Il disco del giorno: John Cage, "Cheap imitation"
John Cage
Cheap Imitation (Cd Cramps CRSCD 117)
Mentre scrivo piove a tutta forza, e questo mi ha immediatamente riportato alla memoria un disco dove è possibile ascoltare (oltre all’esecuzione musicale) proprio il temporale avvenuto durante l’incisione. Naturalmente essendo un album di John Cage il maltempo è diventato parte integrante della musica stessa e il compositore americano lo ha lasciato intatto nel lavoro. Per questo Maestro del Novecento musicale, infatti, tutto poteva diventare musica; i suoni della quotidianità e i rumori che ci circondano non avevano per lui un valore inferiore alle note che pazientemente stendeva con il pennino sul pentagramma.
Il potere liberatorio della musica di Cage al suo apparire in Europa, nella seconda metà degli anni ’50, portò un salutare vento di anarchia all’interno delle strutture create dalle Avanguardie postbelliche, introducendo elementi casuali in un’atmosfera talmente chiusa in se stessa da rischiare l’autosoffocamento.
"Cheap Imitation" è una riscrittura del "Socrate" per voce e pianoforte di Erik Satie, compositore che per tutta la vita Cage considerò un punto di riferimento. Dopo aver progettato una trascrizione per due pianoforti del "Socrate" per il coreografo Merce Cunningham, Cage si vide negare dall’editore di Satie il permesso di trascrivere l’opera e utilizzarla.
In questo caso l’ottusità editoriale venne sfruttata da Cage in maniera creativa; egli decise di riscrivere tutto il "Socrate" cambiandone le altezze, scegliendole in modo casuale attraverso il lancio delle monetine dell’I Ching, il "Libro dei Mutamenti" cinese.
Il risultato finale fu un autentico calco d’autore che rivisitava completamente la struttura originale del lavoro proiettandolo in una dimensione ancora più nuda e ascetica; con la consueta ironia Cage intitolò il pezzo "Cheap Imitation" ("imitazione a buon mercato").
Riducendo l’originale ad una singola linea e tagliando drasticamente le dinamiche, Cage ottenne un risultato dal fascino magnetico, che rapisce completamente l’ascoltatore grazie alla purezza ottenuta attraverso questa spoliazione estrema del tessuto strumentale.
L’incisione fu realizzata in un solo giorno al Mills College in California usando un tocco pianistico leggerissimo, quasi sussurrato, cui in lontananza fanno da contrappunto naturale (e casuale) i tuoni scatenati fuori dalla sala di registrazione; il risultato è pura magia.
Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.
Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.
