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Il primo San Siro di Elton John, per un “ultimo” show in Italia

Il tour d’addio del musicista di Pinner fa tappa allo stadio Giuseppe Meazza di Milano: il racconto
Il primo San Siro di Elton John, per un “ultimo” show in Italia

La prima volta di Elton John a San Siro, per il suo ultimo concerto in Italia. È questa la premessa fatta per l’evento che il 4 giugno 2022 vede il musicista di Pinner esordire sul palco dello stadio Giuseppe Meazza e regalare un ultimo spettacolo al pubblico italiano prima di dare l’addio alle scene. Al momento, l’artista britannico non si è ancora mostrato intenzionato a lasciarsi andare a ripensamenti, e la sua idea è ancora quella di congedarsi dai palchi dopo gli ultimi spettacoli fissati per l’anno venturo. E nemmeno il titolo scelto per la tournée iniziata già nel 2018, e fermata per un periodo dal Coronavirus, “Farewell Yellow Brick Road - The Final Tour”, sembra lasciare spazio a dubbi. Tuttavia, come la storia insegna (già il concerto di Lucca nel 2019 era stato annunciato come il suo ultimo spettacolo italiano), non sempre un annunciato addio alle scene si rivela poi tale e per ora, quindi, non è sicuro mettere la mano sul fuoco che il debutto della voce di “Tiny dancer” a San Siro, seppur alla veneranda età di 75 anni, debba effettivamente segnare l’ultimo show della sua carriera in Italia. Ma se Sir Elton (in questi giorni punzecchiato dai paparazzi in sedia a rotelle dopo una performance, tanto da dover intervenire sui social per assicurare di essere “in ottima salute”, nonostante i vari problemi di salute e la positività al Covid degli scorsi mesi) ha pensato bene di far vivere ai suoi fan i concerti di questo tour come se fossero gli ultimi, allora così sia, e l’unica cosa che rimane da fare è lasciarsi andare alle emozioni che lo spettacolo milanese ha in serbo.

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Il ritorno della musica a San Siro e il debutto di Elton John allo stadio Giuseppe Meazza

Dopo quasi tre anni, con Elton John tornano anche i concerti a San Siro e per l’occasione il campo del Meazza si trasforma per accogliere un palco dai dettagli dorati, dominato da due megaschermi laterali e uno centrale. Il sole è ancora alto quando verso le 20 di sera gli spettatori riempiono completamente le sedute poste nel prato o le tribune dello stadio, per uno show annunciato sold out. Sulle note di “Pinball wizard” degli Who (riletta anche dallo stesso John per il film “Tommy” del 1975 basato sull’omonimo disco della formazione di Roger Daltrey e Pete Townshend) diffuse dagli altoparlanti, e seguite da un battimani corale che fa tremare le sedute, il nostro “Rocket man” sale sul palco e prende posizione al suo fidato pianoforte.

È proprio una delle grandi canzoni tratte dall’album che ha ispirato il nome del tour e le installazioni luminose della scenografia, “Goodbye Yellow Brick Road”, originariamente pubblicato nel 1973, a dare il via all’esordio del pianista di Pinner sul palco di San Siro. Con il grande brano “Bennie and the Jets”, firmato dal musicista britannico e dal suo storico collaboratore Bernie Taupin, parte quindi il magico viaggio attraverso la lunga e straordinaria carriera del leggendario artista. I fari di luce, nonostante sia ancora chiaro, colorano la scena illuminando Elton John nella sua giacca nera con strass e il suo nome ricamato sulla schiena, mentre un paio di occhiali dalla tipica montatura del suo personaggio incorniciano il suo volto. “È il nostro ultimo show in Italia, cercheremo di fare del nostro meglio per regalarvi una serata speciale”, esclama a un certo punto Sir Elton, che in scena porta tutta la sua energia, confermando di essere in forma sia vocale che pianistica. E il pubblico lo accoglie all’istante con una standing ovation fragorosa, portando l’artista a ringraziare alzandosi in piedi e inchinandosi quasi dopo ogni brano. “Elton John incoraggia tutti i suoi ospiti ad alzarsi in piedi e ballare davanti alle loro sedute. Per favore, mantenete i corridoi di sicurezza liberi, ma esprimete voi stessi”, recitava un avviso sugli schermi prima dell’inizio dello show. Ma senza neanche bisogno di dirlo, in un attimo, tutti gli spettatori del parterre sono ormai in piedi, e la magia che arriva tanto dall’artista che dalla sua fedele band fanno praticamente dimenticare loro le sedie per tutta la durata del concerto.

Sul palco Elton John è circondato dalla maestria del chitarrista Davey Johnstone - sublime in “Have mercy on the criminal” - e dalla precisione ritmica del batterista Nigel Olsson, al suo fianco dal 1969, mentre John Mahon lo accompagna sia alle percussioni che ai cori. Dalla sua postazione, il percussionista Ray Cooper regala un’esibizione d’effetto, sostenuta dalla melodia del basso di Matt Bissonette, e Kim Bullard alle tastiere colora il tappeto sonoro con sonorità orchestrali.

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La magica carriera di Sir Elton in concerto

Con una scaletta di oltre venti brani per circa due ore abbondanti di musica, la quindicesima epifania tricolore del musicista di Pinner (diciottesima se nel conto si fanno entrare anche eventi privati ed apparizioni tv/radio), a distanza di quarantanove anni dal suo primo concerto al Velodromo Vigorelli di Milano datato 17 Aprile 1973, passa a rassegna la carriera di Elton John attingendo a piene mani dal passato, ma anche dal presente. Il pubblico di San Siro si ritrova quindi catapultato nei suoi gloriosi anni Settanta con “Border song” - come da tradizione dedicata ad Aretha Franklin - o “Tiny dancer” che, tratta da “Madman across the water”, ora celebrato con una nuova ristampa di prossima uscita per il 50esimo anniversario, arriva dritta al cuore del pubblico.

Seguono così altri successi del repertorio dell’artista e l’intero pubblico del Meazza non perde occasione per lasciarsi andare a ovazioni e cori su “Rocket man”, qui proposta con un lungo intermezzo strumentale dove la musica, tornata finalmente ad animare la Scala del Calcio, sembra catapultare i presenti nello spazio. Elegantissimo, ma con indosso un paio di sneaker rosse, Elton abbandona qui il piano per prendersi il palco, spostarsi da un lato all’altro della scena come a voler abbracciare tutti i suoi fan. Giunge così anche il momento per il pubblico di illuminare lo stadio con le torce dei cellulari ed emozionarsi con “Someone saved my life tonight” o hit come “Candle in the wind”, dove si vedono addirittura il pianoforte e John venir spostati da un lato all'altro del palcoscenico grazie a un meccanismo tecnico. La gioia e vivacità di “Levon”, invece, riportano tutti a ballare e spingono gli spettatori del parterre ad abbandonare il proprio posto per ammassarsi sotto al palco.

La prima pausa con un veloce cambio d’abito, a favore di un completo dalle tinte rosa tenue impreziosito da ricami floreali e strass di color acquamarina, fa capolino dopo quasi un’ora e mezza di canzoni senza interruzioni. Ma lo show riprende subito con il rock di “Funeral for a friend/Love lies bleeding” ed Elton John è di nuovo in scena con la sua band per non mancare di proporre dal vivo al pubblico italiano altri classici del suo repertorio. Quando cala ormai il buio e l’atmosfera si fa naturalmente più magica, è il momento dei cori emozionali di “Burn down the mission”, intrecciati alla frenesia di pianoforte e percussioni, ma anche della giocosità rock and roll di “Sad songs (Say so much)” e dell’intimità della grande ballata “Sorry seems to be the hardest word”.

Quello che va in scena a San Siro non sembra solo un concerto, ma una vera e propria festa durante la quale il musicista arriva a contagiare tutti con la sua esplosività, come in “I’m still standing” che, mentre sugli schermi vengono ricordati alcuni momenti importanti della sua carriera, vede anche i più timidi sulle tribune alzarsi per ballare e cantare. Ecco che, dopo un’altra breve sparizione dietro le quinte, il momento dei bis è una sorta di after party con Elton in una raffinata vestaglia. San Siro si trasforma quindi in una discoteca quando il musicista, da tempo impegnato a supportare e a collaborare con giovani artisti, traendone in primis beneficio e rinnovamento arrivando a più generazioni, celebra il suo presente. Lo stadio brilla di colori sgarcianti grazie alla versione di “Cold heart” prodotta dal duo australiano di musica elettronica PNAU e incisa per il disco "Lockdown session" insieme alla popstar Dua Lipa, che appare in un video preregistrato sugli schermi (mentre nella tournée in corso della cantante, il Future Nostalgia Tour, è il panista a essere "ospite"). Il gran momento conclusivo, però, è affidato ai brividi lungo la schiena che sopraggiungono con due potenti successi come “Your song” e “Goodbye Yellow Brick Road”, mentre l’artista e la sua band regalano gli ultimi istanti di grande musica. Forse il pubblico italiano fa fatica ad accettare il suo "Goodbye" finale come un addio, quando osserva John salire su una pedana che lo trasporta dietro le quinte, mentre un filmato sugli schermi vede il musicista sorridere prima di voltarsi e incamminarsi di spalle verso la luce (richiamando la copertina del suo celebre album del 1973). Ma il saluto finale di Elton John giunge in modo speciale, ed è una sensazione magica quella che accompagna gli spettatori verso l’uscita.

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Scaletta

Bennie and the Jets

Philadelphia Freedom

I Guess That's Why They Call It the Blues

Border Song

Tiny Dancer

Have Mercy on the Criminal

Rocket Man (I Think It's Going to Be a Long, Long Time)

Take Me to the Pilot

Someone Saved My Life Tonight

Candle in the Wind

Funeral for a Friend/Love Lies Bleeding

Burn Down the Mission

Sad Songs (Say So Much)

Sorry Seems to Be the Hardest Word

Don't Let the Sun Go Down on Me

The Bitch Is Back

I'm Still Standing

Crocodile Rock

Saturday Night's Alright for Fighting

Bis:

Cold Heart (Pnau Remix)

Your Song

Goodbye Yellow Brick Road

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