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Gazzelle: da “Superbattito” a superclassico

In “Dentro”, il suo nuovo album, rende universali vicende personali. Con allusioni alla depressione.
Gazzelle: da “Superbattito” a superclassico

La dimensione della cameretta non gli appartiene più già da un po’. Se avete avuto modo di ascoltare gli ultimi singoli, “Non lo dire a nessuno” e “IDEM” ve ne sarete resi conto. E il fatto che abbia annunciato un concerto allo Stadio Olimpico di Roma, dove si esibirà tra poco più di un mese, davanti a 60 mila spettatori, conferma le sue ambizioni. La crescita - sia a livello di stile che di atteggiamento - che con il nuovo album “Dentro” in uscita il 19 maggio lo porterà ad affrancarsi dall’indie pop Gazzelle la racconta nelle quattro canzoni che ha pubblicato a sorpresa stanotte, un mese prima dell’uscita dell’intero successore di “OK”. “Qualcosa che non va”, “È andata come è andata”, il duetto con thasup su “Quello che eravamo prima” e quello con Fulminacci su “Milioni”, che vanno ad aggiungersi ai due singoli già usciti, rappresentano un’anticipazione della missione che rincorre Flavio Pardini con il suo quarto disco: diventare un classico.

Da “Superbattito” a superclassico, verrebbe da dire, e non ce ne voglia Ernia. Dal disco d’esordio del 2017 in poi Gazzelle ha progressivamente alzato la sua asticella, spiazzando ogni volta. “Gazzelle è di Roma. Occhiali da sole, occhiaie da solo. Zenzero e zucchero filato. Amori squarciati a metà, con la felpa sporca della sera prima. Sexy pop”, recitava la brevissima biografia scritta dal suo ex ufficio stampa nel 2017, ai tempi di “Quella te”, “Nmrpm”, “Non sei tu” e “Zucchero filato”. All’inizio non voleva nemmeno farsi vedere: nelle foto appariva con il volto sfocato. Poi arrivò “Punk”, il disco del salto di qualità, della musica che da gioco diventa un lavoro: “C’è molta ricerca, maggiore attenzione rispetto al precedente. E anche più mezzi. Sono cresciuto, ho più consapevolezze e sono più maturo. Oggi posso dedicarmi a tempo pieno alla musica”, raccontava. E se “OK”, nel 2021, rappresentò la sua consacrazione, “Dentro” è quello della maturità. Nelle canzoni il cantautore romano racconta la fine dei vent’anni e un periodo non felicissimo della sua vita (la voragine immortalata nella copertina dell’album non sarà mica “cugina” del “buco nero” della depressione di cui cantavano Colapesce e Dimartino in “Musica leggerissima”?).

Ad anticipare i temi e le atmosfere dell’album era stato lo stesso Gazzelle, la scorsa estate, nella Rockol Lounge del Rock in Roma: “Sono in una fase della mia vita in cui come tutti quelli della mia età sto facendo i conti con il crescere, con il diventare un uomo, staccandomi dall’adolescenza e dai brufoli. Sono stati due anni difficili, non solo per la musica: anche a livello mentale è stato un periodo un po’ complicato”, aveva raccontato il cantautore. Quelle riflessioni, in questi mesi, Gazzelle le ha messe in versi e in musica, cercando però di rendere il personale universale. Già in "IDEM", d'altronde, parlava della scrittura come "cintura di sicurezza": "Parla di tanti momenti della mia vita. Dalla fine di una storia che mi ha lasciato al buio, all’inizio di qualcosa che mi ha restituito la mia luce. Dal crollo psicologico che ho attraversato un po’ di tempo fa, al riprendere la mia vita e la mia mente nelle mie mani", aveva raccontato.

In “Qualcosa che non va”, il pezzo che apre il disco, ci sono allusioni non solo alla depressione ma anche al peso del successo, che ha spazzato via la sua normalità: “Ma dentro c’ho qualcosa che non va / e non so bene cosa, so soltato che non va / e forse dovrei farmi due chiacchiere con un amico mio / anche se lui è sparito oppure sono sparito io”, canta Gazzelle. Ci sono allusioni alla depressione anche in “È andata come è andata” (un titolo à la Ligabue: il rocker di Correggio è un fan del cantautore romano, che ha pure voluto l’estate scorsa tra gli ospiti del concerto-evento per i suoi trent’anni di carriera a Campovolo - hanno cantato “L’amore conta”, che Gazzelle aveva coverizzato in un video su Instagram): “Giornate buttate al vento, ma quel vento mi soffia dentro / e sento voci nella testa che non stanno zitte mai / più strillo più non mi sento vorrei solo che tutto il tempo / faccio quello in cui il cervello non è mai riuscito a togliermi dai guai”. Fortuna che poi arrivano i pezzi con thasup e Fulminacci, scanzonati, ironici e divertenti, a risollevare un po’ l’umore generale del disco.

Oltre ai sei pezzi già pubblicati, in "Dentro" ce ne saranno altri sei: tra questi anche “Roma”, in duetto con Noyz Narcos, che farà presumibilmente da ideale colonna sonora al concerto in programma il 9 giugno all’Olimpico. “Cinque anni e mezzo fa facevo il mio primo concerto al Monk di Roma con 600 persone e tutto prendeva forma. Poi in questi anni ho suonato in tutti i posti che esistono nella mia città più volte, ed ogni volta è stato incredibile, sempre un po’ di più. Il 9 giugno canterò con gli occhi chiusi per non rischiare di svegliarmi da questo strano grosso sogno che state realizzando voi al posto mio”, scrive lui sui social.

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