Nova Twins: il rock è donna

Spregiudicate, ribelli, impegnate. Donne. Le Nova Twins sono tra le cose più belle successe nel rock mondiale negli ultimi vent’anni. Parlano per Amy Love e Georgia South, origini per metà iraniane e per metà nigeriane la prima e per metà giamaicane la seconda, le parole spese nei confronti del loro progetto dalla critica, specializzata e no, tra chi (Kerrang!) ha definito il loro sound “unico nell’attuale scena musicale rock” e chi (il Guardian) ha scritto che il successo del duo “distrugge i luoghi comuni su chi può fare musica rock”. Che Amy Love e Georgia South South - non sono davvero gemelle - avessero talento da vendere i seguaci della scena indie-alternative d’oltremanica se ne erano accorti già ascoltando le primissime esibizioni live del duo nei pub e nei club londinesi, dieci anni fa: “Quando abbiamo iniziato, ai nostri concerti cerano prevalentemente maschi bianchi - hanno ricordato le due ventiseienni, domani sul palco della Santeria Toscana a Milano, in un’intervista a DIY Mag - sono sempre stati rispettosi e sono sempre i benvenuti, ma abbiamo notato che prima del nostro successo non c’erano donne o persone di colore ai concerti rock. Ai festival eravamo le uniche in cartellone che ci assomigliavano. Ora se venite a un nostro show, vedrete sotto al palco un mix di persone diverse che si divertono”. D’altronde da quelle prime esibizioni il duo ne ha fatta, di strada, andando ad occupare nello scacchiere del rock una casella che fino ad allora era vuota, con canzoni in cui parlano di molestie sessuali e di disugugalianza di genere.
“Ovviamente vogliamo rappresentare le giovani donne nere, ma il nostro progetto non parla solo a loro: parla a tutte le comunità emarginate”, dicono Amy Love e Georgia South, che con quel sound distintivo basato su un mix irresistibile di punk, rap, pop, elettronica, hard rock e molto altro hanno conquistato ancor prima di esordire nel 2020 con l’album “Who are the girls?” - un titolo che era tutto un programma e che suonava come un manifesto - band come i Prophets of Rage di Tom Morello, i Bring Me The Horizon, Wolf Alice, Sleaford Mods e Enter Shikari, che hanno chiesto alle Nova Twins di aprire i rispettivi concerti. “Who are the girls?” ha ottenuto recensioni a dir poco entusiastiche, che hanno sottolineato l’energia esplosiva alla base del sound del duo, tra influenze punk e garage rock. Le Nova Twins hanno rincarato la dose l’anno scorso con “Supernova”, inserito pure nella shortlist del Mercury Prize, tra i premi musicali più ambiti e prestigiosi nel Regno Unito (alla fine ha vinto Little Smiz con il suo “Sometimes I Might be introvert”): una consacrazione.
Dietro al suono del duo ci sono certamente le intuizioni e la visione di Amy Love (che canta e suona la chitarra) e Georgia South (che si divide tra basso, tastiere e cori), ma c’è anche l’esperienza di Jim Abbiss, tra i produttori britannici più influenti degli ultimi trent’anni, partito come fonico al fianco di Björk e dei Massive Attack, prima di produrre gli Editors, l’acclamato “Whatever people say I am, that’s what I’m not” degli Arctic Monkeys (il disco che nel 2006 fece della band di Alex Turner una solida realtà della scena indie pop d’oltremanica), i Kasabian e pure Adele. “Fare questo album è stata la nostra medicina durante un periodo turbolento. È una riflessione sul nostro percorso, da dove siamo partite fino a dove sono arrivate”, hanno detto le due ragazze parlando degli undici brani contenuti nel disco uscito lo scorso giugno. Su Metacritic, aggregatore di recensioni, l’ideale successore di “Who are the girls?” ha un punteggio di 92 su 100: altissimo. La critica d’oltremanica le ha definite come alchimiste che “piegano e fondono i generi”.
Nei testi, Amy Love e Georgia South raccontano orgogliosamente il loro essere outsider. "Cleopatra" si ispira al movimento Black Lives Matter, mentre "Antagonist" è una chiamata alle armi scritta durante le riaperture post-lockdown: “I’m feeling like a riot / If it's a cure to the cause, then we have to get violent / I’m not into starting fires / Whoever sparked the match broke perpetual silence”, cantano. E ancora: “Thunder and lightning / Hear the sound of the dead choir's roar still fighting / No, I'm not frightened / Look me in the face, say you've never met someone like”. Spiegano loro: “Abbiamo canzoni che non parlano solo di politica. Abbiamo canzoni sulla fine di storie, sull'uccisione dei nostri fidanzati e sul sesso. Scavate in profondità e vedrete che siamo solo due ragazze normali che si fanno strada nella vita”. Un consiglio? Se domani siete a Milano o dintorni, non perdetevele.