Joji, chi è il cantante di "Glimpse of us": da troll a popstar
Seicento milioni di ascolti in quattro mesi su Spotify in quattro mesi, da giugno ad oggi. Sì, avete letto bene: 600 milioni. Prima di “Glimpse of us” Joji, vero nome George Kusunoki Miller, origini per metà australiane (da parte di padre) e per metà giapponesi (da padre di madre), era sostanzialmente un troll di YouTube: fu lui dieci anni fa a inventarsi il fenomeno dell’Harlem Shake, con “Do the Harlem Shake”. Già con “Ballads 1”, l’album del 2018 contenente le hit “Slow dancing in the dark” e “Yeah right”, aveva cominciato a riposizionarsi. Poi è arrivata “Glimpse of us”, che ha spazzato via un passato fatto di video caratterizzati da un umorismo surreale, quasi nonsense, trasformando Joji da ranocchio a principino del pop mondiale. Con un piccolo aiutino di TikTok: è dal social network di riferimento della “Gen Z” che è passato il rilancio di Joji, che ha visto la sua canzone comparire in oltre un milione di clip.
Dal giorno della sua uscita “Glimpse of us” ha infranto una manciata di record. È stata la prima canzone di un artista asiatico a raggiungere la prima posizione della Spotify Global, la classifica relativa ai brani più ascoltati a livello mondiale sulla piattaforma di streaming, rimanendoci per dieci giorni consecutivi. È stata la seconda canzone di un artista giapponese a raggiungere la top ten della Billboard Hot 100, la classifica relativa ai singoli più popolari negli Usa. Non accadeva da quasi sessant’anni: prima di lui solamente Kyu Sakamoto con “Sukiyaki”, nel 1963. È stata anche la prima canzone di un artista solista asiatico a debuttare direttamente nella top ten. Il tutto con una comunicazione assolutamente low-profile: nessuna intervista, zero hype, nessuna apparizione in tv (dove manca dal 2020, quando andò a cantare “Run” al “Tonight Show” di Jimmy Fallon, negli Usa). Forse si è esposto così tanto negli anni, nei video sarcastici pubblicati su YouTube (950 milioni di visualizzazioni complessive e 2,9 milioni di iscritti), che ora Joji preferisce rimanere defilato. E lasciar parlare la musica.
“Glimpse of us”, accompagnata da un video al limite del lo-fi realizzato assemblando tra loro clip di un gruppo di amici che bevono, corrono in auto, vomitano, accendono fuori d’artificio e quant’altro (lo ha diretto Dan Streit, già al fianco di Charli XCX, Diplo, Brockhampton, e ha totalizzato su YouTube 36 milioni di visualizzazioni), non ha le caratteristiche della hit nata. È una ballatona composta al pianoforte, ispirata dai ricordi di una relazione finita. Eppure il ritornello è diventato uno dei più celebri del pop di questi ultimi anni. Anche se il titolo della canzone non vi dice niente, vi sarà sicuramente capitato di ascoltarlo da qualche parte: “’Cause sometimes, I look in her eyes / and that’s where I find a glimpse of us / and I try to fall for her touch / but I’m thinkin’ of the way it was”, canta Joji con il suo timbro potente. È (ri)nata una star? Così pare.
Dopo aver scalato le classifiche di tutto il mondo, dall’Australia alla Lituania, dalle Filippine alla Grecia, passando il Regno Unito (200 mila copie vendute, pari a un Disco d’argento), il Canada (160 mila copie vendute, un Disco di platino) e gli Usa (un milione di copie vendute, pari a un altro Disco di platino), “Glimpse of us” è finita nel nuovo album di Joji, “Smithereens”, appena arrivato nei negozi e sulle piattaforme di streaming. Il cantautore ci ha lavorato insieme a produttori come Bekon (Kendrick Lamar, Eminem) e Connor McDonough (John Legend, Tinashe). Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.