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Le Pussy Riot hanno annunciato un concerto in Italia

Arriva nel nostro paese il collettivo di protesta femminista nato a Mosca e in contrasto con Putin.
Le Pussy Riot hanno annunciato un concerto in Italia

Arrivano in Italia le Pussy Riot, il collettivo di protesta femminista nato a Mosca, da sempre in aperto contrasto con il presidente russo Vladimir Putin e più volte finito nei guai a causa delle sue uscite. Il gruppo sarà in concerto - ma più che di concerto, bisognerebbe parlare di una vera e propria performance artistica che mischia musica dal vivo, teatro e video - l'11 settembre prossimo, a Milano: a ospitare l'evento sarà il TAM Teatro Arcimboldi e i biglietti sono già in vendita a partire da 23 euro (più diritti di prevendita ed eventuali commissioni addizionali). 

Nate nel 2011, le Pussy Riot sono note in tutto il mondo per le provocatorie e non autorizzate performance di guerriglia punk rock trasformate poi in video musicali diffusi sulla rete. Nei loro testi parlano di femminismo, dei diritti LGBT e dell'opposizione al presidente russo Vladimir Putin, che considerano un dittatore. Hanno acquisito una notorietà globale quando nel 2012 cinque di loro hanno organizzato una preghiera punk all'interno della Cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca. Il 17 agosto 2012, tre membri delle Pussy Riot - Nadezhda Tolokonnikova, Maria Alyokhina ed Ekaterina Samutsevich - sono state condannate dall’autorità russa a due anni di reclusione per "teppismo motivato dall'odio religioso". Il processo e la sentenza hanno attirato notevole attenzione e critiche, in particolare in Occidente. Il caso è stato adottato da gruppi per i diritti umani, tra cui Amnesty International che ha indicato le donne come “prigioniere politiche”. Tolokonnikova e Alyokhina sono state rilasciate il 23 dicembre 2013 e successivamente hanno testimoniato la loro esperienza in festival internazionali e conferenze negli Stati Uniti, Canada, tutta Europa, Australia, Singapore.

Negli scorsi mesi Maria Alyokhina è stata nuovamente condannata a un anno in prigione e agli arresti domiciliari solo per post sui social media a sostegno del leader dell'opposizione russa Alexey Navalny, che è stato avvelenato e poi imprigionato dal regime di Putin. Lo scorso aprile, quando Putin ha iniziato a reprimere più duramente qualsiasi critica all'invasione dell'Ucraina, le autorità hanno annunciato che gli arresti domiciliari di Alyokhina sarebbero stati trasformati in una colonia penale di 21 giorni. Così la Pussy Riot ha deciso che era ora di lasciare la Russia, almeno temporaneamente. E ci è riuscita travestendosi da addetta alla consegna del cibo per sfuggire alla polizia di Mosca, che sorvegliava l'appartamento dell'amica dove si trovava. La donna ha lasciato in casa il suo cellulare per evitare di essere rintracciata. Aiutata da amici, è riuscita poi dopo alcuni giorni ad arrivare in Lituania e poi a Berlino dove è andata in scena al Funkhaus.

L’attività artistica delle Pussy Riot comprende la registrazione e la pubblicazione di diversi video, fra i quali "Putin Will Teach You To Love The Motherland", "I Can't Breathe" (dalle ultime parole di Eric Garner mentre la polizia di New York lo teneva a terra in una stretta soffocante), "Chaika", "Organs", "Make America Great Again".

La preghiera punk delle Pussy Riot è stata nominata da The Guardian tra le migliori opere d'arte del ventumesimo secolo. Il collettivo ha collaborato con Bansky per la mostra Dismaland, promossa da Marina Abramovic e creato un'esperienza immersiva nella galleria Saatchi di Londra.

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