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Il disco del giorno: Corea, Hammond, Atschul, "A.R.C."

Consigliato e raccontato da Carlo Boccadoro
Il disco del giorno: Corea, Hammond, Atschul, "A.R.C."

Chick Corea, Dave Holland, Barry Altschul
"A.R.C." (Cd ECM 1009)

Un disco favoloso, che vi entusiasmerà con le sue ondate continue di energia espressa attraverso un linguaggio violento e senza compromessi eppure incredibilmente comunicativo. Siamo nel 1971 e il pianista Chick Corea non ha ancora deciso di voltare le spalle al proprio talento di artista per arraffare manciate di dollari; assieme al contrabbassista Dave Holland (un altro genio del suo strumento che aveva lavorato con Corea nel gruppo elettrico di Miles Davis) e l’eccellente batterista Barry Altschul, Corea realizza per l’allora giovanissima etichetta Ecm questo album, dove vengono riversate con la potenza di un vulcano in piena attività pagine straordinarie che ripercorrono i sentieri del free jazz in maniera personalissima.

A partire dall’iniziale rivisitazione del classico di Wayne Shorter "Nefertiti" l’ascoltatore comprende subito che questo disco non gli propone un’esperienza musicale qualsiasi; la musica è densa, aspra, si muove tra continui strattonamenti ritmici con improvvise accensioni a cui fanno seguito altrettanto repentini momenti di maggior riflessione.
Le coordinate melodico-armoniche della tradizione jazzistica sono scomparse, polverizzate da Corea in un pianismo caleidoscopico che riesce a guardare a Cecil Taylor e a Bud Powell in egual misura scolpendo ogni frase in maniera propria, con un suono brillante e un virtuosismo che non è possibile confondere con quello di altri.

Il basso di Holland possiede un suono robusto che la grandissima abilità tecnica del solista rende estremamente duttile, alternando passaggi virtuosistici a oasi liriche dove spicca l’eccellente uso che Holland fa dell’archetto, spesso utilizzato oltre il ponticello per ottenere un suono straniato. Le coloratissime percussioni di Altschul contrappuntano con intelligenza lo scambio di idee tra basso e pianoforte attraverso interventi dal carattere più astratto ma non per questo privo di autentico swing.

Non c’è mai un calo di tensione, i musicisti sono ispirati e continuano a rimbalzarsi idee tra loro instancabilmente, sia nelle tessiture trasparenti dell’incipit di "Vedana" (che successivamente assume contorni sempre più frammentati ritmicamente) che nella conversazione quasi puntillista di "Games", in un clima espressivo di assoluta libertà che chiede molto a chi ascolta ma lo ripaga con composizioni di assoluta bellezza.
 

Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.

Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.

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