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Inhaler e il secondo album: "Aiutati da 'Get Back' sui Beatles"

Elijah Hewson e Ryan McMahon raccontano il nuovo disco della band irlandese “Cuts & bruises”
Inhaler e il secondo album: "Aiutati da 'Get Back' sui Beatles"
Credits: copertina disco

Nonostante l’inevitabile rischio di paragoni, per l’importante cognome del frontman e la somiglianza tra il suo timbro vocale e quello del di lui padre, gli Inhaler sono riusciti a confermare da subito il proprio talento. Grazie al disco d’esordio "It won’t always be like this” e al primo vero tour, che lo scorso maggio l'ha vista debuttare dal vivo anche in Italia (qui il nostro racconto dello show ai Magazzini Generali di Milano), la giovane formazione di Dublino ha infatti dimostrato di meritare considerazione e interesse soprattutto per la propria abilità, e non solo perché Elijah Hewson, classe 1999, è figlio di Paul Hewson, meglio noto come Bono degli U2. Così, spazzato via ogni equivoco, il gruppo è ora pronto per affrontare la dura prova del secondo album in studio. Dopo il successo del primo lavoro, che al tempo della sua uscita a luglio 2021 ha conquistato la vetta delle classifiche irlandesi e del Regno Unito, la band è quindi prossima a pubblicare il nuovo disco, intitolato “Cuts & bruises” e in arrivo il 17 febbraio. 

Gli Inhaler alla prova del secondo album

"Il secondo album è sempre una prova impegnativa e difficile, soprattutto perché le persone che ti circondano non fanno altro che ricordartelo", hanno confermato simpaticamente Elijah e il batterista Ryan McMahon presentando il prossimo lavoro degli Inhaler alla stampa italiana. Con sicurezza e gentilezza, in una grigia mattina milanese, i due musicisti hanno poi narrato: "Inoltre, si può dire che ci sono voluti ventun'anni per scrivere il primo album, e nove settimane per il secondo. Tuttavia, penso che il poco tempo avuto a dispozione per realizzare questo nuovo album, ci ha in qualche modo aiutato a essere motivati e a sfornare quante più belle canzoni possibili".

Con il disco di debutto, il quartetto irlandese - formato, oltre che da Hewson e da McMahon, dal bassista Robert Keating e dal chitarrista Josh Jenkinson - ha messo in mostra una certa versatilità proponendo canzoni costruite su ottimismo, ambizione, chitarre e ritornelli attraenti. Gli Inhaler hanno in qualche modo trovato la propria cifra stilista combinando quindi rock, spunti rubati all'elettronica e atmosfere derivanti dal pop, insieme a messaggi di sfida, riflessioni e racconti personali. In merito alla direzione musicale intrapresa per “Cuts & bruises”, e per descrivere il suono della band, Ryan ha spiegato a Rockol: "Non credo che sappiamo davvero quale sia il nostro suono. Vorrei poter dare una risposta semplice. Penso che con questo disco, una delle cose di cui volevamo tener conto dal punto di vista sonoro, era dare alle canzoni più spazio per respirare, quindi non riempirle di troppe informazioni".

Riflettendo sul processo di realizzazione del disco, composto da 11 tracce prodotte con il collaboratore di lunga data Antony Genn, e anticipato dai singoli "These are the days" e "Love will get you there", Elijah Hewson e Ryan McMahon hanno poi svelato quanto la band si sia sentita in qualche modo aiutata e indirizzata dal documentario di Peter Jackson sui Beatles, "Get back", riuscendo grazie a esso ad alleviare le tensioni legate alla prova della seconda fatica discografica e a consolidare il rapporto tra i componenti. 

"Siamo orgogliosi del primo album, anche se tutte le canzoni erano molto rumorose", ha sottolineato McMahon, prima di narrare:

"Pensiamo che queste canzoni possono essere migliori. Amiamo la musica pop, perché è anche molto parsimoniosa. Ed è qualcosa a cui abbiamo puntato per il disco. Quando abbiamo iniziato a scrivere i brani dell'album, avevamo appena visto il documentario 'Get Back' sui Beatles, e ci ha aiutato e indirizzato nella nostra direzione. Volevamo tornare ad essere di nuovo una band, che semplicemente si ritrova nella stanza a suonare, senza sapere davvero cosa sarebbe successo. Questo è il tipo di processo che abbiamo adottato. Per il primo album abbiamo fatto i conti con il lockdown e con le sessioni via Zoom, il che era terribilmente imbarazzante e strano. Questa volta, invece, è stata un'opportunità benedetta per noi di tornare a lavorare davvero insieme. Questo aspetto è qualcosa che sicuramente vogliamo trasmettere agli ascoltatori, quindi essere davvero una band".

Su cosa significa fare parte di un gruppo, si basa anche il titolo del secondo album degli Inhaler che hanno scelto “Cuts & bruises” perché - hanno raccontato Elijah e Ryan - "abbiamo realizzato che far parte di una band è come essere in un matrimonio". Hanno sottolineato: "Abbiamo attraversato momenti difficili e dolorosi, ma anche di divertimento, soprattutto perché il suonare musica fra amici come hobby è diventato un lavoro che può portare tensioni e problemi, ma anche soddisfazioni. Rimangono quindi delle cicatrici, ma non ferite gravi, sono piuttosto segni che lascia il tempo". 

Lasciarsi ispirare dal rock, per ispirare

Gli Inhaler sono cresciuti con il suono delle chitarre e con modelli di riferimento ben precisi, senza però tirasi indietro dal sperimentare nuove dimensioni durante la loro crescita artistica, tanto che alla domanda sulla collaborazione dei loro sogni il frontman e il batterista hanno rivelato: "Se tornassero insieme, vorremmo fare un featuring con i Daft Punk, senza dubbio".

"All'inizio ascoltavamo molte band di Manchester, tra cui Smiths, Happy Mondays, Joy Division e Stone Roses. Abbiamo iniziato suonando loro cover", ha riferito il 23enne Hewson: "Poi siamo cresciuti e con noi anche la musica che ascoltiamo si è diversificata ed è diventata una grande fusione di idee. Ora creco che ci avviciniamo di più a nomi come Kings of Leon e Strokes".

In un periodo in cui l'hip hop e altri generi musicali hanno raggiunto e superato l'influenza che aveva il rock tra la fine degli anni ottanta e novanta, l'ambizione di Elijah e soci è quindi quella di ispirare a loro volta giovani band. "Crediamo che l'hip hop e altri generi musicali sono diventati sempre di più quello che era la musica rock tra la fine degli anni ottanta e novanta, ovvero molto commerciale", ha raccontato Ryan McMahon, prima di sottolineare: "Penso che le persone stanno cercando qualcosa che sembri un po' più autentico e viscerale. Basta vedere con Sam Fender e Fontaines DC. Credo che alla gente piaccia di nuovo quel suono. Quindi per noi è una grande occasione. Quando il nostro primo album è andato bene, la cosa più importante per noi era che potessimo ispirare band più giovani".

Nel corso della chiacchierata, riflettendo su cosa significa rock nel 2023 ed essere una band al giorno d'oggi, è stato poi inevitabile parlare dei Maneskin, dei quali McMahon ha detto scherzando: "Non sono tipo le più grandi rock star del mondo, più o meno?". Ha continuato: "Sono grandi, non li abbiamo mai visti dal vivo, ma abbiamo guardado alcuni i video dei loro show e li rispettiamo. Hanno grande stile".

Il ritorno dal vivo in Italia

La band capitanata da Elijah Hewson tornerà a suonare dal vivo nella Penisola la prossima primavera, quando si esibirà il 13 maggio all’Estragon di Bologna, il 14 maggio all’Orion di Roma e il 16 maggio all’Alcatraz di Milano. "Stiamo lavorando al tour", ha spiegato il giovane Hewson: "Faremo alcune prove la prossima settimana quando torneremo a casa. Vogliamo rendere i nostri show memorabili per i fan, piuttosto che proporre semplicemente una canzone dopo l'altra. Vogliamo fare qualcosa di speciale, vedremo se ce la faremo".

Tracklist e copertina di “Cuts & bruises”

  1. ‘Just To Keep You Satisfied’
  2. ‘Love Will Get You There’
  3. ‘So Far, So Good’
  4. ‘These Are The Days’
  5. ‘If You’re Gonna Break My Heart’
  6. ‘Perfect Storm’
  7. ‘Dublin In Ecstasy’
  8. ‘When I Have Her On My Mind’
  9. ‘Valentine’
  10. ‘The Things I Do’
  11. ‘Now You Got Me’
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