nella sceneggiatura, nella parte, memorizzare le tue battute e poi ricordarle mentre le interpreti. La cosa più strana per me è stata quando mi sono svegliato una mattina come se fossi il personaggio, stavo già recitando e pensavo di essere quella persona. Una sensazione stranissima.
I live e l'Italia
Arriverai live in Italia con la band. Ma suonerete le canzoni di questo nuovo album? In solo e in acustico?
Sì le suonerò perché aprirò gli spettacoli in maniera acustica e poi arriverà la band. Suonerò ogni sera almeno tre canzoni da questo disco.
Sei stato parecchie volte in Italia. Qual è la tua città preferita tra quelle che conosci?
Verona, con la sua Arena (dove ha suonato nel 2006), ma non solo per quello. Mi è piaciuto sedermi in una gelateria lungo il fiume. Ho letto il mio libro, mangiato il mio gelato guardando il mondo che passava. Questo è un sogno per me. Poi conosco e ricordo Milano. Amo fare skateboard e l’ho fatto una volta di fronte alla Stazione Centrale.
Dal 1 giugno Ben Harper sarà in Europa per il suo tour che passerà anche dall’Italia con questo calendario
11 luglio - Milano, Circolo Magnolia con John Butler
12 luglio - Villafranca (VR), Castello Scaligero
13 luglio - Perugia, Arena Santa Giuliana
15 luglio - Tarvisio, Lago di Fusine Superiore
16 luglio - Sarzana (SP), Piazza Matteotti