Letizia Battaglia e quell’ultimo servizio su Ariete
Era sempre fuggita da Palermo perché la faceva sentire prigioniera in una condizione che la soffocava e non percepiva come sua. Ma poi a Palermo è sempre ritornata, trascinata da un amore tormentato, finito solo ora che Letizia Battaglia si è spenta a 87 anni. Con le sue istantanee ha saputo raccontare il Paese e la sua terra, flagellati dalla mafia, ma anche ricchi di bellezze uniche e magiche. L'archivio di Battaglia è diventato così una immensa galleria di personaggi, ma anche un giacimento di memoria. La grande fotografa è stata anche un simbolo di emancipazione e libertà, una donna caparbia che ha sempre lottato contro i pregiudizi.
È stata proprio Palermo la città scelta per l’incontro tra Battaglia e la cantautrice indi Arianna Del Giaccio in arte Ariete, anche lei a suo modo simbolo di una generazione che non si piega alle generalizzazioni frivole. Le sue canzoni, per tanti giovani, sono degli inni. In piazza Magione, in un parco dedicato a Falcone e Borsellino, sedute su una panchina, due generazioni apparentemente lontane si sono incontrate per dare vita a un servizio pubblicato su “Sette” del Corriere della Sera. Gli ultimi scatti di Battaglia sono stati dedicati al futuro della musica, a una ragazza giovane di 19 anni a cui in qualche modo sentiva di essere legata. Ma questo non le ha impedito di stuzzicarla. “A me sembrate una generazione senza coraggio”, ha detto Battaglia senza mezzi termini ad Ariete, come si legge nel servizio. “La nostra è una generazione delicata”, ha risposto Ariete aggiungendo che “siamo nati con le rivoluzioni in corso, con l’euro appena in tasca e Internet appena nato. Quando i miei genitori dicono ‘ai miei tempi’, io mi arrabbio. Trent’anni fa l’idea del futuro c’era, l’economia dava speranza. Per noi, invece, pensare al futuro è un po’ più difficile, e poi aggiungerei il Covid. Ci troviamo nel bel mezzo di un campo, non capiti”.
Mentre si legge l’intervista sul settimanale “Sette” è facile immedesimarsi in Arianna, sentire il peso delle parole della grande fotografa e percepire la preoccupazione per i problemi che affliggono le moderne generazioni: il senso di colpa, la mancata certezza per il futuro, l’immagine di un mondo che rifiuta il cambiamento. “Voi ragazzi avete un concetto di libertà effimero - ha detto ancora Letizia - e nessun progetto per il futuro. La colpa è dei vostri genitori. La mia generazione lavorò moltissimo su se stessa. Lottavamo. Per cosa lottate voi?” “Abbiamo un pianeta da salvare - ha riposto Ariete - anche se in effetti non ne parliamo nelle nostre canzoni. Io racconto di omosessualità. Sai che c’è? Oggi, un giovane pensa prima a come salvarsi le giornate, e poi a salvare quello che ha attorno, può sembrare un discorso egoista. Con i lockdown, molti ragazzi hanno sofferto. Capisco che era necessario chiudere per salvarsi, ma il bonus psicologo sarebbe stato fondamentale”. Ariete, si legge sempre su “Sette”, ha concluso: “Spero che con le mie canzoni i miei coetanei si sentano meno soli. Scrivo testi d’amore in cui mi rivolgo a una ragazza, prima di me non lo faceva nessuno, a me è venuto spontaneo. In molti si rivedono in quello che canto”.