
E' una (grossa) contraddizione che cammina, John Cena. Bostoniano, bianco, ma appassionato di hip hop in tempi non sospetti. Campione della WWI (lega di westler criticata da non poche associazioni di genitori in tutto il mondo) ma lontano dallo stereotipo del lottatore classico tutto muscoli e violenza (anche se - all'incontro milanese di oggi con la stampa italiana - non ha rinunciato a portarsi appresso il classico "cinturone"). Cena è questo e molte altre cose. Ma un merito, almeno, gli va riconosciuto: pochi, come lui, incarnano al giorni d'oggi la figura dell'entertainer a tutto tondo, capace di dividersi - con notevole successo - tra il ring, il palco e (più recentemente) la macchina da presa (uscirà presto un lungometraggio, intitolato "The marine", dove il lottatore e rapper interpreterà il ruolo di un reduce dall'Iraq). "A me interessa la spontaneità, in qualsiasi cosa faccia", dichiara sicuro John: "Sul ring come sul palco, sono disposto ad accettare qualsiasi tipo di critica, ma chiedo che almeno una cosa mi venga riconosciuta: la naturalezza". E, nonostante si abbia l'impressione che il corpulento rapper / showman tenda ad esprimersi con una misurata e precisa pacatezza degna di un comunicato stampa recitato, risulta difficile non credergli: "Alla musica, come al wrestling, sono giunto per una combinazione di tenacia e fortuna. Per quanto riguarda la mia carriera al microfono, il 'balzo' l'ho compiuto conoscendo Freddie Foxxx. Ci siamo incontrati per caso in uno studio a New York, quando ancora in sala d'incisione stavo compiendo i primi passi. Lui mi ha dato dei consigli che ho seguito, e così è nata la nostra collaborazione". Nel suo disco d'esordio, "You can't see me", che presenterà dal vivo al pubblico italiano venerdì nel capoluogo lombardo, Cena ha fatto confluire tutta la sua vita, senza compromessi: "Per un bianco è già dura avere 'street cred' in ambito hip-hop, ed ancora più difficile è essere accettati se nella propria musica si ostentano esperienze non originali: io non ho mai ammazzato nessuno, né mi sono mai fatto di crack. So che ci sono rapper che lo fanno, ma non è il mio caso. Nel disco, quindi, ho preferito parlare della mia vita, di quello che mi piace e del mio rapporto con le ragazze". Inevitabile, a questo punto, la domanda su quando John senta la responsabilità di essere seguito da un pubblico di giovanissimi: "Ci penso sempre", ammette il campione, "il mio obbiettivo è dare un'immagine di diversità e non omologazione. E' bello essere diversi. Sono un rapper ma non canto di pistole, sono un lottatore ma non mi limito a mostrare i muscoli e a prendere a cazzotti gli avversari. Fare emergere la propria personalità: questo è il messaggio che vorrei consegnare ai miei fan". Poche - e vaghe - parole, invece, circa la sua opinione sull'impegno statunitense in Iraq. John, che sarà un ex marine sul grande schermo - che ne pensa dei suoi connazionali impegnati in Medio Oriente? "Il film l'ho realizzato soprattutto pensando ai ragazzi di stanza in Iraq. Al momento mi sento molto lontano dalla politica e dal sociale, per cui non mi esprimo sulle implicazioni macroscopiche del conflitto: la mia unica volontà è quella di sostenere tutti gli americani impegnati in prima linea". Le ultime battute Cena le riserva alle sue origini italiane ("Sono immigrato di quarta generazione, non conosco molto delle mie origini: so solo che il mio cognome - in inglese - è traducibile con 'dinner'") ed alla sua prossima esibizione meneghina: "Aspettatevi ciò che non vi aspettereste. Aspettatevi di tutto. Ma soprattutto aspettatevi di divertirvi".
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