Pinguini Tattici Nucleari: "Coldplay? Ci hanno cambiato la vita"

Cosa ascolta un Pinguino Tattico Nucleare e quali concerti va a vedere? Lo abbiamo direttamente chiesto alla band bergamasca, che ha appena pubblicato il nuovo album “Fake news”. Fra i dischi che hanno cambiato la vita di Riccardo Zanotti, Elio Biffi, Nicola Buttafuoco, Lorenzo Pasini, Simone Pagani e Matteo Locati, ce ne sono diversi sorprendenti. Da De André ai Coldplay passando per i Beatles e i Red Hot Chili Peppers e i Foo Fighters, ogni componente del gruppo ha un suo disco a cui è indissolubilmente legato.
Non è finita, nell’intervista video che abbiamo realizzato, abbiamo chiesto loro, in vista del grande tour negli stadi che li aspetta nel 2023, quali concerti da spettatori abbiano visto, poi diventati fondamentali nella loro formazione. I numeri sono la vera fotografia dell’incredibile momento della band, passata dalla cameretta di casa ai palcoscenici più importanti d’Italia. Dopo i tutto esaurito dei concerti dell'11 luglio allo Stadio Meazza di Milano e del 23 luglio allo Stadio Olimpico di Roma, i sei musicisti hanno annunciato il loro primo tour negli stadi. Da due sono diventati dieci gli appuntamenti: a oggi su 430mila biglietti a disposizione, ne sono stati venduti oltre 300mila. In ultimo, nell’intervista video, i Pinguini sottolineano perché nelle loro canzoni trattano sempre le storie di persone ai margini, dalle vite storte e difficili, quelli che vengono chiamati “underdog”.
Ne hanno parlato anche alla presentazione dell’album: “Non vogliamo essere un esempio di persone di successo, ma un esempio di persone felici. Oggi viviamo dove abbiamo sempre vissuto, il divismo è lontano dal modo di vivere dei bergamaschi. È una terra di lavoro duro, non di apparenza. Siamo persone molto lontane dai salotti luccicanti frequentati da molti artisti”. E ancora: “Siamo partiti suonando nei localini e oggi parliamo a un pubblico vastissimo – concludono Zanotti e Biffi – ma siamo sempre noi. La trap, che abbiamo iniziato ad ascoltare anni fa, è stata un movimento che ha rivoluzionato la musica, ma avendo un codice sonoro molto rigido a lungo andare è ripetitivo e stancante. Quello che non condividiamo di quel genere è il flexare, il vantarsi di ogni risultato raggiunto. Ma non tutti sono così: Bresh e Leon Faun, per esempio, si distinguono. Noi come band ci sentiamo di occupare musicalmente, e anche a livello di immaginario, qualche cosa che in Italia forse mancava”.