Gilbert O'Sullivan, la storia di "Alone again (Naturally)"

GILBERT O’SULLIVAN
– Alone Again (Naturally)
Mam, 1972
(Gilbert O’Sullivan)
Una delle più "amabili" elegie alla tristezza mai concepite. L’autocommiserazione raccontata su musica allegra e melodia
gentile. È davvero difficile spiegare la popolarità di questa atipica canzone, uno dei più grandi successi di tutti gli anni Settanta, dove gli argomenti trattati sono il suicidio, la solitudine, la morte.
Irlandese di Watford, Gilbert O’Sullivan era cresciuto musicalmente a Londra e aveva suonato per un po’ di tempo la batteria nei Rick’s Blues, una band guidata dal futuro leader dei Supertramp Rick Davies, e proprio a lui attribuisce il merito di avergli
insegnato sia la batteria sia il pianoforte. Il suo vero nome è Raymond Edward O’Sullivan (il nome d’arte è preso in prestito dal duo di compositori di operetta dell’Ottocento Gilbert & Sullivan) e deve la sua fortuna all’incontro con Gordon Mills, boss dell’etichetta discografica Mam, manager e produttore di due personaggi come Engelbert Humperdinck e Tom Jones (curioso che anche questi due nomi siano presi a prestito da opere letterarie e da compositori inglesi). Dopo ripetute bocciature nelle varie label londinesi, Mills crede in questo ragazzo e vince la scommessa.
Nel 1970 la sua "Nothing Rhymed" entra nelle classifiche di mezzo mondo, Giappone compreso, e la casa discografica gli cuce addosso un personaggio abbastanza buffo vestito come un operaio irlandese degli anni Trenta, con una scoppoletta in testa, pantaloni larghi a mezz’asta e stivaletti scalcagnati. "Nothing Rhymed" era un’altra bellissima e briosa canzoncina dove O’Sullivan cantava che la vita è piena di contraddizioni e ingiustizie e “Niente ha senso”. Questo singolare modo di nascondere la tristezza dietro il sorriso è stata una caratteristica di Gilbert, che due anni prima scrisse "I Wish I Could Cry" ispirandosi all’assassinio di Robert Kennedy e anche lì c’era il desiderio di “voler piangere e voler morire”.
Il talento c’è e si vedrà meglio con "Alone Again (Naturally)", miniatura pop indimenticabile scritta e prodotta in solitario. Qui il narratore racconta che mentre si celebrava il matrimonio lei l’ha lasciato sull’altare e premedita il suicidio buttandosi giù da una torre. Poi canta del dolore di sua madre per la morte di suo padre e del suo dolore per la morte della madre. Ovviamente, vittima di tutte queste disgrazie, s’interroga sull’esistenza di Dio: “Se esiste davvero, perché mi ha abbandonato?”. Il risultato è restare naturalmente, inevitabilmente solo… di nuovo. Come sempre ribadito dall’autore, non c’era niente di autobiografico. Sua madre era ancora in vita quando uscì la canzone, il padre era morto quando aveva 11 anni e nemmeno lo conosceva
bene, tantomeno era mai stato mollato in chiesa dalla sposa.
"Alone Again" è stata scritta unendo due canzoni. “Avevo 22 anni e lavoravo come impiegato postale a Londra, quindi potevo comporre solo la sera. Soltanto quando fui ingaggiato da Gordon Mills, lasciai il lavoro e mi trasferii in un bungalow di sua proprietà dove potevo scrivere a tempo pieno”. Lo scenario assurdamente deprimente contrasta con la scanzonata ambientazione musicale. Un capolavoro di arte leggera e sensibilità melodica, garbatamente sostenuto dal pianoforte e archi travolgenti. Il magistrale lavoro di chitarre acustiche fu eseguito da James Tomkins, meglio conosciuto come “Big Jim” Sullivan, leggenda delle sei corde britanniche e session man tra i più apprezzati, che per l’assolo che riprende la melodia usò una chitarra classica con corde di nylon, per ottenere un suono particolarissimo. Bello quando dice: “Mi sembra che ci siano più cuori spezzati nel mondo che non possono essere riparati”.
Nel corso degli anni O’Sullivan intraprese una serie di battaglie legali nel tentativo di proteggere la canzone dalla commercializzazione e dal campionamento perché per tante persone aveva un significato speciale. Centinaia di artisti l’hanno interpretata, tra cui Sarah Vaughan, Shirley Bassey, Johnny Mathis, Esther Phillips e Neil Diamond. Fantastica la versione di Nina Simone, che la trasformò in una straziante riflessione sulla morte del padre.
Per gentile concessione dell'editore Arcana e dell'autore (che l'ha scelta personalmente) pubblichiamo questa scheda tratta dal libro di Mauro Ronconi "Canzoni per un mondo senza Beatles".
