Il disco del giorno: Lyle Mays, "Street Dreams"
Lyle Mays
Street Dreams (Cd Warner Bros: B00000G2QA)
Alter ego musicale di Pat Metheny, il tastierista e compositore Lyle Mays è stato uno dei musicisti più interessanti della scena musicale jazzistica americana, soprattutto grazie alle sue indiscusse qualità di scrittura e al suo gusto per le orchestrazioni policrome. Grande esperto di sintetizzatori, Mays riusciva ad usare l’elettronica in maniera da non farla sembrare mai fredda o ipertecnologica, in virtù dell’attenzione maniacale da lui dedicata a ogni minima sfumatura di colore. Le sue composizioni sono sempre estremamente ricche dal punto di vista armonico e rispetto a quelle del suo amico Pat non indulgono mai al sentimentalismo zuccheroso o a tentazioni New Age; la discendenza stilistica da Herbie Hancock e Keith Jarrett nello stile pianistico di Lyle è dichiarata, ma egli non si accontentava di ricalcare gli stilemi dei suoi predecessori e vi aggiungeva una
trasparenza melodica del tutto personale.
Autore di quattro album solisti e uno dal vivo, Mays era un musicista che non ha mai cercato di mettersi in mostra, lasciando a Pat il ruolo di superstar e elaborando le proprie alchimie musicali con discrezione. Il più bello dei suoi lavori da solo continua a rimanere "Street Dreams", che vede le tastiere di Mays in compagnia di un cast da far girare la testa, comprendente tra gli altri Steve Gadd (batteria), Bill Frisell (chitarra), Marc Johnson (contrabbasso) e Bob Mintzer (flauto).
Tutti i brani presenti nell’album sono favolosi, dal vorticoso labirinto armonico di "Chorinho" alle atmosfere rarefatte di "August". L’iniziale "Feet First" sembra un incrocio tra il Pat Metheny Group e gli Steely Dan, mentre l’atmosfera sospesa di "Hangtime" contrasta efficacemente con la partitura da big band del bizzarro tema di "Possible Straight" (unico pezzo del disco scritto assieme a Metheny), con un eccellente assolo pianistico politonale di Mays che sembra rendere omaggio a Charlie Mingus.
La suite "Street Dreams" occupa metà del disco ed è di squisita fattura nel suo evocare atmosfere che mescolano jazz e sapori etnici; Mays si produce in evoluzioni tastieristiche di grande intelligenza all’interno di una solida struttura compositiva, disegnando vasti arcobaleni armonici per approdare alle incantate reiterazioni dell’ultima parte, costruita su due accordi, in un’atmosfera sospesa.
Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.
Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.
