Justin Bieber porta a casa un buon concerto pop

Justin Bieber è rimasto per quasi due mesi in stop forzato a causa di una malattia (morbo di Lyme) che gli aveva paralizzato parte del volto, e questa data del Lucca Summer Festival non era solo l'unica del tour italiano, ma la ripresa del “Justice World Tour”. C'era quindi molta attesa, e non solo tra i fans del cantante canadese – le celebri beliebers - che lo seguono dall'inizio della sua carriera, ma anche da un pubblico più allargato: oltre 16mila i paganti sotto le mura antiche, la venue allargata delle grandi occasione del festival lucchese, tra cui anche nella zona mixer ospiti illustri come Leonardo Di Caprio e Jamie Foxx, in giro per l'Italia.
Un ritorno non semplice quello di Bieber, peraltro in una parte di tour, quello dei festival estivi, che non prevedeva tutto l'armamentario scenografico e altamente spettacolare fatto di piattaforme mobili e pezzi di aerei che solitamente lo accompagna nel tour. Il grande palco si presenta quindi totalmente spoglio come del resto lui, vestito solo con un paio di bermuda e un cappellino (che poi si toglierà nella seconda parte del concerto) con il petto nudo tatuato e muscoloso in bella vista.
Bieber ha 28 anni di cui gli ultimi 13 passati sopra un palco, quindi si può considerare un artista navigato consapevole dei propri limiti e delle proprie capacità. Sul palco si muove bene quando è da solo, mentre quando è insieme al corpo di ballo i suoi movimenti sono solo accennati, come se avesse paura di fare un movimento sbagliato o dannoso per la propria salute. Per questo non indossa il classico microfono ad archetto, ma durante l'intero concerto (durata circa 1 ora e 40 minuti) canta con il microfono gelato, come per dire che per questa volta il ballo passa in secondo piano. Anche sulla voce l'impressione è che Bieber non la volesse sforzare e la consuetudine dei concerti pop di mettere in playback il cantato dei refrain questa volta si notava di più. Però c'è da dire che quando si mette in testa di cantare, l'ex enfant prodige lo fa benissimo, come ad esempio nel siparietto unplugged accompagnato solo da chitarra e basso quando esegue “Changes”, “Off my face” e soprattutto “Love yourself” cantato a squarciagola da tutto il pubblico.
Ormai il canzoniere di Justin Bieber è molto ricco di buone canzoni, dalle classiche “Sorry” e “Lonely” a quelle con ritmiche più hip-hop contemporanee come “Don't go” o “Yummy”. Dietro di lui una band come si deve di sei elementi e che spezzano il classico ritmo del concerto pop con molti assoli e varie code strumentali che vanno dal jazz-fusion e rock. Anche Bieber si cimenta al piano nell'intro di “Peaches”, la canzone originariamente eseguita con Daniel Caesar e Giveon che su Spotify ha superato 1 miliardo di stream. Bieber si trova ora nella sua fase mistica, quindi tra un brano e l'altro ci sono anche i classici video motivazionali tra empowerment e lode al Signore, culminato con la canzone in versione gospel “Holy” con croci ovunque. Non è facile leggere nell'espressione sempre un po' robotica e nei rituali di Bieber – non fa esplicito riferimento al recente incidente e non parla dell'Italia come fatto notoriamente tutti – tuttavia tra le righe si legge forse una voglia di voler essere considerato più un artista-songwriter contemporaneo piuttosto che una popstar: questo lo si vede anche nell'arrangiamento in chiave più urban del suo classico “Boyfriend” o del cambiamento della melodia di “What do u mean?”.
Il pubblico apprezza, maturato e cresciuto insieme a lui: non ci sono più quelle grida pazze che ci avevano frastornato nel 2016 a Bologna. Prima di loro due supporter di livello, almeno a leggere le classifiche di questi mesi. Mara Sattei, che ce la mette tutta dal vivo nel rendere credibile e rilevante il suo r&b italiano contemporaneo: un set breve dove in coda ripropone in versione “a cappella” la sua parte dell'hit dell'estate “La dolce vita” con Fedez e Tananai. Dopo di lei colui che nel 2021 è stato l'autore dell'album (“Taxi Driver”) più venduto/acquistato in Italia e lanciatissimo pure nel 2022, ovvero Rkomi: anche lui petto nudo e muscoloso e il suo campionario di canzoni semplici, non particolamente originali ma di facile presa sul pubblico, grazie anche a una band dietro che riesce a trasmettere la giusta energia per il pubblico formato non solo da ragazzini.
Scaletta:
Somebody
Hold On
Deserve You
Holy
Waun
What Do You Mean
Yummy
Changes
Love Yourself
Off My Face
Confident
All That Matters
Don’t Go
Sorry
Love You Different
As I Am
Ghost
Lonely
2 Much
Intentions
Boyfriend
Baby
Peaches
Anyone