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Il disco del giorno: Supertramp, "Breakfast in America"

Consigliato e raccontato da Carlo Boccadoro
Il disco del giorno: Supertramp, "Breakfast in America"

Supertramp, "Breakfast in America" (Cd A&M 393708-2)

Pare che quest’album fosse uno dei dischi rock preferiti dal grande compositore György Ligeti, a cui era stato segnalato dai propri studenti di Amburgo. Non è difficile capire come un musicista sofisticato come Ligeti sia rimasto intrigato da questo disco, dato che si tratta di un lavoro che riesce a coniugare in maniera mirabile canzoni dall’impatto immediato (i due singoli "The Logical Song" e "Goodbye Stranger" sono impossibili da dimenticare anche solo dopo un ascolto) con un gusto raffinato per la composizione e gli arrangiamenti, a cui si uniscono testi dall’ironia graffiante.

I Supertramp nel 1979 erano già famosi, con album ottimi come "Crime of the Century" e "Crisis, What Crisis?" al loro attivo, ma "Breakfast in America" fu la loro consacrazione a livello planetario; allo stesso tempo l’enorme pressione di questo successo e la fatica provocata dalle tournée in giro per il mondo provocarono un accrescersi delle tensioni già presenti da tempo tra i due leader del gruppo, Rick Davies e Roger Hodgson, che pur firmando assieme il repertorio del gruppo lavoravano separatamente da anni; questa acrimonia comunque non è particolarmente avvertibile in "Breakfast In America", che ci mostra un gruppo in perfetta sintonia musicale e in grande forma con canzoni molto belle come "Gone Hollywood", "Take the Long Way Home" e "Just Another Nervous Wreck". L’unico testo che sempra preannunciare la dipartita di Hodgson è quello di "Casual Conversations", che col senno di poi appare come una lettera di addio da parte di Davies al suo compagno di avventure artistiche.

Molti brani prendono come bersaglio la superficialità dello star system e della società-spettacolo monopolizzata dalla televisione ("Child Of Vision") e documentano un disagio esistenziale cui corrisponde la ricerca di una maggior profondità spirituale ("Lord Is It Mine", "The Logical Song"). Le melodie sono semplici ed efficaci ed è interessante come la dicotomia tra i due leader porti a una divaricazione stilistica marcata, che il gruppo non prova nemmeno a dissimulare; le canzoni di Hodgson sono generalmente più orecchiabili e fortemente influenzate dalla scrittura dei Beatles (in particolare quelli del periodo di "Abbey Road") mentre i pezzi di Davies hanno un retrogusto maggiormente legato al mondo del rhythm and blues e del pop inglese dei primi anni ’70.

 

Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.

Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.

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