Nico: certo icona, ma anche cantante
 
                                            Il 18 luglio del 1988 moriva a Ibiza, all'età di 49 anni, a causa di una caduta in bicicletta che le procurò una emorragia cerebrale, Christa Päffgen, in arte Nico. Una carriera breve, una morte prematura, una vita faticosa e dolorosa: in poche frasi il riassunto di Nico, cantante sui generis, attrice, modella, icona. Dagli esordi all’ultimo album vi proponiamo in suo ricordo un excursus in 15 canzoni sul repertorio di un’artista molto celebrata ma forse ancora poco conosciuta.
"I'm not saying", il primo singolo pubblicato, una canzone di Gordon Lightfoot (1965).
In scena con i Velvet Underground per la sua canzone-manifesto, “Femme fatale” (1965).
“I’ll be your mirror”, anch’essa inclusa nell’album di debutto “The Velvet Underground & Nico” (1966).
Il “lato oscuro” di Nico: una versione live di “All tomorrow’s parties”, la terza canzone da lei cantata nel primo album della band.
Nell’album di debutto da solista, “Chelsea girl”, 1967, “It was a pleasure then” è firmata da Nico, Lou Reed e John Cale.
Ancora da “Chelsea girl”, Nico canta una canzone di Bob Dylan, “I’ll keep it with mine”.
Il secondo album da solista di Nico, “The marble index”, realizzato con John Cale, esce nel 1968: un disco imparagonabile a tutto quanto uscito in precedenza. Nico adotta lo strumento che diventerà il suo marchio, l’armonium. Ecco “Frozen warnings”.
Ancora da “The marble index”, il filmato di “Evening of light”, con la partecipazione di Iggy Pop.
Anche l’album successivo, “Desertshore”, uscito nel 1970, è stato realizzato con la collaborazione e la produzione di John Cale. “Janitor of lunacy” è dedicata a Brian Jones.
“All that is my own”, ancora da “Desertshore”, è una delle canzoni da cui Morrissey si è detto più influenzato. Qui è usata come sonorizzazione per le immagini del film “La cicatrice intérieure” di Philippe Garrell; il ragazzo che compare nella scena è Ari, il figlio di Nico e dell’attore francese Alain Delon.
Continua la collaborazione con John Cale anche nel quarto album, “The end”, uscito nel 1974, che prende il titolo dalla canzone dei Doors di cui l’interpretazione di Nico – nove minuti e passa! – è indubbiamente il brano portante.
Ma anche la versione di Nico dell’inno nazionale tedesco, "Das Lied der Deutschen", su musica di Haydn, che chiude il disco, è un momento di grande suggestione.
Dopo una lunga pausa per disaccordi con l’etichetta Island, Nico pubblica un nuovo album nel 1981, “Drama of exile”. Un disco tormentato, registrato due volte, nel quale Nico priva della collaborazione con John Cale sembra non trovare una direzione. L’album contiene due cover: una è quella di “I’m waiting for the man”, una canzone dei Velvet Underground che in originale non era cantata da Nico ma da Lou Reed...
...e “Heroes” di David Bowie e Brian Eno.
L’ultimo album di Nico, prima della morte (che arriverà prematuramente nel 1988, tre anni dopo l’uscita di questo disco) si intitola “Camera obscura” e la vede tornare a collaborare con John Cale. Da quell’album abbiamo scelto di proporvi la cover di “My funny Valentine”, di Rodgers & Hart.
